Fino al 25 gennaio, l’Accademia Francese di Roma presenta alla Villa Medicis una spettacolare esposizione dell’opera fotografica di Éric Poitevin. La mostra raccoglie l’opera più recente dell’artista, basata su paesaggi, corpi umani e animali.
Questa mostra è la seconda esposizione realizzata con la collaborazione del Festival Internazionale della Fotografia di Roma: Fotografia 2011.
Éric Poitevin nacque in Francia nel 1961. Il suo lavoro fotografico è interessante e un po’ intrigante. Situato tra il clasico e l’astratto, Poitevin gioca con le immagini che ricostruiscono la narrativa stessa della fotografia, sopratutto quando tratta temi così clasici come i paesaggi, i nudi o le taverne.
La cosa più importante della sua opera, è che non si piega a nessuna tendenza della fotografia contemporanea, è forse come un lupo della steppa, nel suo fissare il piano, vedere la velocità e aprire il diaframma per catturare luoghi senza apparente nesso logico tra loro, a cui poi dona un senso comune.
A volte sembra che le sue foto non abbiano molta “anima”, sono quadri all’apparenza monotoni, però ad una seconda occhiata lo spettatore comincia a sentire quella sensazione ipnotica che è tipica di una buona opera, perchè si capisce che Poitevin cerca di creare, aldilà della semplice composizione, una relazione emozionale e concettuale con l’oggetto che trasforma una semplice foto in un’opera d’arte.
Lavora i primi piani, molte volte privando con l’abuso di essi l’espressività del soggetto, che accentua con sfondi monocromi e l’uso di una luce tenue. Questa ricerca intenzionale di una certa neutralità porta la sua opera a restare sospesa nel dialogo, incitando l’introspezione sui timori sociali atavici, quelli che tutti i membri della comunità vivono davanti a qualcosa che non possono spiegarsi.
Questo è molto chiaro nei suoi scatti di nature morte, dove i crani umani su sfondo bianco, uno sopra l’altro, ci parlano del potere, della violenza, della vita o semplicemente della morte, che è il timore comune a tutti gli esseri umani, ma che senza dubbio fa parte della vita.
Altre sue fotografie famose per il loro esplorare i timori della religione, è il sacrificio dell’agnello. Sono due fotografie sequenziali dove appare un agnello macellato e impiccato, con un fondo completamente bianco, dove risalta il sangue al suolo. Una interessante invito ad incitare lo spettatore alla cultura e alle credenze.
Una delle fotografie di Poitevin che richiama profondamente l’attenzione è quella di Villa Medicis, che corrisponde ad un ritratto di una suora di profilo, in bianco e nero. I tratti della donna, il gioco di chiaroscuri, creano un’immagine spaventosa, che ci parla del lato oscuro della religione, dove esseri umani si nascondono dietro ai propri abiti per nascondere le proprie debolezze.
Per maggiori informazioni: http://www.villamedici.it/fr/event/361/eric-poitevin-photographies
Eric Poitevin è senza dubbio un grande artista ed eccellente fotografo, e perdersi questa mostra, se state pensando di godervi qualche giorno in un appartamenti a Roma è impensabile, esattamente come lo è il non conoscere il Colosseo e Trastevere.
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