Sabato sera siamo usciti a cena con altre 2 coppie: una con una bimba di 3 anni, l’ altra con una bimba di un mese.
Recandoci a piedi al ristorante poco distante sembravamo una manifestazione antiabortista… 2 passeggini contenenti rispettivamente neonato 3 mesi e neonata 1 mese, una bimba di 3 anni e passo lento per i rispettivi genitori.
Nonostante avessimo prenotato, il gentil gestore ci aveva riservato il tavolo al centro della stanza.
Una volta arrivati in processione alla porta tutti i commensali sono stati captati dal nostro casino.
Muoversi all’interno di un ristorante (come all’interno di certo negozi, del resto) é tutto un…
“auchh”-“scusi non le avevo visto il piede”
“sbadabaaaam”-“ops, scusi non avevo visto che mio figlio si era attaccato alla sua tovagli”
“sttttock”-“ehmm, scusi non ci passo, potrebbe gentilmente spostarsi?”.
Insomma se potessi lanciare mio figlio e farlo arrivare esattamente dove voglio lo farei volentieri, ma finché il sig. Chicco non prototipa il lanciarazzi da 5-15 kg dovrò continuare a disturbare chi incontro nel tragitto tra noi e la nostra meta.
Non solo avevamo infastidito tutti nel sederci, ma continuavamo a ostruire per tutti il passaggio tavoli-cassa e tavoli-bagno anche da seduti.
Poco male, io avevo una fame blu e la mia già poca sensibilità verso i bisogni altrui svanì completamente.
Dopo 40 minuti solo per sederci iniziò ad arrivare il cibo.
Pensavo fosse una prerogativa di mio figlio, invece… non appena arrivati i piatti attaccò il piccolo Luca, seguito da Giada di un mese ed infine Noemi di 3 anni si fece anch’essa travolgere da quell’armonia travolgente.
Tutti e 3 contemporaneamente iniziarono ad urlare.
Passammo la serata mangiando pizze ormai raffreddate e senza scambiare una parola, ognuna intenta a calmare il proprio pargolo, mentre i rispettivi compagni in un angolo bevevano vino confidando, finalmente sbronzi (sì perché un uomo dice la verità Solo sbronzo), quanto trombano poco da dopo il parto.
Ecco. La serata andava scemando verso una presa di coscienza sullo schifo che sarà la vita per almeno i prossimi mesi. Già pianificavo a casa, fuori da occhi indiscreti, di prendermi una tronca-scacciapensieri.
Quando si avvicinò lei….
Vecchia sugli 80 anni, collana di finte perle al collo, golfino comprato in merceria e sfoggiato con un certo orgoglio dovuto al fatto che sicuramente era costato una rata del condominio (signò al mercato i pachistani vendono lo stesso modello a 4 euro), passo lento e sguardo fisso verso di noi.
Ci gira alla larga e va dritta al gestore, chiamandolo per nome (sicuramente frequentatrice del locale tutti i venerdì, per chiaccherare con le sue amiche vedove): “Non é possibile portare fuori dei bambini così piccoli!!! Rovinano la serata a loro e anche a NOI che non c’entriamo niente”.
Ora, io da ex-single sfigliata (se dalla fretta avete letto:sfigata…ehmm va bene, proseguite), volevo chiarire a tutti quelli che sognano il divieto di ingresso dei bebé nei locali:
– La notizia vi scioccherà, lo so, ma una volta eravate piccoli anche voi.
– Questi piccoli un giorno saranno la forza lavoro che vi pagherà la pensione.
– A meno che un bimbo non sia riposseduto dal diavolo, durante una cena piangerà al massimo mezz’ora; voi, nella durata della stessa cena, per quanto tempo dite stronzate?
– Dopo essere sopravvissute a 9 mesi di gravidanza, parto e catapultate a stare 24 ore su 24 con il pargolo, che dite… una cena fuori casa ci é concessa?
– Un giorno sarete o siete state nella stessa condizione e magari sarò proprio io, ottantenne, vedova e con la minima a guardarvi scocciata.
Tutto torna.
La colonna sonora é tutta per voi:
Fuck you – Lily Allen