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Ernest Hemingway e le Isole Borromee

Creato il 23 febbraio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Il lago Maggiore, con le sue bellezze naturalistiche, artistiche e storiche, ha sempre attratto e accolto letterati e poeti provenienti da ogni parte del mondo. Molti di questi – in cerca di relax e ispirazione – hanno soggiornato sulle sponde del lago solo qualche mese. Altri invece vi sono rimasti alcuni anni, perché incantati dalle bellezze del posto. Uno di questi è stato Ernest Hemingway, premio Nobel per la letteratura nel 1962, rimasto folgorato dallo splendore del lago Maggiore, in particolare della città di Stresa e soprattutto dalle Isole Borromee, tanto da ambientare qui gli ultimi capitoli del suo romanzo “Addio alle Armi”, dove narra il vissuto della prima guerra mondiale e l’amore per l’infermiera Agnes Hanna von Kurowsky. Hemingway visitò l’Italia più volte, ma fu proprio sulla sponde piemontesi del lago Maggiore che decise di soggiornare più a lungo e di ambientare una parte di uno dei suoi romanzi più significativi.

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Lo scrittore giunse per la prima volta da queste parti nel 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, dove arrivò da Milano per curare una ferita di guerra subita durante il suo periodo di servizio al quotidiano Kansas City Star. Il viaggio, che aveva come destinazione finale proprio la città di Stresa, era in realtà una fuga d’amore, perché il giovane Ernest si era innamorato della infermiera che lo aveva accudito e proprio con lei decise di organizzare la fuga. La storia personale dell’autore si riflette in modo evidente nelle pagine dell’opera ambientata sul lago Maggiore. Protagonista del romanzo di “Addio alle Armi” è il tenente Frederic Henry, che dopo la battaglia di Caporetto fugge dal fronte per raggiungere finalmente la sua Catherine a Stresa.

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I due alloggiano al Grand Hotel des Iles Borromées, che ancora oggi è una delle dimore turistiche di lusso più famose e apprezzate dal turismo internazionale. Negli ultimi capitoli del romanzo Hemingway, il protagonista racconta proprio la traversata del lago Maggiore verso l’isola Bella, considerata come la più incantevole delle Isole Borromee. “Remai verso l’Isola Bella e mi avvicinavo ai muraglioni, dove l’acqua diventava improvvisamente profonda e si vedeva il muro di roccia scendere obliquo nell’acqua, e poi risalii verso l’Isola dei Pescatori – si legge nel romanzo – dove c’erano barche tirate in secco e uomini che rammendavano reti”.

Nelle descrizioni e nelle narrazioni dell’autore emergono evidenti i tratti salienti e distintivi dei luoghi più famosi del lago Maggiore, come nel paragrafo dedicato a Pallanza: “Non pioveva più e il vento respinse le nuvole finché apparve la luna e guardando indietro vidi la punta nera della Castagnola (Pallanza) e il lago con frangenti bianchi e più in là la luna sulle alte montagne di neve”.

Nel 1948, dopo trenta anni dal suo ultimo viaggio sulle sponde del lago, Hemingway tornò di nuovo a Stresa e negli anni che seguirono fece altri viaggi sia sul lago Maggiore che sul Lago d’Orta, per ritrovare quell’incanto e quell’ispirazione che lo avevano folgorato anni prima. Questa parte dell’Italia e la comunità locale gli restarono a lungo nel cuore; per questo alcuni dei suoi soggiorni furono particolarmente lunghi. Come sempre, soggiornava al Grand Hôtel des Iles Borromées e in occasione del suo viaggio nell’ottobre del 1948 lasciò un messaggio sul libro degli ospiti dell’hotel, firmandosi semplicemente “an old client”, un vecchio cliente.

Verdiana Amorosi



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