Gazzetta di Parma 25 marzo 2013
Si consuma giorno per giorno sulle pagine del maggior quotidiano locale l'aspra contesa tra amministrazione ed opposizione. Oggi, ieri e l'altro ieri tiene banco la discussione sulla inutilità della figura del Direttore Generale reo, per l'opposizione, di costare al Comune 120.000 euro. Poco molto? non saprei, un barbiere costa molto meno un parlamentare molto di più. Ma di questi tempi 120.000 euro per un posto in comune fanno effetto, suscitano invidia e, "per il bene della città", si monta la polemica. Ma nel "coacervo dei problemi", veri, della città è roba da niente.Ma non vogliamo entrare nei contenuti della polemica, quello che ci interessa è la "storia della città" ed i suoi costumi, e, a questo proposito, senz'altro annoveriamo quello di sognare un "posto in Comune" e di provare invidia a chi l'ha ottenuto. E' così, a quanto vedo, oggi, era così ieri, 65 anni fa. Allora si accampavano diritti in forza delle benemerenze acquisite in montagna o nelle cantine dei terragli durante l'occupazione tedesca, oggi si discute di soli quattrini, poco cambia alla fine la soluzione c'è sempre, facciamo una "Commissione" ed il percorso potrebbe essere quello del 1948. Oggi a proporlo è il segretario del PD, Davide Malvisi, e la notizia vola sulla pagina della cronaca fidentina, ieri, ottobre 1948, a tirarne le fila è addirittura Adolfo Porcellini, pro-sindaco, come possiamo leggere da questo resoconto di ieri, ottobre 1948, completo di "botte e risposte".
- Le leggi, che disciplinano l'assunzione del personale nelle pubbliche amministrazioni, non dicono che tutti gli impiegati aspiranti debbano essere reduci o partigiani, ma solamente che una percentuale stabilita di posti sia riservata a tale categoria. In regima democratico, tutti i cittadini hanno diritto di concorrere a detti posti, purché ne abbiano i requisiti di legge, stabiliti di volta in volta nei bandi di concorso, o richiesti da un organo competente. Nel caso nostro dalla Giunta Comunale.
- Detta percentuale di reduci e partigiani in Comune già esiste, per cui il Sindaco Piccinini può stare tranquillo di essere a posto con la legge, condizione sine qua non, per ben amministrare in una democrazia libera ed indipendente;
- In Comune esiste anche una Commissione Interna, legalmente costituita e liberamente eletta, la quale non doveva essere sorpassata dalla citata Commissione, prima di affrontare la questione su di un indirizzo poco lecito;
- Il sig. Dazzi Emilio, Segretario della locale ANPI ha dimostrato di avere una memoria molto corta, se ha dimenticato di aver apposta la sua firma al nulla osta precedente, quando i sette impiegati vennero assunti con delibera regolare;
- L'altro firmatario, Fermo Cavagna, non deve dimenticare che prima di dettar legge agli altri, bisogna mettersi a posto con la legge. Perché, ci si domanda da ogni cittadino benpensante, abbiamo in Fermo Cavagna un consigliere, che in una forma o in un'altra viene pagato dal Comune? Ciò è contro la legge, signor Consigliere!
- L'ex dipendente comunale che accompagnava la commissione (e tutto fa credere che egli sia uno degli aspiranti, che fecero pressione per la citata lettera), era pur sempre un estraneo e non poteva per nessuna ragione presenziare agli esami delle cartelle personali dei dipendenti, lui meno degli altri.
Doverosa segnalazione Riceviamo e pubblichiamo: Fidenza, 20 ottobre 1948. “Con lettera in data 5-10-1948 n. 125 dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci – Sezione di Fidenza – alla Amministrazione Comunale. Venivano accusati alcuni impiegati del Comune, tra cui il sottoscritto, di vantare titoli combattentistici (Partigiano, Reduce, Combattente) mai posseduti. E' vero che non ho mai posseduto alcuno dei titoli del genere (e di questo non credo me ne possano fare una colpa), ma è altresì vero che non ho mai vantato, in qualsiasi epoca né con qualunque persona, di esserne in possesso, specialmente per trarne un qualunque immeritati beneficio. D'altra parte, Reduci e Partigiani del Paese conoscono benissimo il mio “curriculum vitae” politico-militare. L'assurda accusa, intendendo di difendere la mia discreta onorabilità di uomo e di professionista, la segnalo all'opinione pubblica perché essa veda se gli accusatori (di cui non faccio i nomi) meritano compatimento, oppure denuncia all'Autorità competente, come mi riservo eventualmente di fare” Geom. E. Tedeschi