Quando apprendiamo,a proposito degli sbarchi sulle nostre coste, di immigrati e sentiamo pronunciare il nome “Eritrea” è di notizie come queste che dobbiamo immediatamente ricordarci.
Giorni fa il tema del rispetto dei diritti umani nel Paese africano è stato ufficialmente discusso, in sede Onu, dall’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Nel corso dell’esposizione in aula (episodi e cifre) è emerso tout court che gli abusi in Eritrea sono senza dubbio fonte di grave preoccupazione.
Rifacendosi, infatti, a fonti attendibili, il commissario, Navi Pillay, ha parlato di abusi che in Eritrea riguardano la detenzione arbitraria, le torture, il lavoro forzato, la leva obbligatoria per maschi e femmine, notevoli e pesanti restrizioni, ancora, in merito al diritto di espressione, di raduno assembleare e di religione.
Secondo i dati a disposizione ci sarebbero inoltre- ha sottolineato con forza il commissario – almeno dai cinque ai diecimila prigionieri politici rinchiusi dal regime in carceri segrete.
E, come se non bastasse, si ricorre ad esecuzioni sommarie dopo processi-burletta.
Scusate, se è poco.
A me non pare affatto.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
COMMENTI (1)
Inviato il 07 luglio a 07:00
Indipendentemente dal fatto che l'O.N.U. ha una credibilita' inferiore allo zero assoluto, mi risulta che la sua commissione, dopo aver trascorso ben due settimane in Eritrea, e' giunta a conclusioni ben diverse a quelle esplicitate nell'articolo. La leva obbligatoria e' in atto nel 96% delle nazioni, ivi compresa la neutrale Svizzera! Il resto...lascia il tempo che trova. Prima di informare, accertarsi di persona sul luogo non sarebbe una cosa sbagliata. M'auguro, comunque, che prima o poi vengano imposte serie sanzioni a coloro che si permettono di dare informazioni non aderenti alla realta'.