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Era il ’68

Creato il 11 luglio 2015 da Cobain86

Era il '68

Per guadagnare qualche euro extra ultimamente ho realizzato alcuni video per un grossista del camino antico francese. Nelle pause, parlando con il proprietario, ho scoperto nuove storie da raccontare ai fedeli lettori del mio blog. Eccole qui, buona lettura.

Ho scoperto un ragazzo che, negli anni ’70, suonava insieme ai suoi amici come batterista ispirandosi fortemente ai New Trolls, girava un po’ l’Italia conoscendo gente nuova e scoprendo la bellezza e la ricchezza del BelPaese: le persone.

La parte più significativa rimane il ’68 universitario: scioperi continui ed esami collettivi (della serie due lo fanno e 50 mettono la firma per prendere il voto), l’illusione di sentirsi comunista e di combattere per qualcosa di giusto, l’occupazione, le notti passate con amici e ragazze, le comuni, i capelli così lunghi che al confronto il Mocio Vileda è rapato ;) .

Il sogno di poter combattere per nuove idee e nuovi valori, con il rischio di arrivare all’assurdo e sconfinare nel ridicolo (voto deciso dallo studente): il poter rifiutare un voto nel caso non soddisfi, però, è un’eredità che ancora oggi è presente negli atenei italiani.

I pomeriggi passati a guidare una Lambretta truccata (che filava benissimo ma beveva come un cammello), la fine del sogno musicale per entrare nel mondo lavorativo con un’impresa edile prima e come grossista del camino antico poi: un commerciante di successo che ha avuto un’adolescenza multicolore e variegata, che gli ha permesso una maggiore apertura mentale e alcune intuizioni indovinate nel campo imprenditoriale.

Riprendere i camini e montare i filmati, alla fine, è una piacevole attività estiva che mi permette di arrotondare nell’attesa di settembre e della successiva iscrizione alla specialistica: inoltre mi permette di fare pratica e di migliorare la qualità dei miei filmati man mano, utilizzando soluzioni creative nuove che mi ritorneranno utili in futuro.

E’ bello, nella pausa tra un girato e l’altro, potersi sedere e ascoltare queste storie che derivano da un mondo quasi scomparso: il nome di una famosa radio che prende nome da  un burlone di paese che si divertiva a giocare e scherzare, la nascita delle prime radio libere con amplificatore, mixer e giradischi (esattamente come descritto e rappresentato nel film RadioFreccia di Ligabue), il disperato tentativo di guadagnarsi uno spazietto nelle frequenze FM (prima dell’avvento di Internet e dei blog).

Oggi è molto più facile aprire una radio, ci sono siti internet specializzati che permettono di realizzare una web radio (ascoltabile ovunque e gestibile quasi a costo zero) che, ovviamente, ha costi di gestione di gran lunga inferiori: i dischi in vinile sono file digitali che non si rovinano dopo qualche ascolto, la frequenza è mondiale (basta una connessione ad Internet) così si possono raggiungere utenti/ascoltatori da qualunque latitudine…

Serve un computer ed una connessione ad Internet: e tutti possono diventare creatori/fondatori di una radio libera online. Ma la poesia del vinile, gli amplificatori realizzati in casa e l’insonorizzazione fatta con la lana di vetro stanno ormai diventando ricordi del passato, fantasmi che si stanno pian piano dissolvendo con l’ondata della tecnologia.

Di recente il vinile ha avuto un prepotente ritorno, ritenuto dai cultori della musica un ascolto puro e non compresso dalla tecnologia digitale: ma stiamo parlando di appassionati, ormai il grande pubblico ascolta musica in Mp3 a 192/256 kbps (grazie ad iTunes Plus).

Credo che del ’68 non sia andato tutto perduto, molte basi lanciate dai famosi anni di protesta resistono ancora oggi ma sono molto affievolite: servirebbe un rinnovamento della classe politica, ma è più facile proporlo che attuarlo.

Oramai il sessantotto rivive in racconti appassionati davanti ad un bicchiere di vino fresco all’ombra di un bar paesano: chissà se ritornerà una rivoluzione culturale di simil portata.

Nel caso succedesse, noi siamo qui. 
L’importante è non smettere mai di sognare: quando il sogno finisce e lascia posto alla realtà spesso i contorni diventano fin troppo definiti e si perde un po’ della magia.

Lasciateci almeno quella ;) .

Marco


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