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Eppure non mi convince...

Da Aboutaphoto

Eppure non mi convince...

L'unica frase su cui potrei essere d'accordo


C'è questo post di Austin Kleon, artista, blogger, redattore, che da qualche giorno viene “rimpallato” da un blog all'altro, su Twitter, ecc. Una valanga di commenti e sicuramente di visualizzazioni. Eppure non mi convince.Non mi convince innanzitutto, perché il suddetto nel post si riferisce a se stesso, 3-4 volte, chiamandosi “artista” - cosa che già mi fa stortare la canappia – ma soprattutto perché mi sembra un elenco di massime già dette, ridette, stradette. A parte che non capisco questa fissa di dover “decalogare” a destra e a sinistra: i 10 consigli per chi vuole fare il fotografo, le 10 cose da sapere prima di fare un servizio di matrimonio, le 10 regole del perfetto assistente, le 10 domande da evitare, tra un po' ci sarà il decalogo dei decaloghi. Ma a parte ciò, mi pare che i concetti siano stati già espressi da altri, con qualche piccola variante sul tema, e che il suo post abbia drizzato le antenne a così tanti per due ragioni: 1) perché ha quel tono americanississimo da “Massì basta crederci e ce la puoi fare anche tu! Yes we can! Fa la cosa giusta e la cosa giusta si farà da sé!!” 2) perché usa una grafica e uno stile da tipo easy going che-ci-piace-un-sacco-a-noi-blogger, con le scritte minimaliste su fondo nero, i disegnini sul tovagliolo di carta, il quaderno con gli appunti (cagate) scritti fitti fitti.
Artists aren’t magicians. There’s no penalty for revealing your secrets”. Ecco prova ad andare al pub e dirgli “Hey amico, ho letto il tuo blog, figo! posso farti vedere il mio album di disegni e mi dai qualche dritta?” Secondo me vi risponde con il corrispondente americano di “foera di ball”, ma sicuramente sono io malfidente e malfidata che lo penso... Voi no...Nel 2011 c'era bisogno di Kleon che ci venisse a spiegare che per essere artisti occorre farsi il mazzo, amare ciò che si fa, scrivere il libro che si vorrebbe leggere, la musica che si vorrebbe ascoltare, essere determinati, nessuna idea è davvero originale ed è necessario imparare da tutti? Perché è questo il sunto. Poi tutta quella parte del “volemose bbene” sinceramente la trovo insopportabile: parlate bene dei colleghi, siate disponibili, siate “nice”... Io credo invece che per parlare di arte, ma anche in generale, bisogni rischiare di essere impopolari e dire a chiare lettere: “Devi accettare la possibilità che forse non sei così portato come pensi per un lavoro artistico e devi accettare la possibilità che, pur essendo magari un genio, non riuscirai a realizzare il tuo sogno o se non altro a vivere di quello. Ci sono dei talenti là fuori che fanno i vigili urbani ed altri che producono croste vendute da Sotheby,s”. Vorrei aggiungere tantissime parole, tantissimi concetti ed esempi personali, ma mi limito a citare due amici, due persone che reputo sagge. Il primo è Luca, che insegna all'università, e una volta mi ha detto, riferendosi agli studenti: “Se non studi, di sicuro non passi l'esame, ma il fatto che tu abbia studiato non ti dà la sicurezza di passare l'esame.”. Il secondo è Giovanni, il mio primo Art Director, la prima persona che ha creduto in me, che era solito ripetermi: “Nella vita è il caso che decide, per quanto sia la tua determinazione, il tuo impegno, se quello non è il tuo momento, non lo è; e lo stesso vale per quando invece lo è.”. Ecco credo che nel mezzo ci sia la giusta via.

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