8 maggio 2013 Lascia un commento
Due livelli ma c’e’ il terzo. Ebbene regista, scrittore e gran parte dei personaggi altri non sono che loro stessi, portando quindi la duplice realta’ letteraria in una terza trasposta nel cosmo presente.
E’ tutto vero, e’ un gioco, e’ un film o la cronaca ricorsiva di uno script, forse l’"Otto 1/2" in salsa nordica con molta, molta piu’ fantasia, anzi aggiungo una bella immersione nel cinema espressionista tedesco al quale von Trier non si e’ mai sottratto. Metacinema come grimaldello per fare cinema che vuole essere metacinema, roba buona insomma, il tutto con una indifferenza da far sembrare le cose molto facili.
Il titolo del film e’ ben stampigliato nell’angolo alto sinistro sin dalle prime battute e von Trier deve essersi diverto tantissimo nel confondere le acque intrecciando anche con questo artifizio la sintassi narrativa..
E a proposito del finale, e’ il momento straordinario nel quale i tre piani si fondono in un turbinio terrificante e straniante, perno attorno al quale la trama si avvolge e diviene circolare, laddove la fine e’ l’inizio e viceversa, senza trucchi e senza inganni, cio’ che von Trier si era preoccupato di spiegarci per filo e per segno da subito.
Senza ombra di dubbio, un grande, grandissimo film che non si esaurisce ad una sola visione ma che anzi invita a molte altre riletture. Con cosi’ poco materiale non tutti ci riescono ed e’ un merito del quale dare atto al regista danese.