Nella piazza che è intitolata a uno dei più amati presidenti della repubblica che abbiamo mai avuto c’è il gazebo di un movimento esordiente alle politiche e si vede che dev’essere il suo giorno di copertura del territorio perché poco prima in molti si sono imbattuti in un paio di militanti che accoglievano i pendolari al ritorno a casa con volantini piuttosto espliciti sul cavallo di battaglia della loro propaganda elettorale. Dinanzi al tavolo in plastica da campeggio colmo di flyer a colori con la foto di una faccia familiare sventolano alte due bandiere recanti l’effigie dell’assalto al palazzo due punto zero, la verve non è certo quella dei grandi attivisti di un tempo, d’altronde se proprio la vogliamo dire tutta quelli lì che dovevano illuminare con la fiaccola dell’anarchia e la locomotiva alla fine non hanno combinato un cazzo se siamo qui a contarci tra chi si sforza di non disaffezionarsi alla politica mentre quelli lì, a colpi di casta, complotti, shampoo fatti con l’aceto e altre microtematiche che magari sì risolveranno anche la politica ma minchia se l’hanno presa alla lontana, questi qui di oggi sembrano in confronto geometri del catasto. Eppure è un atteggiamento vincente e questo mi può anche andare bene, cioè se c’è la sostanza e non la forma è anzi meglio ma allora spiegatemi perché cazzo vi fate rappresentare da quello lì che mi terrorizza con quei modi da terzo reich. Comunque due attivisti che si vede non sono né quelli reclutati nelle discoteche e pagati a cottimo dal partito della tv che danno volantini solo alle tipe carine, né quelli che c’hanno scritto apparato sulla fronte e cercano di coinvolgere la gente che passa e che pensa ormai con le stesse abbreviazioni sommarie che poi usa sui social network per dummies con parole che quasi non esistono più nel vocabolario, tantomeno su ruzzle. Che poi uno pensa perché si diffondono i giochi per trovare moltitudini di parole a cazzo e mai uno in cui se ne deve trovare una sola, la più appropriata. I militanti hanno la faccia di quelli seri e metodici, che per dire la metodicità applicata alla politica nel secolo scorso ne ha bruciati milioni di milioni, e fermano i passanti con il piglio degli outsider che poi sono quelli che giri l’angolo e prendono pure il venti per cento. Mica detto eh. Comunque arriva di gran carriera un signore anziano in bici con una di quelle facce che te lo immagini a prendere le ordinazioni alla festa dell’Unità, e i due non si capisce che intenzione abbiano e chi deve allungare il volantino tanto che l’anziano sporge prima una mano e dopo l’altra perché anche lui è un po’ sovrappensiero. Insomma che quando si rende conto è troppo tardi, gli altri due si scostano perché chiaramente nessuna delle due mani è riuscita a stringere la bacchetta dei freni e l’uomo fa qualche metro per inerzia tenendo stretti i pugni sui volantini e poi si inclina irrimediabilmente. Perde l’equilibrio di lato e va a sbattere la testa contro la portiera di un’automobile parcheggiata poco oltre. Qualcuno si affretta a soccorrerlo, uno dei due attivisti anche ma prima toglie il flyer extra che era riuscito a mettergli anche nel cestino appoggiato al manubrio. Anche il responsabile della delegazione, quello che per intenderci fa l’ideologo in situazioni come queste seduto al tavolo e risponde alle domande dei curiosi, accorre a vedere cos’è successo. Il vecchio si rialza un paio di volte e altrettante perde l’equilibrio, ma poi alla terza si rimette in sella alla sua bici da passeggio e fa una faccia come se solo a quel punto riesce a ricordare cosa è successo e a riflettere su cosa sicuramente non voterà, anche se la botta che ha preso gli ha fatto vedere le stelle in un multiplo di cinque.
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