Se vi state chiedendo perché questo post porta un titolo così particolare ve lo spiego subito e cercherò di essere breve.
Sabato scorso ho avuto un lutto in famiglia che ancora sto cercando di metabolizzare. Dopo settimane e settimane di ricadute, interventi e false speranze mia nonna ci ha lasciati. Le ero davvero affezionata, abitava qui con noi e la mancanza si sente. Troppo. Credo che lei abbia portato via con sé una parte di me di cui ignoravo l'esistenza. Sono giorni questi di assestamento. Abituarsi all'idea che non c'è più è difficile da accettare e a volte la vedo ancora affacciarsi alla porta o pranzare alla nostra tavola.
Ho parlato spesso di morte nei miei racconti, ma quando ci colpisce da vicino assume altre sembianze e altri significati.
Confesso, nel mio dolore, di aver pensato di mollare molte cose tra cui la scrittura. Ho passato (e sto passando) ore tristi dove tante sono le domande sull'esistenza che un lutto ti pone di fronte. Quando ti trema la terra sotto ai piedi è normale credo aver paura di riedificare qualcosa sopra delle macerie ancora instabili. Ma la vita va avanti e mia nonna sono certa non vorrebbe che io smettessi di coltivare il mio sogno, lei che era così orgogliosa di avere una "scrittrice" in famiglia. Lei mi leggeva spesso. È stata una delle prime a leggere i miei racconti ancora acerbi. E parlo di un tempo che sembra non appartenermi più oramai. Credo che la mia insicurezza e la voglia di cedere sia dovuta al fatto che devo ancora metabolizzare una separazione ancora troppo recente.
Se fosse ancora qui le direi che sono arrivata seconda al concorso della Sperling Privè. Già. Seconda. La Sperling mi scrisse tempo fa comunicandomi questa notizia. Quando mai una ce di questa portata aveva mandato una mail alla mia misera casella di posta? Ma purtroppo non credo che pubblicherò lo stesso il mio racconto in quella collana poiché da quella mail non mi è arrivata poi alcun'altra comunicazione. D'altronde non sono quella del "in un modo o nell'altro" o "in un secondo momento"? Frasi equivalenti al "le faremo sapere". Sì. Sono quella del le faremo sapere. Sono la panchinara per eccellenza, quella che guarda gli altri giocare e fare gol. Io aspetto ancora la mia palla, la mia occasione. Ma a mia nonna direi che non posso fare a meno di aspettarla, questa benedetta occasione. Lei mi direbbe di pazientare. O nel peggiore delle ipotesi di mandare tutto al diavolo, ma solo se è veramente questo che voglio.
Se fosse ancora qui le direi anche che ho contattato un agente letterario tempo fa, che si è complimentato per la mia prosa ma che lo stesso non mi ha preso nella scuderia dei suoi autori. Della serie "hai le capacità ma non fai per noi."
Se fosse ancora qui le direi che almeno una vittoria l'ho intascata, ovvero la pubblicazione in digitale con un'altra ce conosciuta della quale però non posso dire ancora nulla (anzi, lo avrei detto solo a lei magari sussurrandoglielo all'orecchio).
Se fosse ancora qui le direi che ha rischiato di portare via con sé anche la mia voglia di scrivere, sebbene lei adorava quello che facevo. La voglia di mollare è molta, ve lo confesso. Forse è solo la tristezza che mi fa parlare in questo modo. O forse la consapevolezza che questo resta e resterà sempre un sogno.
Tornando al titolo del post: riassume in breve quello che mi è accaduto ultimamente ovvero ricevere notizie relative a racconti erotici scritti e vincitori (uno di questi quasi vincitore) e ricevere la telefonata dall'ospedale che annuncia la morte di mia nonna.
Non avrei immaginato mai di affrontare un genere a me ignoto come l'erotico.
Non mi sarei mai aspettata che mia nonna mi lasciasse in così breve tempo.
La vita sta cambiando. Io odio i cambiamenti, ma sono inevitabili.
Dai nonna, tu che eri così orgogliosa di me... fa' che io possa continuare a credere ancora nei miei sogni.
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