Abbreviata in HJ, era un'organizzazione giovanile fondata dal movimento nazista per accogliere i ragazzi fin dall'età di dieci anni, per prepararli a diventare dei soldati e dei buoni cittadini. Il sistema era di tipo paramilitare e militare. Quest'associazione si inserì nel quadro della "Gleichschaltung" ( termine tedesco per indicare il concetto di allineamento, addestramento sincronizzazione, coordinamento e messa in riga e venne utilizzato dal partito nazionalsocialista per descrivere il processo con il quale esercitava un controllo totale sull'individuo attraverso la coordinazione di tutti gli aspetti della società, della politica e del commercio.)
Praticamente in quel tempo il popolo tedesco venne indottrinato al "nuovo ordine" così da ottenere fedeltà ed obbedienza cieca all'ideologia nazista. Ogni forma di individualismo venne eliminata.
Il motto di questi ragazzi, che sfilavano tutti ordinati e allineati, era "Sangue e onore".
Sotto la guida di Adrian von Renteln la gioventù hitleriana arrivò a contare 100.000 membri (1932).A partire dal 1939, era obbligatorio entrare in questa associazione. La coscrizione avveniva secondo queste modalità:1. i ragazzi tra i 10 e i 14 anni dovevano appartenere alla deutschen jungvolk (DJ)2. i ragazzi tra i 14 e i 18 anni entravano nelle gioventù hitleriana (HJ)3. le ragazze tra i 10 e i 14 anni erano ammesse nel jungmadelbund (JM)4. le ragazze tra i 14 e i 18 anni nella bund deutscer madel (BDM)Con lo scoppio del conflitto il gruppo entrò a far parte dell'esercito nella Waffen-SS, sotto il comando di Kurt Meyer.
Nel 1938 Hitler così affermava:
“Questi ragazzi e queste ragazze entrano nelle nostre organizzazioni all'età di dieci anni e spesso è la prima volta che possono respirare un po' d'aria nuova; dopo quattro anni trascorsi nel gruppo giovani, passano alla gioventù hitleriana dove rimangono per altri quattro anni... E anche se a quel punto non sono ancora dei nazionalsocialisti al cento per cento, poi passano nel corpo ausiliari e lì vengono ulteriormente ammorbiditi, per sei sette mesi...Dopodiché qualunque coscienza di classe o di status sociale possa essergli ancora rimasta... se ne occuperà la Wermacht, l'esercito tedesco.„
In quegli anni la popolazione viveva un terribile momento di crisi economica e queste associazioni, molto dinamiche, aiutavano a vedere in positivo il futuro.A scuola, poi, gli insegnamenti portavano i giovani a inserirsi nel contesto razzista ed autoritario che avrebbe in seguito caratterizzato la vita di ciascuno. Gli insegnanti, infatti, esaltavano e glorificavano le razze nordiche, quella ariana in special modo, denigrando i popoli ritenuti inferiori, soprattutto gli ebrei. Per fare ciò i maestri, prima, e i professori, dopo, si avvalsero di qualsiasi mezzo: giochi da tavolo, libri di testo, manifestazioni e raduni popolari a carattere rituale.Insieme alle attività sportive ( atletica, ginnastica ritmica tutte di gruppo) veniva insegnata, o meglio inculcata, l'ideologia. Perciò non era da stupirsi che Hans Wernner alla fine si ritrovò a combattere fianco a fianco con altri suoi coetanei. Purtroppo Hans entrando nelle SS, finì sotto il comando di un uomo che in Italia promosse una vera e propria strage, Erich Priebke.
il video appena proposto, diviso in 11 parti , vi propongo "storia di Priebke"
Fino al maggio del 1944, opera a Roma sotto il comando di Herbert Kappler.
