“Era come se in quegli ultimi minuti egli ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato – la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male.” (Hannah Arendt, “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme”)
11 ottobre 2013: Erich Priebke ha lasciato questo mondo per uno migliore? Chissà. Sulla coscienza la fucilazione di oltre 300 prigionieri alle Fosse Ardeatine, mai un gesto di pentimento, ed al momento nessuno intende accoglierne il corpo.
Erich Priebke nasceva 100 anni fa, precisamente il 29 luglio 1913, nella cittadina tedesca di Hennigsdorf. Nel 1933 aderì al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi con forte convinzione, fatto che attirò l’attenzione di Henrich Himmler grazie al quale fu arruolato nelle SS raggiungendo presto il grado di capitano.
Fino al 1944 operò a Roma sotto il comando di Herbert Kappler il quale il 23 marzo 1944 ordinò le esecuzioni di 335 ostaggi da fucilare per rappresaglia alle Fosse Ardeatine. Questa fu una conseguenza dell’attentato da parte dei Gruppi di Azione Patriottica nei confronti del battaglione Bozen: 10 italiani vennero fucilati per ogni soldato tedesco morto nell’attentato.
Dopo la sconfitta della Germania, Priebke si procurò dei documenti falsi a Roma e fuggì in Argentina, a San Carlos de Bariloche, grazie all’aiuto della nota organizzazione ODESSA. In questo modo riuscì a sfuggire alla cattura e ai processi per crimini di guerra e neppure i servizi segreti israeliani riuscirono a scovarlo.
Nel 1991 il libro “El pintor de la Suiza Argentina” di Esteban Buch denunciò la partecipazione di Priebke al massacro delle Fosse Ardeatine ed è in seguito a ciò che nel 1994 le autorità italiane inoltrarono la richiesta di estradizione all’Argentina.
In seguito a processo Priebke fu riconosciuto colpevole per l’eccidio e la Cassazione confermò l’ergastolo nel novembre 1988. Per via dell’età gli furono concessi i domiciliari a Roma, molto contestati. Così come contestati furono i festeggiamenti per i 100 anni compiuti pochi mesi fa.
La morte del capitano tedesco pone ora un nuovo dilemma: dove potrà trovare sepoltura il corpo? È giusto che venga celebrato il funerale? Secondo alcune voci questo dovrebbe essere celebrato a Roma ma a questi si oppongono con decisione il sindaco Marino e lo stesso Vicariato.
Pare che l’uomo avesse chiesto di essere sepolto accanto alla moglie a San Carlos de Bariloche ma l’Argentina avrebbe detto di no a questa proposta. Il ministro Hector Timerman avrebbe infatti dato ordine di respingere ogni procedura che possa permettere l’ingresso nel Paese del corpo del criminale Erich Priebke.
L’ufficiale nazista non si è mai pentito dei suoi gesti e secondo le parole all’Adnkronos dell’avvocato Taormina “Non si è mai pentito perché riteneva che non ci fossero ragioni per cui pentirsi. Mi ha sempre detto che se non avesse eseguito gli ordini lo avrebbero ucciso“.
Ma può questa giustificazione risultare credibile? Certamente in tempi di guerra gli ordini erano ordini e non vi era il tempo per inutili discussioni ma sappiamo anche che le dottrine naziste vennero profondamente assorbite da alcuni tra i principali protagonisti. Pensiamo solamente al gerarca nazista Adolf Eichmann il quale catturato in Argentina venne processato a Gerusalemme: egli si dimostrò lucido e consapevole del suo ruolo nello sterminio degli ebrei fino all’ultimo momento e poco prima dell’esecuzione le sue parole, non certamente di pentimento, furono “Tra breve, signori, ci rivedremo. Questo è il destino di tutti; viva la Germania, viva l’Argentina, viva l’Austria, non le dimenticherò”.
Ed è anche stavolta, se mai Priebke avesse subito una condanna drastica come quella di Eichmann, il risultato sarebbe stato molto simile, se non lo stesso.
Probabilmente col tempo le polemiche sul funerale sfumeranno ed un luogo di sepoltura verrà trovato ugualmente. Dopotutto ora che è morto ben poco si può dire o fare.
Written by Rebecca Mais