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Ero una pecora perduta

Creato il 21 marzo 2015 da Massimo704

ERO UNA PECORA SMARRITA

Gesù raccontò che il buon pastore va alla ricerca della pecora perduta e non si ferma fin quando non la trova. Egli ha fatto lo stesso con me.

ERO UNA PECORA PERDUTA

Agli occhi di molti sicuramente non sembravo perduta: ero una brava adolescente, tutta casa, scuola e chiesa. Fin da piccolissima ho sempre avuto un grande slancio verso il Signore. Ero fiera della mia religione, tutto mi appariva bello, solenne e profondo. Conoscevo abbastanza bene gli episodi del Vangelo, anche se non avevo compreso perché Gesù fosse morto sulla croce. 

Facevo catechismo ai bambini, ma non avevo nessuna esperienza spirituale da trasmettere. Parlavo di Gesù come di un personaggio storico. Come tutti i religiosi, mi impegnavo in un’impresa impossibile: vivere il cristianesimo senza essere nata spiritualmente.
Pensavo di essere figlia di Dio, ma tra me e Lui non c’era alcun contatto, malgrado i miei sforzi. Ricordo lunghissime preghiere e promesse ogni domenica prima di accostarmi alla comunione. E la dolorosa consapevolezza che nulla, in realtà, cambiasse mai nella mia vita. Il mio peccato mi separava irrimediabilmente da Dio. Il problema era che non riuscivo a sbarazzarmene. I fioretti (piccole rinunce per “guadagnare punti” con Dio), le buone azioni, le preghiere, la confessione, niente funzionava. Pensavo che forse avrei dovuto fare qualcosa di eclatante per meritarmi il Suo perdono, come dare la vita per qualcuno. Ma fortunatamente non era una cosa molto facile da realizzare! Così ho “risolto” la questione decidendo di impegnarmi nella religione, sperando che, quando fossi morta, Dio avrebbe avuto pietà di me. Ma non avevo alcuna certezza.
Il Signore non è rimasto a guardare: ha messo sul mio cammino un Suo figlio. In terza superiore, infatti, entrò nella mia vita un professore “strano”. Era evangelico e parlava di Dio in classe. Questo mi infastidiva, anche perché temevo per le mie compagne che, a differenza di me, non avevano alcuna cultura religiosa. Pregavo spesso per lui, perché Dio gli facesse comprendere la bellezza della mia religione. Quel professore aveva però qualcosa che mi attirava in modo irresistibile: emanava una luce, una pace, una conoscenza di Dio che io non avevo. Rispondeva alle mie domande citando la Bibbia e facendomela leggere. Era un non vedente e quindi dovevo cercare io i versetti. Succedeva sempre qualcosa di strano: quelle parole mi toccavano in profondità, tanto che la voce tremava. Questo mi colpiva.
C’era qualcosa di particolare in quel libro! Un giorno il professore mi suggerì di chiedere a Dio di convincermi. “Se sarà Dio a parlarmi e a convincermi potrò stare tranquilla” pensai. Acquistai subito una Bibbia (una versione approvata dal Vaticano, per non correre rischi!) e cominciai a leggerla. Avevo già provato nel passato ad accostarmi alla Parola di Dio, ma come se fosse un libro qualsiasi. E mi ero arenata dopo pochi capitoli. Questa volta, però, prima di leggere la Bibbia chiedevo a Dio di parlarmi, di farmi capire che cosa dovevo fare, quale fosse la verità. E giorno dopo giorno le cose diventarono sempre più chiare. Compresi non soltanto che ero una peccatrice senza speranza (questo lo sapevo già da tempo!), ma anche che Gesù era morto per donarmi la vita eterna. Proprio perché i miei sforzi e sacrifici non erano sufficienti, il Figlio di Dio aveva pagato per me!
Ecco che cosa significava quel “È compiuto” esclamato da Gesù prima di spirare! Bastava soltanto accettare per fede il dono che Lui aveva già provveduto, morendo sulla croce. Fu una scoperta meravigliosa. Esclamai: “Signore, questa sì che è una buona notizia!”.
Impiegai un po’ di tempo ad arrendermi al Signore, un po’ per paura di deludere la mia famiglia, un po’ per la mia razionalità. Il Pastore, però, continuava pazientemente a cercare e ad attirare a Sé quella pecorella. Finalmente, il 24 maggio del 1987, dopo aver letto che Abramo, davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, con semplicità dissi: “Signore, non ho la fede di Abramo, ma voglio credere che tu mi salvi”.
Sulle prime non sembrò cambiare nulla. Ma quando decisi di abbandonare ogni dubbio e ogni pensiero, mi accorsi che la pace di Dio stava invadendo il mio cuore. Era davvero tutto nuovo! Finalmente ora avevo la comunione con Dio, la certezza del perdono dei peccati e della salvezza! In questi 27 anni ho sperimentato costantemente la cura meravigliosa, attenta e amorevole del Buon Pastore.
Guardando indietro posso dire: “Eben-Ezer, fin qui il Signore mi ha soccorso!”. E so che continuerà a farlo!
“Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova?” (Vangelo di Luca 15:4).
Cristina. by Chiese Cristiane Evangeliche Assemblee di Dio in Italia


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