>Erik Davis e la realtà virtuale" title=">>Erik Davis e la realtà virtuale" />
Secondo Erik Davis la realtà virtuale può essere intesa come una “simulazione immersiva”, una costruzione digitale in cui ci si può entrare. Essa è costituita secondo Davis da “simulazione assoluta”: la realtà virtuale può generare mondi “che si reggono in piedi da soli”.
Davis aggiunge che anche le miriadi di mondi simulati che sono stati creati hanno diversi scopi: industriali, ludici, commerciali, scientifici, artistici, etc. Simulando la complessità della vita reale la realtà virtuale assomiglia sempre più ad essa: un mondo di simulazione allo stato puro in cui “immergersi” e “perdersi” come in un “oblio liquido”.
La realtà virtuale è una delle innumerevoli “facce” della “società dell’immagine”, una società “liquida”, come la definirebbe Bauman, in cui “immergersi” e diventare “uomini tecnologici” nell’era del “postumano” e del “cibernetico”.
Ogni giorno veniamo bombardati da immagini, icone pop, mitologie varie, video, suoni e tanto altro e allo stesso tempo ci immergiamo nelle realtà virtuali di videogiochi come anche di simulazioni atte all’insegnamento e alla formazione.
La realtà virtuale è uno strumento commerciale, ludico e culturale e grazie ad esso possiamo essere resi “automi impotenti” e passivi in un “universo” creato appositamente per noi: una realtà “cangiante” in perenne trasformazione che assomiglia ad una gabbia “invisibile”.
Una realtà virtuale che agisce sulla nostra mente e sulle nostre capacità intellettive: un “surrogato” della vita reale, artefatto e programmato, con il solo scopo di “catturare” la nostra mente e il nostro pensiero.