In questi ultimi tempi alcune serie british hanno fatto parlare di sé anche fuori dal piccolo schermo.
Il motivo è semplice, sia quel gioiellino di Broadchurch sia quel semi cult di Utopia, si sono trasferiti o si trasferiranno negli States.
Ma no, non pensate che un qualche canale americano abbia semplicemente comprato queste serie, no, si è deciso, va a sapere perchè, di rifarli.
Remake che non trovano nemmeno la giustificazione della lingua o di un'ambientazione troppo inglese, come magari si potrebbe dire di Forbrydelsen che è stato la base per The Killing, no, dei remake che se nel primo caso vanno anche a mantenere lo stesso attore (David Tennant, che si gioca dopo il Dottore un'altra carta per diventare famoso oltreoceano), nel secondo puntano tutto sul nome del regista, un certo David Fincher, che dirigerà gli episodi.
Ma perchè tutta questa introduzione basata su remake/reboot dall'Inghilterra agli Stati Uniti?
Perchè proprio su un problema simile si concentra Episodes, ultima comedy passata per casa che ha garantito non poche risate!
I protagonisti sono infatti due famosi sceneggiatori inglesi, vincitori per il secondo anno di fila di un BAFTA per la loro creatura: Lyman's Boys, storia di un anziano preside di una scuola d'elite innamorato, vanamente, della bibliotecaria del suo istituto, una donna di mezza età... lesbica.
Sulla sofisticatezza del protagonista, del suo lignaggio e del suo linguaggio, si basava la popolarità e la riuscita di questa serie, e visto il successo di critica e del pubblico, un importante produttore americano si presenta a Beverly e Sean elargendo complimenti e indorature, convincendoli a trasferirsi a Los Angeles, scrivere un pilot e tentare la sorte.
Manna per il cielo.
Almeno per Sean, tentato fin da subito dalla vita da star a stelle e strisce, mentre la seriosa Beverly pende più per i lati negativi di questo trasloco, anche se apparentemente momentaneo.
Ma cosa succede in America a questi due inglesi?
Cosa succede al loro prodotto raffinato e ricco di humour sofisticato?
Bè, la scuola elitaria si trasforma in una semplice scuola, la bibliotecaria di mezza età si trasforma in una bomba sexy per niente lesbica, e il preside altolocato e saggio si trasforma in un allenatore di basket interpretato da... Matt LeBlanc.
Eccolo il vero motivo che mi ha spinto al recupero di questa comedy già alla terza stagione e già candidata più volte agli Emmy e vincitrice di un Golden Globe: la presenza di Joey Tribbiani nei panni di se stesso, nei panni di un Matt LeBlanc che dopo FRIENDS non ha trovato più un ruolo adatto, e che cerca ancora di emanciparsi dal suo personaggio, profumo compreso.
In questo intreccio di finzione e realtà, tutto funziona a meraviglia: ci vengono mostrati i dietro le quinte (anche manageriali) della costruzione di un successo o di un insuccesso, con tutte le ipocrisie del caso, ci viene mostrata la vita dorata di Hollywood, apparenze comprese, senza dimenticare però di costruire una storia e delle trame intriganti dove lo stesso matrimonio dapprima così solido viene minato dalle ipocrisie e dalle apparenze.
Questi primi 7 episodi scorrono quindi in piena velocità, garantendo risate a non finire sia per la presenza dell'adorabile Matt (a cui si perdonano i segni del tempo) sia per quell'umorismo britannico che Stephen Mangan e Tamsin Greig portano.
Il finale, in cui lo scontro aperto lascio spazio a sprazzi di geniale scrittura, lascia poi aperte le porte all'evoluzione sia di quanto Sean e Beverly stanno facendo nascere, sia a quello che noi -quasi spiando dietro le quinte- vedremo.
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