Uno dei motivi per cui, dopo oltre venticinque anni, continuo ad appassionarmi nello scrivere di musica è la possibilità di condividere con gli altri le mie scoperte, quelle realtà emergenti di cui magari non tutti sono a conoscenza e che ritengo meritevoli di essere portate all’attenzione di chi mi legge. Non che gli Eremite siano degli sconosciuti, al contrario già il loro primo lavoro è stato accolto con ottime critiche e le date dal vivo hanno contribuito a far girare il loro nome, ma questo nuovo album (il primo scritto a quattro mani da Fabio e Giulia) conferma le potenzialità del progetto e ne aumenta le quotazioni, per lo meno agli occhi del sottoscritto. A questo punto è stato naturale offrire loro l’occasione di raccontarsi e presentarsi anche a chi ancora non ha avuto l’opportunità di conoscerli.
Ciao, iniziamo con il fare un po’ di storia, se non erro Eremite nasce come solo-project di Fabio che, dopo l’uscita di Dragonarius, ha deciso di allargare ad altri membri, giusto?
Fabio (chitarra, voce, batteria, piano): Esatto, tutto nasce da me, in origine Eremite non era che il mio pseudonimo. Poi l’esigenza di portare il progetto live mi ha spinto ad assoldare altri musicisti.
Giulia è stato il primo nome a cui ho pensato, siamo amici da molto tempo e avevamo già suonato insieme in molte occasioni. La sinergia è stata immediata, a me serviva solo un turnista che suonasse le parti che avevo scritto, ma già dalla prima prova Eremite era diventato di fatto un duo.
All Things Merge Into One, al contrario, nasce come lavoro a quattro mani, come sono andate le cose?
Fabio: Appena Giulia è entrata negli Eremite abbiamo iniziato a comporre e a sperimentare per il puro piacere di farlo e All Things Merge Into One nasce proprio da questo nostro dialogo. È qualcosa che abbiamo iniziato durante la prima prova insieme e che si è concluso nel momento in cui abbiamo deciso che il secondo disco era pronto.
È stato davvero emozionante registrarlo, qui dentro ci sono molte cose importanti, molti momenti difficili per la band, Giulia e io ci siam ritrovati senza batterista a metà 2013 ( nei primi concerti suonavo la chitarra) e piuttosto che niente ci siamo messi a scrivere musica con pianofote e basso, da cui poi abbiamo estrapolato due tracce del disco: “Tormento” e “So Distant”… col senno di poi titoli molto rappresentativi di quel momento per Eremite.
Una delle caratteristiche che più mi ha colpito è la presenza di brani fortemente influenzati dal black (vedasi “Awareness”) e di parti strumentali decisamente atmosferiche e ricche di pathos, il tutto amalgamato all’interno di un songwriting sfaccettato e ricco di spunti differenti. Mi incuriosisce perciò sapere quali sono le vostre fonti di ispirazione come musicisti e ascoltatori.
Fabio: Ho iniziato ad ascoltare musica veramente solo in seconda media, quando grazie all’insegnante di musica, per l’appunto, ho scoperto il mio più grande amore: il pianoforte. Mi sono piaciuti da subito tutti i compositori che usavano un certo tipo di accordi, quelli con all’interno note a un tono e semitono di distanza, che mi evocavano ed evocano tutt’ora un senso di intimità e trascendenza… cominciando da Satie e Debussy, passando poi per i vari Chick Corea e Petrucciani, e arrivando a tutti i grandi del jazz, non solo a pianisti…
Alle superiori scopro poi il mio secondo vero amore: la musica distorta! E dopo anni sono arrivato essenzialmente ai generi che oggi amo: black metal, sludge, doom, ambient. I gruppi che prediligo e da cui traggo più ispirazione sono sicuramente Yob, Neurosis, Dissection, Ihsahn, Inter Arma, Bohren Und Der Club of Gore, Pelican e ce ne sono di sicuro tanti altri.
Giulia (basso): La mia passione per la musica è iniziata invece molto presto grazie a mio padre e alla sua educazione musicale severissima: in casa si ascoltavano prog e psichedelia, quindi alle elementari, se si giocava a “Che Spice Girls sei?” io rispondevo “Robert Fripp?” e via di insulti… Di sicuro la vena prog è rimasta ed è ben riconoscibile anche in Eremite, poi, essendo praticamente cresciuta con Fabio, il mio percorso e il suo sono molto simili e ci hanno portato ad amare gli stessi generi. Quando abbiamo iniziato a comporre insieme abbiamo riscoperto il nostro amore per il black metal, che infatti è molto più presente in All Things Merge Into One che in Dragonarius. Come ascolti e influenze aggiungerei Altar Of Plagues, Wolves In The Throne Room, Thou, Ulver, Oranssi Pazuzu… e anche qualcosa di post tipo Jakob, Callisto e If These Trees Could Talk.
