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Era un morso

Creato il 11 giugno 2013 da Cultura Salentina

Era un morso

11 giugno 2013 di lelemastroleo

Chiesa Greca a Otranto

Pasquale Urso: Otranto, litografia

…vivere a metà di un attimo, in attesa,
inseguire il vento nella pianura dei martiri,
dove il mare chiude la strada al passo,
qui nel cielo vespertino del santo,
nella processione che saluta il tempo,
sulla sponda di calcare che rotola,
mi rende straniero da sempre.

Otranto è un colpo di fucile,
un sasso lanciato da una fionda,
da un bimbo sulla balaustra del porto.
La vecchia dei ghiaccioli amaranto
chiede l’elemosina all’ultimo raggio di sole,
mentre il mercante di nocciole e mandorle,
si addormenta dietro al carretto,
con le monete cucite dentro le tasche,
per dare il resto alla fortuna, alla noia.

…e raccogliere da terra confetti e ciarpame,
nella domenica che non si sposa,
con sale e terra rossa e il mare dopo il riposo,
quando è tutto chiuso per la festa,
il barbiere che ha tagliato i ponti,
adesso vive in svizzera di straforo,
rade in dialetto e ripara toppe dei cristi,
con la forbice unta di negramaro e pensieri.

Scorrano è una ferita della collina,
una gamba di fraganite e salsa di pomodoro,
fatto essiccare sulle chianche storte di pietra.
La chiesa della vergine santa riluce d’oro,
mentre il sacrestano spegne le luci,
e il vecchio prete intanto raccomanda,
ad un dio stanco e sudato che non l’ascolta,
di prendere una scorciatoia per fare prima.

…vivere a metà di una pianura arsa di fichi d’india
e morsi di scogliera impantanati nel fango,
dove la terra è costretta a fare la terra,
il cui futuro è scritto con assegni postdatati,
dal turista triste che solletica i muri a secco,
che riempie con paglia e listuccio le damigiane,
per portare a casa un pugno di sale grosso,
mi rende straniero da sempre.

Cucineremo papaveri e cardi al mio ritorno,
e vento di tramontana e lune di cartone,
daremo in pasto all’inverno i ricordi
mentre mi verso un bicchiere di malvasia
al fresco di un ailanto, sulle scale…


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