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Eric Burdon > fino a che il tuo fiume si prosciugherà

Creato il 30 marzo 2013 da Zambo
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Eleonora Bagarotti ha intervistato Eric Burdon, io ho scritto la recensione, per un pezzo che sarà pubblicato non so bene dove. Nell'attesa pubblico sul blog un teaser di entrambe:
"Hai due modi di registrare un disco quando sei un vecchio leone come Eric Burdon e sei arrivato all'età di 70 anni. Il modo facile è quello di giocartela sulla classe, sulla potenza vocale che non ti è venuta meno (Burdon è stato il più potente vocalist britannico degli anni '60), di sceglierti degli ottimi musicisti, un produttore in gamba e cover adatte alle tue corde, come fece in My Secret Life un decennio fa. Poi c'è il modo difficile, quello di metterti in gioco, di usare le canzoni per raccontarti, comunicare cose che devi dire al pubblico la fuori. È quest'ultimo il modo che Eric Burdon ha scelto per il suo 'til Your River Runs Dry. Una band rodata e canzoni scritte in proprio, cantate, parlate, recitate, sudate, vissute, sofferte, senza trucchi e stratagemmi ma con sincerità, la sincerità dettata dal bisogno di comunicare. Burdon non è mai stato un autore dotato, e questo è probabilmente il motivo principale per cui nei sixty gli Animals si sciolsero all'apice del successo dopo aver messo praticamente tutti i singoli in testa alle classifiche. In questo disco non ci sono forse canzone memorabili, ma sicuramente c'è un cantante memorabile, che è un piacere ascoltare. Lo stile è quello del Burdon degli anni '80, quello del dopo Animals, San Francisco, War, EB Band, quello che girava in tour di più basso profilo con i Power Company, cantando canzoni come Bird On The Beach o il tributo No More Elmore. I testi sono quelli di un uomo che ha attraversato una vita lunga e tribolata, che ha nostalgia dei giorni di gloria ma che se si volta indietro vede anche sofferenza e solitudine in un modo di vivere al limite e che se guarda avanti vede chiaramente l'orizzonte. In 27 Forever canta: "venderesti la tua anima al diavolo per rimanere sempre così, sapete come si dice, i migliori muoiono giovani, avrei potuto avere 27 anni per sempre", con un pensiero al club dei 27..."
"...la voce di Eric Burdon è profonda e gentile. Anche se in un primo momento appare stanco per le interviste concesse durante la giornata, si appassiona alla svelta a quello che ha da dire. Si capisce che ha voglia di parlare. Racconta di sé, del passato ma anche del suo presente. L’impressione è che abbia urgenza di comunicare con le nuove generazioni, che senta il bisogno di lasciare una traccia di sé. Alla fine parlare del nuovo disco, 'Till Your River Runs Dry, per quanto gli sia costato energia e fatica, è un pretesto per raccontarsi. «La mia ispirazione per l'ultimo album è fondamentalmente l'Amore. Amore per il blues, amore per un bluesman in particolare, Bo Diddley, amore per Madre Natura, amore per i miei amici che non ci sono più, amore per le persone a cui tengo. Ma anche la lotta interiore fra i nostri angeli e i nostri demoni. Se riguardo il mio passato in modo obiettivo, mi accorgo che crescere ha comportato del dolore. Arrivare a 70 anni significa accumulare tanta sofferenza. Quando ne ho compiuti 60, pensavo di essere arrivato al capolinea. D'altronde, quando ne avevo 20, non credevo sarei arrivato ai 30. Vivere al limite, come ho fatto io per la maggior parte della mia vita, è un continuo domandarsi se sarò capace di arrivare alla prossima decade. Ma quando ce la fai, ti senti invincibile. Devi essere mentalmente forte per sopravvivere e se mi volto indietro, mi accorgo di aver attraversato molta solitudine» «Quando ero un ragazzo vivevo il blues come un'esperienza spirituale, religiosa. I Jazz club erano la mia chiesa..." 
(to be continued)
Eleonora Bagarotti, Blue Bottazzi...

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