Tra l’altro vantate concerti insieme a nomi quali Chelsea Wolfe, Elder, Jex Thoth, Oranssi Pazuzu… Chi vi ha maggiormente colpito e cosa credete vi abbia portato in termini di esperienza dividere il palco con questi artisti?
Fabio: Ovviamente sono state esperienze impagabili e direi che ogni band che hai nominato ci ha insegnato qualcosa ‘”di sé” che puoi imparare solo dividendoci il palco….
Giulia: Per me è stato emozionantissimo, soprattutto dal punto di vista umano, mi sono sempre trovata davanti persone splendide e umilissime. Con alcuni di loro sono ancora in contatto e ci siamo anche rivisti in altre occasioni.
E in Italia, chi ritenete vicino o in qualche affine al vostro sentire la musica? Con chi vi trovate più a vostro agio o preferite condividere il palco?
Giulia: Dal punto di vista dell’affinità musicale di sicuro NAGA e The Haunting Green che sono cari amici, con cui tra l’altro non abbiamo ancora avuto l’onore di dividere il palco, ma lo faremo di sicuro molto presto. Poi siamo grandi fan di Lento, Ornaments, Graad e ovviamente Mope, visto che sono un’altra anima di Fabio.
Fabio: Ci siamo sempre trovati bene con tutte le band con cui abbiamo suonato. Adoriamo suonare con gli Isaak e ci siamo divertiti un sacco con Kröwnn e Woodwall.
Come vi muovete per portare dal vivo la vostra proposta ricca di sfaccettature e differenti input, se non erro si aggiunge un terzo elemento…
Fabio: Sì esatto. I primi live io ero alla chitarra e c’era un altro batterista, ma dopo un po’ di cambi di line-up, abbiamo trovato una formazione stabile con Leandro alla chitarra che mi ha rispedito dietro le pelli.
Vi va di parlare un po’ dell’aspetto lirico dell’album? Dai titoli sembra di scorgere una forte vena introspettiva, spirituale, quasi si trattasse di un percorso interiore.
Fabio: Ogni testo di questo disco è un po’ a sé stante, ma l’elemento comune è proprio quello che dici tu, un percorso interiore. Sono essenzialmente mie sensazioni e stati d’animo, molto presente è di sicuro il legame natura-uomo e il piacere di “perdersi” in esso.
Che tipo di sensazioni provate guardando al vostro disco ora che è finito e verrà condiviso con gli altri? Aspettative/curiosità o piuttosto voglia di procedere subito verso altri traguardi?
Fabio: Per quanto mi riguarda, in questo momento la cosa a cui sto pensando di più è che non vedo l’ora di farne un altro! Questa volta a sei mani, con il nuovo arrivato, il terzo Eremite….
Giulia: Io prima che uscisse ero abbastanza agitata. È il primo di disco che compongo e registro, quindi avevo un po’ di ansia da prestazione, in più la mia presenza credo abbia portato Eremite in altre direzioni e spero che questa svolta venga apprezzata. Nel complesso sono soddisfatta, mi piace riascoltarlo e per me, che sono una perfettina che vede errori ovunque, è un gran risultato.
Il nuovo disco esce per Taxi Driver e sfoggia un artwork di grande impatto firmato da Jessica Rassi, come è nata la vostra collaborazione e come siete arrivati alla scelta di questa immagine?
Giulia: Beh, diciamo che si gioca in casa. Jessica, oltre ad essere un’artista straordinaria, tanto da essere stata chiamata anche da band estere come i Samsara Blues Experiment, è la ragazza di Fabio. Per noi il connubio musica e arte visuale è fondamentale, Jessica è l’autrice anche delle nostre maglie, non solo per la grafica, ma anche per la stampa, fatta a mano in serigrafia, e attualmente sta lavorando ad un poster serigrafato per le nostre prossime date coi Conan. Il quadro scelto è un vecchio lavoro di Jessica per cui sia io sia Fabio sentivamo un forte legame, essendo il quadro che troneggia nella stanza dove abbiamo composto tutto.
Grazie mille per il vostro tempo, vi lascio spazio per lasciarci contatti, saluti e per aggiungere quello che non avete ancora potuto raccontarci…
Giulia: Ringraziamo innanzitutto te per la disponibilità e la passione che metti nel tuo blog e chiunque abbia letto quest’intervista, sperando di incrociarvi sulla nostra strada prima o poi…
Ci teniamo anche a spendere due parole anche su Taxi Driver Records, etichetta che ha fatto tanto per la scena genovese/ligure e con cui tenevamo a proseguire una collaborazione.
Per quanto riguarda i contatti potete seguirci su Facebook e ascoltare e scaricare la nostra musica su Bandcamp, ricordandovi che troverete “Awareness”, primo singolo di All Things Merge Into One, in free download.
Un saluto da Eremite.
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