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Eravamo quattro amici al bar

Creato il 24 luglio 2011 da Autodafe

di Giordano Boscolo

Mi sto facendo una piccola cultura leggendo i post di Autodafé, nel senso che sto cominciando faticosamente a capire i contorti meccanismi che regolano il rapporto tra case editrici, distributori, librerie, oltre a far luce sull’inquietante, e per certi versi affascinante, figura dell’editor che in realtà è un ghost writer, eccetera (a proposito, qualcuno sa dirmi qual è la traduzione italiana de ‘sto benedetto editor?).
Più leggo questi post e più mi sento una specie di Biancaneve che non sapeva quali fossero le reali intenzioni dei sette nani, ma prima o poi la verginità bisogna pur perderla e a quarant’anni suonati era ora che giungesse anche il mio turno. Sono lieto che tra i frequentatori abituali ci sia la signora Francesca, che oltre a dare informazioni estremamente illuminanti le espone con una chiarezza croccante. Così come seguo sempre volentieri gli interventi di “A.”, anche perché ha scelto simpaticamente di firmarsi come il personaggio di un romanzo ottocentesco.

Eravamo quattro amici al bar

Quando accedo al blog non posso però fare a meno di notare che il suo titolo è “libri, autori e lettori di Autodafé”, e allora comincio a fare due conti (tre non sarei in grado): i libri ci sono, perché è di loro che si sta parlando, gli autori ogni tanto compaiono, con il nome più o meno per esteso, ma i lettori di Autodafé dove sono?
Okay, siamo tutti d’accordo che c’è bisogno di puntare sulla qualità delle opere, cercare autori che abbiano qualcosa da dire oltre il solipsistico (seppur sacrosanto) monologo intorno alle proprie sfighe personali, cercare una linea editoriale coerente e così via, ma quello che non ho ancora capito è se, secondo i suoi lettori, Autodafé ci stia riuscendo oppure no.
E’ vero, c’è sempre facebook per avere qualche riscontro, ma facebook, per come lo vedo io, non è altro che un contenitore di sms e di foto interattive. Ah già, ci sono anche i pollici del “mi piace”/ “non mi piace più”, ma francamente mi sembra un po’ poco per esprimere un giudizio degno di questo nome.
Mi sarebbe quindi piaciuto che questo blog fosse il luogo giusto per fare i conti con l’oste, ossia per verificare se stiamo aggiungendo altra fuffa alla fuffa già esistente, o se invece la rotta è quella giusta.
O magari capire se, nonostante le buone intenzioni e la politica editoriale interessante, gli autori finora selezionati da Autodafé siano considerati non all’altezza dai lettori che li hanno letti.
Immagino abbiate presente quella canzone di Gino Paoli sui quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo. Peccato che nessuno gli avesse chiesto di farlo.


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