Mehmet Görmez, presidente del Direttorato per gli affari religiosi, ha compiuto una storica visita al Patriarcato ecumenico: dove si è incontrato con il Patriarca Bartolomeo e ha pubblicamente caldeggiato – come prima di lui alcuni esponenti di spicco dell’Akp – l’attesa riapertura del seminario di Halki. Un evento di storica importanza: e spiace che qualche collega – ad esempio, sul maggior quotidiano economico nazionale – lo ha spiegato ai lettori in modo maldestro e confusionario, infarcendo il suo articolo dei soliti mantra kemal-leghisti. ‘La mossa turca di avvicinamento agli ortodossi è un colpo all’ala più intransigente di Fetullah Gulen che si oppone anche alla eliminazione dei cosideetti tribunali speciali, un tempo detestati da Gulen e oggi difesi perché ora usati contro giornalisti, acacdemici e politici della parte laica della Turchia.’ Ma cosa sarebbe questo ‘avvicinamento agli ortodossi’? Come ho più volte spiegato nei miei articoli, l’Akp si sta battendo da anni – con risultati non sempre brillantissimi, ma comunque positivi – per dare a tutte e comunità religiose ed etniche che popolano la Turchia pieni diritti e piena dignità. E poi, chi lo ha deciso che il movimento di Fethullah Gülen costituisce ‘l’ala più intransigente’? Perché ‘intransigente’? E di cos’è che sarebbe un’ala? E cosa c’entrano le posizioni diverse e divergenti tra il governo e il movimento in tema di tribunali speciali (il primo vuole abolirli o comunque ridimensionarli, il secondo no) in questo contesto? Insomma, se ho capito bene, la tesi dell’articolo è che l’apertura verso gli ortodossi (un processo che in realtà va avanti da alcuni anni) è una sorta di ripicca – o di ricerca di alleati – a causa della posizione anti-governativa del movimento di Fethullah Gülen in tema di tribunali speciali. Io trovo sinceramente questa pretesa di ridurre a un codice binario le complessità del reale particolarmente fastidiosa: tanto più che l’Hizmet è a favore del dialogo religioso e ha ottimi rapporti con Bartolomeo.