Otto si ricordava che gli avevano raccontato del periodo romano di suo padre. Hans giunse nella capitale che aveva, all'incirca 20 anni. Era un giovane pieno di vita e credeva che il mondo gli avrebbe regalato fama, belle donne e ricchezza. Insomma si vedeva padrone del mondo. Ad un certo punto, un giorno ricevette l'ordine di fare i bagagli che sarebbe stato trasferito a Roma. Ne aveva sentito parlare della città eterna, oltre ad avere studiato qualcosa in arte e storia. Recarsi in quel luogo ricco di storia la patria dell'antico e potente impero romano, poter visitare tutti i suoi monumenti, dalle Terme al Colosseo, dalla Domus Aurea alla Cappella Sistina. Non ci poteva credere si sentiva baciato dalla fortuna, magari in vita sua sarebbe stata l'unica volta a poter andare in Italia.Così, tutto baldanzoso, arrivò nella città dei papi. Purtroppo ciò che vide non gli piacque e ancor meno ciò che accadde in seguito.Durante il suo "soggiorno romano", inoltre conobbe una donna Marina.Era piccola ma molto graziosa e fu anche la sua salvezza, almeno per il suo spirito.Infatti Marina viveva in una casa molto modesta suo padre era un operaio, la madre racimolava qualche spicciolo cucendo in casa e suo fratello lavorare qui e là, dove trovava.Lei, faceva la cassiera in un cinema ed era proprio lì che conobbe Hans. Inizialmente la ragazza gli dava ascolto solo ed esclusivamente per timore. Mai avrebbe voluto tirarsi addosso le ire di un soldato tedesco in più aveva paura che con un comportamento sgradevole magari avrebbe attirato su di se, prima, e in seguito sul fratello, delle attenzioni poco gradite.Giovanni, suo fratello coetaneo di Hans, militava nei gruppi partigiani, odiava i militari fascisti e ancor più i tedeschi. Ogni tanto partecipava a qualche azione.Marina dal canto suo pensò che uscendo con il tedesco, forse avrebbe potuto avere informazioni importanti per il fratello e il suo gruppo.Fu così che incominciò la relazione fra loro. Alla sera, finito il lavoro, trovava fuori dal cinema Hans che la attendeva per riaccompagnarla a casa. Grazie a quella frequentazione la sua famiglia ebbe anche delle agevolazioni per il mangiare: era molto faticoso trovare anche solo il pane, figuriamoci il resto! Però quando Hans si recava a casa di Marina a pranzo la domenica, la tensione saliva alle stelle. Se si fosse accorto e reso conto che veniva usato come si sarebbe comportato? Li avrebbe denunciati, li avrebbe uccisi? Molto spesso accadeva che Hans discutesse, e con estremo vigore, con Giovanni, non capiva perché molti romani odiassero la presenza tedesca. Non parliamo, poi, quando finivano in discorsi etici, erano praticamente agli antipodi. Però con l'andare del tempo nella ragazza sorse il dubbio che quello che affermava Werner, non rispecchiava i pensieri più reconditi. Infatti si era resa conto che, molto religioso, egli, sotto sotto, rispettava ogni essere vivente e alla fine era un carattere mite e buono. Tutto ciò che pronunciava non era il suo vero io ma solo una ripetizione, scevra do qualsiasi emotività, quasi meccanica degli insegnamenti ricevuti. Il ragazzo man mano iniziò una trasformazione del pensiero e più il tempo passava e più le idee dei due giovanotti si avvicinavano quasi a sfiorarsi come una piccola timida carezza.Giovanni, volle un pomeriggio provare a parlare chiaro e franco con Hans, perché pensava che se fosse riuscito a portarlo definitivamente dalla sua parte avrebbe giovato non solo a lui ma anche a parecchie altre persone. Inoltre il tempo stringeva, anzi era al termine.Venne fuori che Hans era veramente stufo di vedere violenza, odio, bambini innocenti, donne anziani e padri di famiglia malmenati o addirittura uccisi. Si sentiva stanco, impotente e tradito; si era vero che loro, il popolo tedesco, era l'eletto, ma forse proprio per questo avrebbe dovuto provare, soprattutto ora che era padrone dell'Europa, insegnare l'unione e non l'odio cieco e bieco. Così decise di aiutare l'italiano e cambiò fazione. Purtroppo il
Nel Marzo del 1944, i Gruppi di Azione patriottica, il GAP, misero a segno un attentato contro una compagnia del battaglione Bozen in via Rasella e molti soldati tedeschi perirono. Per rappresaglia il 23 marzo, vennero arrestate parecchie persone e 335 ostaggi italiani furono fucilati, come rappresaglia, alle Fosse Ardeatine.
Dopo quell'avvenimento Hans ritornò in patria e con Marina non si vide più. Non seppe mai che un anno dopo veniva alla luce suo figlio, Otto. Solo molti anni dopo Marina, con il figlio, si recò in Germania, in cerca di una vita migliore e il ragazzo scoprì la sua vera identità. Trascorsero anni di ricerca da parte del giovane che crebbe quasi emulando il padre, proprio perché avrebbe dato tutto pur di trascorrere almeno un pomeriggio con lui.OGGI SULLA RETE NAZIONALE HANNO ANNUNCIATO CHE E' MORTO ERIC PRIEBKE. AVEVA CENTO ANNI. ORA NON STA A ME GIUDICARE MA SONO DELL'IDEA CHE COMUNQUE SIANO ANDATE LE COSE NON TROVO GIUSTO CHE UN UOMO CHE HA FATTO TANTO MALE ABBIA POTUTO MORIRE IN LIBERTA'. E TUTTE QUELLE PERSONE A CUI HA TOLTO LA VITA NON LE CONSIDERIAMO? COME ABBIAMO POTUTO LASCIARE LIBERA UNA PERSONA DEL GENERE? IN RETE HO TROVATO ANCHE NOTIZIE CHE AVEVA UNA SCORTA PER POTER ANDARE IN GIRO, A MESSA A FARE LA SPESA. MA LUI DOVEVA RIMANERE IN PRIGIONE TUTTA LA VITA PER MEDITARE SUL SUO COMPORTAMENTO E COME MONITO IMPERITURO PER LE FUTURE GENERAZIONI.