Eraserhead: un' incomprensibile ansia da soffocamento

Creato il 23 settembre 2011 da Aleister94

Ci troviamo di fronte ad un immenso fiocco di cotone che ci stritola, ci avvolge da ogni parte, soffocandoci lentamente. In sostanza, questo è " Eraserhead" (La mente che cancella).
Un universo dove la visione onirica si mescola inestricabilmente con la realtà, dove l'emozione esce dal mondo dell'astrattezza e diventa tangibile, concreta.
Il tipografo Henry è una figura che a prima vista può sembrare convenzionale. Il solito e squallido strumento di una società che definirei pirandelliana. Tuttavia, il film non vuole presentare uno spaccato sociale, assolutamente, ma una speculazione cristallina e multiforme delle ossessioni, delle paure, del senso di sconforto e di annichilimento di fronte ai mostri delle nostre responsabilità, ed infine l'evasione.
Se questo è però, a mio avviso, il messaggio di fondo, è ovvio che la pellicola è incessantemente solcata da elementi apparentemente non-sense, ma che ritengo facciano parte della sfera intima del regista, che vuole farci comprendere la complessità e l'orrore dell'animo umano.
Henry si muove quasi strisciando dentro questo buco di mondo. Un mondo estraneo alla luce e al dialogo, altro, che a mala pena ci sembra riconducibile al nostro, ma dal quale tuttavia ci sentiamo un pò tutti sfiorati.
La scenografia, come suggerivo più su, è appunto costruita per rendere la scena insopportabile, malsana, patologica, a partire dagli arredamenti e dai costumi squallidi e decadenti fino ad arrivare alla gestione degli spazi.
Angusti, consumanti sono i buchi dentro i quali si svolgono le scene, buchi che non lasciano spazio nemmeno ad un accenno di luce che possa illuminare (ed in senso lato risvegliare) i protagonisti in questo torbido e sporco mondo allucinante e tremendamente onirico. Un mondo surreale, popolato da bambini grotteschi e mostruosi, da vermi che si insinuano in continuazione nella nostra cristallina razionalità, minacciandola dall'interno.
La recitazione non è affidata al dialogo, e questo fattore rende l'opera meravigliosamente elitaria.
I personaggi manifestano la loro interiorità non attraverso le parole, ma per mezzo di gesti quasi frenetici, di espressioni a tratti apatiche e confuse, a tratti nevrotiche, folli, schizzate. Le parole non possono esprimere la complessità della trama confusionaria di sensazioni, visioni, allucinazioni, paure e miraggi che ristagna nell'uomo.

In definitiva, ritengo che Eraserhead sia un esperimento più unico che raro. Un film fatto di fumi, di sbuffi eterei e illusori, di esalazioni lisergiche che avvolgono lo spettatore, trascinandolo improvvisamente in un mondo che risulta inaccettabile per la nostra razionalità borghese. è un titolo che però lascia il tempo che trova. E forse è meglio così. La gente della nostra generazione non è sicuramente pronta per emulare nemmeno un pallido bagliore della complessità e della frenesia che La mente che cancella suscita nell'angolo ultimo del nostro raziocinio.
di Lorzo 94
VOTO: *****
Regia: David Lynch
Sceneggiatura: David Lynch
Interpreti principali: Jack Nance, Jeanne Bates, Charlotte Stewart
Genere: Surrealismo, Grottesco
Anno: 1977

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