di giallo fiorisce nell’amaro suo cuore
ad allietare deserti le brulle distese
che costeggiano l’acqua nidi di ragni
di lucertole fuggitive o i campi dove il salice
si arresta troppo presto arrossato in primavera
lo corteggiano ogni volta gli insetti formiche
dalle oscure radici nascoste nella terra
farfalle di poco conto sfuggite alla città
o talpe dalla tana avara che la luce non vedono.
Per non parlare poi della rosa che
nel giardino fiorisce orgogliosa
del suo possesso il sole la bacia il vento
la culla trasportandone essenze ma il cuore no
non può chiuderlo a chi ingrato la visita
le ruba bellezza un moscon d’oro segretamente
racchiuso che la divora farfalle in cerca
di dolcezza appassisce e il giardiniere
la taglia.
L’umile convolvolo si arrampicava
al cuore alla rete che separava
gli amanti per cui potevano solo
guardarsi ognuno aveva la sua prigione
costruita di case potevano solo raccogliere
un fiore da odorare assieme scansando
il piccolo insetto che dentro racchiudeva
tenerlo stretto perché niente si perdesse.
Ameresti forse la viola dagli infiniti
colori fiore gentile che i prati abbellisce
il vaso il giardino lo vorresti per guardarla
vicino nascosta nelle sue foglie come
fosse timida fanciulla tenerla per il suo gambo
sottile dentro un libro racchiuderla
perché l’amore non dimentichi.
Il botton d’oro guardava il sole
inebriandosi di luce illuminava il prato
quando la neve si scioglieva aspettava
nei suoi molteplici petali che il cuore
mostrasse ma non si apriva mai del tutto
restava raccolto in se stesso nella concentrica
felicità.
Ti ho mai parlato del giglio
che ha nome martagone nome
difficile per tanta bellezza accarezza
l’erba ergendosi fiero se lo cerchi
non lo vedi appare d’un tratto quando
non sai a neve sciolta nel passo che cauto
solca il prato a volte lungo un sentiero
che nessuno percorre molte volte vorresti
vederlo ma non lo vedi quasi mai
e lo rimpiangi.
Piange la veronica per la sua effimera
vita un gesto di carezza un passo
che la traversa un soffio leggero
di vento nuda rimane senza più petali
azzurra o rossa costruisce macchie
di vanità che come la vanità dura poco
e non resta che un gambo gramo attaccato
alla terra priva dei suoi colori.
IL fiordaliso temeva il ritorno
dell’estate il giugno fulgente
di sole mescolato al grano si beava
del suo fiorire in spiga crescita
che via via si accelerava fiore dal gambo
robusto dall’ovario greve per molteplici
maternità viveva del suo riflesso
ma il cuore si stringeva all’imbiondire
del grano sapeva che presto tutto
sarebbe finito nell’implacabile ingranaggio
della vita.
Ai margini del prato il cardo ti ignora
ravvolto nel suo segreto ruvido
involucro di petali colorato di rosa
aveva assaporato la pioggia il lento
cadere che rinfrescava le montagne
frizzore che penetrava l’anima nessuno
doveva vederlo aspettava il sole lo schiudersi
che pigro gli avrebbe disteso le membra
la mano non poteva coglierlo protetto
di spine restava sfidando il tempo.
Pelosa morbido cucciolo dopo
la neve l’anemone si erge nei suoi colori
la illumina il giorno fiero la luce che
taglia la montagna tra i bassi intrighi
del bosco l’accompagna l’agrifoglio
il pungitopo da poco cresciuti in germoglio
il timo gentile che sparge profumo non è
per le cime a volte un riccio di castagna
ormai spento le punge il cuore l’infisso
gemere di terra o il lombrico roseo
che le fa dimora.
Il papavero aveva il cuore nero
lunghi stami per i petali lievi
era esploso in un giorno di prima
estate distendendosi ala di farfalla
che il bozzolo lascia non potevi
indovinare il suo colore nel boccio
racchiuso mescolato al grano lo colorava
di vergogna sapeva che presto sarebbe
sopraggiunta la fine chinato il capo
con la spiga negli accomunati destini
ma si beava di sole fiero fiammeggiava
di lietezza.
Ascolta come soffia il vento sui teneri
fiori muove di carezza petali lievi
che durano poco ascolta messaggi
d’amore ne trasporta l’essenza i semi
che daranno la vita nei luoghi lontani
sui tetti fra i sassi sugli asfalti di strade
che il passante ignaro calpesta dalla montagna
al mare a confondersi con fiori sconosciuti
seguendo vie misteriose con il corteo
degli insetti a dare il dolce miele.