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Erica Mou

Creato il 12 marzo 2013 da Ildormiglione @ildormiglione

Erica MouCiao Erica, partiamo da una constatazione: fare le domande spesso può risultare difficile perchè si corre il rischio d’esser ripetitivo e banale, perciò: qual’è la domanda che non ti hanno mai fatto e che vorresti ti fosse fatta?   

“Scambieresti il tuo detersivo per due fustini di un’altra marca?”

Ti accontentiamo. Allora lo scambieresti il tuo detersivo?

“No!”

:-)

Arriviamo però al dunque. Ci racconti del tuo album “E’“?

È” è uscito per la prima volta l’8/3/2011 e poi, nella versione repackaging post Sanremo, il 14/2/2012 sempre su etichetta Sugar. Mi ha quindi accompagnata per ben due anni e per diciotto mesi di intenso tour!

È un disco in cui ho raccolto alcune canzoni che per lo più descrivono situazioni o stati d’animo che ho realmente provato e che in musica sono state tradotte dagli arragniamenti minimali ma allo stesso tempo molto complessi di Valgeir Sigurdsson e di MaJiKer, due splendidi musicisti (islandese uno, inglese l’altro).

Nonostante le sonorità nordiche è un disco molto fisico, molto umano; infatti la maggior parte dell’elettronica presente è ricavata dalle voci, da vari campionamenti fatti in studio ispirati all’uso dei loop che faccio da un po’ di anni dal vivo.

Una curiosità personale dato che ti ascolto da diverso tempo. Nel cd “E‘” troviamo alcuni brani, seppur riarrangiati, del tuo cd precedente ossia “Bacio ancora le ferite“. Penso a “Oltre“, o a “E mi“, o ancora “La neve sul mare“ etc. Io però ero innamorato di “Senso” e l’ho sempre definita la canzone che ogni uomo vorrebbe sentirsi dedicare. Da dove nasce la scelta di riarrangiare alcuni brani e tenerne fuori altri? Mi racconti di “Senso“?

Ti ringrazio moltissimo! “Bacio ancora le ferite” è un disco rimasto inedito, venduto solo durante i concerti e che non ha mai avuto una vera e propria uscita discografica. Quindi, quando abbiamo registrato “è”, volevamo portare con noi alcune di quelle canzoni, per fare in modo che venissero ascoltate da un pubblico più ampio. Ma non potevamo sceglierne più di quattro perchè ovviamente nel frattempo avevo scritto altri brani che morivo dalla voglia di registrare. Quindi purtroppo tra le canzoni “sacrificate” in questa operazione c’è stata anche “Senso” di cui sinceramente non saprei che altro dirti se non quello di cui il brano stesso racconta: una bellissima e strana storia d’amore.

Sono un profano, lo ammetto. Perciò volevo sapere da una cantautrice: nascono prima i testi o prima la musica?

In generale… non lo so! Nel mio caso le due componenti nascono per lo più insieme, non possono esistere l’una senza l’altra.

Però c’è sempre uno spunto iniziale, che certe volte è una frase o una tematica, altre una melodia o un giro armonico.

Passando un secondo alla tua esperienza a Sanremo: Uno dei festival più importanti, ma allo stesso tempo molto criticati, del panorama italiana. Per te cosa è stato Sanremo?

Sanremo è stato allo stesso tempo una prova di sopravvivenza e una grande giostra! È un’esperienza davvero unica in cui per una settimana vivi tante pressioni ma anche tante gratificazioni. Io sono stata accompagnata da uno staff eccezionale e quindi sono riuscita a divertirmi anche molto e a godermi ogni attimo. Calcare quel palco era un mio sogno da quando ero bambina, quindi ammetto che mi sono anche emozionata tantissimo.

Ti devo fare questa domanda, da pugliese a pugliese, dato che io sono di Terlizzi. Se penso all’Apulia Film Commission, al Bifest, ai cineporti, per quanto riguarda il cinema, e poi penso al Puglia Sound, ai tantissimi cantanti/gruppi pugliesi, per la musica, non posso che pensare ad una regione molto attenta alle dinamiche culturali. Cosa è per te la Puglia?

Per me la Puglia è casa, nel bene e nel male. Il posto che mi fa sentire sicura e che mi ispira ma da cui, inevitabilmente, certe volte voglio fuggire.

Di sicuro è una regione attentissima alla cultura e viverci in questo momento storico credo sia un privilegio.

