Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio…
Antoine de Saint-Exupéry
Eric Chenaux torna a incantare con questo Skullsplitter, che la Constellation Records affianca ai lavori precedenti anche se qui intensità e scarnificazione sono ai massimi. Si può ascoltare perciò la sintesi di una carriera da sperimentatore giocata sullo smontaggio del songwriting, attraverso nove schricchiolanti radiografie per corde preparate, voce e sfondi elettronici.
Entrando in quest’album si percepirà una sensazione di piacevole abbandono, in un lirismo che è blues come se a suonarlo fosse Tim Buckley in acido vagamente scordato (la ormai classica apertura di “Have I Lost My Eyes?”), ma ridotto all’osso da nylon e corrente elettrica (l’immortale “My Romance” di Rodgers & Hart, che prende pieghe avantgarde). La dimensione è quella del viaggio interiore in totale solitudine, nella quiete di bellissime canzoni destrutturate (“Spring Has Been A Long Time Coming”), croonerismi e memorie folkloriche (“Le Vieux Favori”). L’abilità del musicista canadese è di rendere queste miniature tutt’altro che monotone o monocordi: complice l’uso creativo di chitarre e rumorii, sa creare veri e propri mini-movimenti ricchi di dettagli, capaci di ubriacare l’ascoltatore, soffiandolo via in una dimensione simile al sogno lucido.
Sembra che Chenaux abbia attraversato un suo personale deserto, con il coraggio di rischiare che lo sfasamento prospettico si portasse via la sua musica. Questa invece è rimasta inchiodata a pochissime note, e si è mostrata con il suo nudo scheletro. Uno scrigno aperto ad orecchie coraggiose e anime vulnerabili.
Tracklist
Lato A
01. Have I Lost My Eyes?
02. The Pouget
03. Skullsplitter
04. My Romance
Lato B
01. Spring Has Been A Long Time Coming
02. The Henry Favorite
03. Poor Time
04. Le Vieux Favori
05. Summer & Time
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