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Eremo

Creato il 18 agosto 2010 da Andreapomella

EremoDa domenica scorsa mi sono isolato in un antico monastero del Trecento in Umbria, gli ospiti in questo posto arrivano alla spicciolata ogni giorno, la prima cosa di cui restano incantati è il silenzio. Quassù c’è un silenzio fitto, un lieve sussurro di vento che porta con sé l’odore gelido dei boschi. La mattina, quando mi inerpico lungo la strada sterrata che conduce alla terrazza panoramica, osservo le cime dei cipressi che ondeggiano contro il cielo azzurro, poi getto lo sguardo lontano, sulla valle sottostante, che si schiude come lo sfondo di un trittico rinascimentale. Una volta arrivato qui mi sono subito ripromesso che avrei scritto a lungo, seduto a un tavolo di ferro battuto, strusciando le scarpe sulla ghiaia e scaldandomi le braccia al sole agostano. Ma poi mi sono accorto che in un posto come questo non c’è spazio per la scrittura, nelle giornate particolarmente belle non c’è da fare altro che immergersi nei boschi, passeggiando nei sentieri che serpeggiano lungo il pendio, lasciando che la vista si perda in un compiacimento senza fine. E così non ho tirato giù nemmeno una riga, e tutti i miei buoni propositi si sono smarriti in questa quiete secolare. Due giorni fa, osservando da lontano un ruscello che saltava e correva come una cagnetta per avvisarmi nel folto del bosco, ho pensato intensamente a come l’universo avrebbe potuto generarmi nelle fattezze di un lupo, o di una lepre, o di un raggio di sole che incide le chiome argentate degli ulivi, e a come tutto questo sarebbe stato naturale e privo di implicazioni. Per ora la società è da un’altra parte. E io sto benissimo così.


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