Qual’è il tuo posto preferito qui in Puglia, oltre casa tua ovviamente?

Il mare. Tutto.

Una curiosità. Della tua musica devo ammettere che c’è solo una cosa che proprio non ho condiviso, la canzone “Don’t stop“, cover dei Fleetwood Mac, realizzata per una multinazionale che combina disastri in Puglia, come nel resto del mondo, ossia l’Eni. Perchè questa scelta?

Ho realizzato la cover senza sapere l’utilizzo che avrebbe avuto, ma solo per il gusto di suonarla. Poi, una volta che la possibilità della pubblicità è diventata reale, è stato bellissimo poter lavorare con Ilana Yahav (l’artista che nello spot realizza i meravigliosi disegni nella sabbia) ed entrare nel circuito di scambio tra artisti che la Eni sostiene. Era una buona occasione e l’ho accettata. Non ho sposato una causa.

Passando al cinema, altrimenti parleremmo ancora ore della nostra splendida Puglia. C’è un film, nella storia personale di Erica Mou, che l’ha segnata particolarmente?

Mary Poppins” (1964, Robert Stevenson ndr) ha fatto nascere in me l’amore per la musica. “Rumori fuori scena” (1992, Peter Bogdanovich ndr), invece, quello per il teatro.

Ci fai una top five dei film che porteresti con te su un isola deserta? 

- “Tutti dicono I Love You” (1996, Woody Allen ndr)

- “Tutto su mia madre” (1999, Pedro Almodòvar ndr)

- “Pulp Fiction” (1996, Quentin Tarantino ndr)

- “Cast away” (adatto su un’isola direi!) (2000, Robert Zemeckis ndr)

- “Léon” (1994, Luc Besson ndr)

Giuro ti lascio andare tra pochissimo. Devo chiederti solo: qual’è l’ultimo film che hai visto e per “Il dormiglione” ci faresti una piccola recensione?

Il film che mi ha colpito di più in questo 2013 è sicuramente “La migliore offerta” di Tornatore.

Lo consiglio prima di tutto per la sceneggiatura: una trama intricata e avvincente in cui i dettagli sono curati all’estremo, creando una continua rete di rimandi e una simbologia che dà vita a più chiavi di lettura man mano che la pellicola scorre. Poi per la bravura degli attori, in particolare del protagonista (Geoffrey Rush); un battitore d’asta che vive la vita con distacco, fatta eccezione per l’amore che prova per le donne dei quadri che segretamente colleziona.

Beh insomma… da vedere! Io e mio fratello ne abbiamo parlato per giorni continuando a trovare dettagli da interpretare!

Ancora una, promesso: Ti piacerebbe realizzare una colonna sonora? E poi, nella storia c’è un film in particolare di cui ti sarebbe piaciuto curarne la colonna sonora?

Amo il cinema quindi SI’! E ne ho già avuto un’esperienza: il mio brano “Oltre” ha accompagnato i titoli di coda dell’ultimo film di Roberta Torre, “I baci mai dati“.

Mi piacerebbe lavorare di più per il cinema anche perchè nel mio piccolo ogni volta che scrivo una canzone la immagino associata ad una scena, a un’immagine. Beh, se proprio posso volare in alto… mi sarebbe piaciuto curare la colonna sonora di un film di Hitchcock. “L’uomo che sapeva troppo” su tutti. Anzi, avrei proprio voluto scrivere “Que sera, sera“!

Basta dai, ho approfittato sin troppo della tua pazienza. E’ stato davvero un piacere parlare con una persona che porta in alto il nome della bella Puglia, davvero. Progetti per il futuro? Fai un saluto a “Il dormiglione”?

Grazie, piacere mio! Ho appena finito di registrare il mio nuovo album che uscirà tra poco. E’ un disco in cui ho esplorato suoni nuovi e nuove emozioni grazie anche alla produzione artistica di Boosta. Stiamo quindi cominciando le prove del tour… non vedo l’ora! Intanto è anche un bel periodo di collaborazioni con altri artisti. Sto anche partecipando al tour teatrale di “Beato ‘a’ chi ti Puglia” un brillante spettacolo di teatro canzone sull’emigrazione, di Savino Zaba. E, per restare in tema cinema, ho firmato la canzone dei titoli di coda del documentario “Missoni Swing” sulla vita del celebre stilista che sarà presentato in anteprima al Bifest.

Un saluto a “Il dormiglione”? Lo vedete in foto!



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