puntuale come non mai, eccomi a frantumarvi gli zebedei con le mie classifiche del 2011, consapevole che a pochi interesserà sapere quali sono i ciddì che più hanno vorticato nel mio lettore nel corso di quest'anno che si chiude oggi senza molto rimpianto.
Vi sparo lì tra capo e collo i 10 album dell'anno, in ordine alfabetico che non me la sento di riordinarli.
- THE BLACK KEYS: El Camino
- CRISTINA DONA': Torno a casa a piedi- FEIST: Metals
- MAURO ERMANNO GIOVANARDI: Ho sognato troppo l'altra notte?
- GIRLS: Father, Son, Holy Ghost
- P.J. HARVEY: Let England Shake
- PRIMUS: Green Naugahyde
- TOM WAITS: Bad as Me
- THE WALKABOUTS: Travels into Dustland
- WIRE: Red Barked Tree
C'è un po' di tutto: grandi ritorni di amici di vecchia data (Tommasino Aspetta che ne ha sfornato un altro dei suoi, i Primus che anche se non hanno pubblicato un capolavoro sono tornati a farmi muovere la gambuccia e tanto mi bastava, gli adorati Walkabouts dopo 7 anni), italiani a ottimi livelli (gli album di Giò e di Cristina Donà sono tra i migliori della loro carriera), "nuovi" astri del firmamento musicale (Feist e i Girls, davvero a livelli altissimi), Polly Jean che fa storia a sè con un lavoro atipico che è cresciuto enormemente alla lunga distanza, e un paio di mie scoperte recenti (i Black Keys che dopo "Brothers" hanno pubblicato una raccolta di canzoni più "pop" ma non per questo inferiore, e i mostri sacri Wire, che il dio del rock ce li conservi in questo stato).
Se devo dirla tutta, i Girls e Feist se la sono giocata negli ultimi mesi per il gradino più alto del podio, coi primi in leggero vantaggio; poi sono arrivati i Walkabouts e hanno vinto allo sprint. L'album dei Black Keys è l'ultimo arrivato e mi sta dando soddisfazioni, ma è arrivato troppo tardi per raggiungere i vincitori. Disco dell'anno 2011 è per me, quindi (rullo di trombe e squillo di tamburi): TRAVELS IN THE DUSTLAND dei grandissimi WALKABOUTS.
Alcune menzioni d'onore per gli esclusi: citerei almeno CESARE MALFATTI come sorpresa dell'anno, e "premio della critica" per la cura in cui ha confezionato il prodotto e ha mantenuto i contatti con lo zoccolo duro dei fans dei La Crus. Poi due dischi "acustici" (o quasi) di due alfieri dell'elettricità quali J MASCIS e THURSTON MOORE (a proposito: la separazione tra Moore e Kim Gordon è stata la notizia più luttuosa dell'anno), e JOAN AS POLICE WOMAN che si è alleggerita e ha fatto un disco molto gradevole. Dai WILCO e da MALKMUS mi aspettavo di più. I FALL, campioni del 2010 per il sottoscritto, se ne sono usciti con un ennesimo album troppo uguale agli ultimi 3 o 4 e sicuramente inferiore all'ultimo; ma probabilmente tra qualche mese starò qui a dire che capolavoro era. Il debutto di ANNA CALVI, idolatrato dai più e che pure mi è piaciuto, mi ha stancato presto.
In ambito riedizioni, raccolte e live, sicuramente primo l'agognato cofanetto delle sessions di SMiLE dei BEACH BOYS: con soli 45 anni di ritardo possiamo ascoltare il capolavoro scomparso. Non ho ascoltato la reissue di Some Girls degli Stones, ma posso dire che il mio live preferito è BESTIVAL dei CURE: la cronaca di un concerto perfetto, con il ritorno delle tastiere di Roger O'Connell. Beato chi c'era, e soprattutto beato chi era al ciclo di concerti "Reflections" in cui il gruppo di Robert Smith ha rifatto i primi tre album, col temporaneo rientro in quadra nientedimenoche di Lol Tolhurst.
Musica dal vivo ne ho vista molta, come al solito. A parte il Primavera Sound, in cui hanno svettato Jon Spencer Blues Explosion, Einstuerzende Neubauten, Grinderman e Pulp tra gli altri, cito il magnifico concerto barcellonese di PAOLO CONTE, il ritorno delle THROWING MUSES all'Apolo, e MICAH P. HINSON che ha rifatto i Pixies.
Le canzoni dell'anno, a bruciapelo, sono tre: VOMIT dei Girls, THE ART OF ALMOST dei Wilco e LONELY BOY dei Black Keys (con il video più trascinante dell'anno), tutta roba che ti entra in testa e non se ne va più.
Voilà!