Già lo scorso anno, a luglio, il premier Erdoğan aveva pubblicamente manifestato la sua intenzione di visitare Gaza come ulteriore tappa del suo viaggio in Egitto: ne avevo ovviamente parlato qui sul blog. Il leader dell’Akp ha in agenda di recarsi nuovamente al Cairo nelle prossime settimane (si parla di novembre, le date non sono state fornite), per rinforzare la partnership strategica turco-egiziana: e ha nuovamente fatto cenno alla sua volontà di andare di persona nella striscia sotto embargo israeliano, magari accompagnato dal presidente palestinese Abbas. Sarà la volta buona? Nel frattempo, la cooperazione turca si sta attivando per realizzare – col sostegno dell’Unione per il Mediterraneo – un impianto di dissalazione (per rendere potabile l’acqua marina): con la speranza che una volta in funzione non faccia la fine delle infrastrutture finanziate dall’Unione europea poi distrutte da Israele.
Riguardo proprio Israele, sempre Erdoğan ha ricordato nei giorni scorsi le condizioni per la normalizzazione nei rapporti con Tel Aviv: scuse formali per l’eccidio della Mavi Marmara, indennizzi alle vittime, fine del blocco di Gaza; e il 6 novembre, qui a Istanbul, si apre il processo in contumacia contro i vertici militari israeliani che hanno ordinato la strage. I margini per un rapprochement sembrano davvero inesistenti.
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