Magazine Diario personale

Eredità

Da Pythia
I parenti del ramo materno sono noti per essere dei testardi, stoici e cocciuti senza pari. Capostipite delle capetoste è il nonno, la cui parola è legge: per fare un esempio recente, qualche giorno fa mi arriva un sms della cugina, che mi avvisa che il 10 luglio è prevista la consueta riunione del parentado. "Mi raccomando - scrive - conferma subito perché il nonno è già al telefono che prenota il ristorante".
Tante volte mi sono chiesta come faccia mia nonna a sopportare tale dispotico marito: oggi l'ho capito, lei è peggio.
È tornata ieri dall'ospedale, dopo un breve ricovero per quello che pensavo essere un semplice intervento di rimozione di un nodulo al seno - questo è quello che mi ha detto mamy. Il gioco dello struzzo non le è andato liscio come al solito, visto che una degenza, seppur breve, non si può nascondere. Stamattina ho avuto triste conferma che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: mammina non mi ha raccontato *tutto*, e avrei gradito essere più preparata alla visita post-operatoria.
La nonna sta bene, l'unico segno dell'operazione è il drenaggio che si porta a spasso in una borsa appesa al braccio: è il retroscena che fa incavolare.
Perché nonostante viviamo in un'epoca di controlli medici, pubblicità progresso, prevenzione in tutte le salse, nonostante la nonna abbia una figlia medico e un'altra biologa, si è tenuta il nodulo per cinque anni senza dire una parola. Il problema è stato scoperto perché un pomeriggio ha detto al nonno che non poteva alzare il braccio, e con la grazia tipica della famiglia (ramo materno del ramo materno, a quanto pare) è sbottata che si è tenuta in silenzio un tumore per cinque anni. Delle scene di mamma e zia ho saputo solo oggi, perché io credevo che il nodulo fosse stato trovato durante una visita di routine.
Mentre la nonna raccontava, io sentivo gli occhi spalancarmisi per lo stupore: e lei a spiegarmi che aveva semplicemente fatto come sua mamma, la mia bisnonna.
E vai di altarino in altarino: io ero convinta che la bisnonna fosse morta a causa di una fetta di focaccia che le aveva bloccato l'esofago stretto. Avevo 12 anni, ma ero abbastanza grande da capire cosa fosse la morte e la malattia: mi dispiace aver scoperto la verità perché mi divertiva sapere che la nonna era morta per un peccato di gola, sarebbe stato proprio nel suo stile. Sempre indipendente, testarda, furba, tanto che studiando la poesia di Ungaretti "La madre" era con il suo volto che ne immaginavo la protagonista.
Pare invece che anche la bisnonna avesse convissuto per anni con un tumore, senza dire nulla: erano altri tempi e lei era una donna dell'altro secolo, la posso capire. Ma la nonna no! Non capisco davvero il senso di tenersi per sé qualcosa di cui non si ha colpa, di cui non ci si dovrebbe vergognare, che se risolto per tempo è tutto guadagnato.
La nonna ha detto che non voleva pesare su nessuno, così zitta e avanti sempre: eppure oggi, dimessa da nemmeno 24 ore, era già autosufficiente. Non ha senso pensare ai "se", ma è comunque inevitabile.
Ora non so bene cosa aspettarmi, di sicuro farò una bella chiacchierata con mamy sgridandola come si deve. E mi farò spiegare una volta per tutte come ci si controlla il seno, perché col cavolo che aspetto il check-up annuale dalla ginecologa.

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