“L’amore per la natura deve essere universale,
non solamente per l’uomo; ogni animale ha diritto alla sua vita libera, ogni pianta è amica, non basta semplicemente abbeverarci alla sua bellezza. Un meraviglioso dono che deve essere custodito e curato con amore”.(1)
(1) libera trascrizionedi un pensiero di Libereso Guglielmi
Era uso comune le sere di primavera fare un pasto a base di prebuggiun. L’orto era un lusso che si poteva permettere solo chi aveva un pozzo che portava acqua nel proprio terreno e le verdure se non raccolte direttamente nei campi venivano acquistate dagli ortolani. Le donne e le bambine si recavano allora nei prati e nelle rive de “il cian” in località Costa o nei luoghi più umidi dove sapevano di poter trovare il cresciun, verso i piani di Celle, “sotto-caniggiu” vicino al ruscello. Riempivano i loro grembiuli, ben attente ad arrivare sul posto prima della vicina di casa per raccogliere le erbette più buone. Giuseppina, Caterina, Rosetta, rammentano l’abbondanza delle erbe selvatiche commestibili, il decespugliatore non era ancora arrivato, l’erba si tagliava sovente e con la falce a mano per tenere i campi sempre puliti e produttivi. Le buone erbe avevano il tempo di crescere ed ingrossare le radici grazie anche alle piogge che cadevano un tempo più copiose. Nel ricordo e salvaguardia di questa antica tradizione il Comune di Celle Ligure certifica il PREBUGGIUN cellasco distinguendolo dalle altre realtà territoriali. Il suo nome è identificato dalla trascrizione della fedele pronuncia dialettale e 7 sono le erbe spontanee che lo compongono.
Per le peculiarità territoriali, climatiche e di composizione del terreno in generale più ricco di azoto, nelle campagne delle prime alture cellesi si trovano più comunemente le seguenti piante commestibili:
Tra le erbe maggiormente diffuse troviamo il gattalerve (Reichardia picroides) e il couetto (Silene vulgaris). Entrambe molto apprezzate in quanto stemperano il gusto più forte delle altre erbe e la loro presenza aumenta in proporzione, la bontà della preparazione culinaria.
boraxe – Borago officinalis
marva – Malva sylvestris
armuassa – Raphanus raphanistrum
gattalerve – Reichardia picroides
pimpinella – Sanguisorba minor
couettu – Silene vulgaris
crescion – Sonchus oleraceus
Il mazzetto prende il nome, specialmente nelle terre circostanti il genovesato, di preboggiòn, (in dialetto leggesi prebuggiun). Per alcuni il preboggiòn si identifica con una pietanza in particolare, una minestra o il misto cotto di verdure. Il nome ha diverse interpretazioni etimologiche alcuni ne fanno derivare il significato dalla storpiatura del termine pe-bouggî, per-bollire, una credenza popolare racconta invece che in epoca di crociate, alcuni valorosi si occuparono di reperire erbe spontanee per curare il condottiero Goffredo di Buglione Da qui pe- buggiun. Raccolto principalmente dalle donne di casa, da inizio ’800 ha fatto la comparsa sui mercati cittadini portato dalle besagni-e, venditrici di ortaggi provenienti dalle più fertili terre del Bisagno. In dialetto ligure il negozio di frutta e verdura è chiamato besagnino e ancor oggi su qualche banco dell’antico mercato Orientale situato nel cuore del capoluogo ligure, si possono trovare i caratteristici mazzetti misti di erbe di campo costituiti secondo la disponibilità del luogo di raccolta e la stagione.
Libretto prebuggiun scaricabile qui
Questo fine settimana si è svolto nel Comune di Celle Ligure il corso sul riconoscimento delle erbe di campo organizzato dall’ufficio agricoltura. Accompagnati da Simonetta Chiarugi, quasi cento partecipanti hanno avuto modo di riappropriarsi del sapere della tradizione e al termine del percorso è stata offerta la possibilità di degustare con prelibatezze culinarie il prezioso raccolto.