Sì lo so che sei stanca. Ho capito tutto, non c’è bisogno che mi spieghi ancora, te lo sei detto mille volte. Non ti ci ritrovi in questo modo, non fa per te.
Certo che è squallido, secondo il tuo punto di vista, ovvio. Si tratta della tua sensibilità. E’ vero che è difficile da capire, soprattutto se non lo vivi in prima persona, come no.
Ma non fartene un cruccio per questo, mica è una disgrazia eh...eccheccavolo.
Siete solo diverse.
Lei è così, adesso ha scelto di vivere così.
Se non ti sta bene puoi anche non andarci lì da lei, o no? Dove sta scritto che la devi frequentare se quello che fa ti sembra così assurdo.
Da nessuna parte, appunto.
Hai bisogno di andare lì perchè a casa tua non c’è l’ADSL e devi lavorare? Allora adattati, non ci pensare a quello che avviene su quel letto, pensa a lavorare.
Se sedertici ti fa venire i brividi, allora siediti sul divano.
E’ un divano letto perchè vive in un monolocale? Usa una sedia.
Che poi, dai, mica adesso vorrai convincermi che non ci hai mai pensato anche tu?
Io dico che, almeno una volta, alla fine dei suoi racconti, ti sei chiesta come sarebbe se lo facessi pure tu.
Scommetto che ti sei immaginata in una situazione simile, o forse te ne sei costruita una ad hoc, che la fantasia non ti manca a te, e ti sei lasciata andare. Ti sei anche bagnata.
Dai non arrossire adesso lo sai che a me puoi dirlo, ti sei bagnata. Vero? O magari sei corsa a casa a toccarti, che sei diventata brava adesso, hai capito come ti piace, conosci i punti, ti muovi bene, proprio bene.
Ti ricordi? All’inizio ti vergognavi, ti sembrava di fare una cosa sporca, non ti piaceva vederti così, cancellavi tutto alla svelta con fastidio, portandoti via anche la scia di quel piacere rubato.
Non come adesso, adesso è diverso. Sei così bella quando rimani distesa abbandonata sul letto, con gli occhi aperti a fissare il vuoto, il respiro affannoso, leggermente sudata, i capelli appiccicati alla fronte e quel sorriso lì, appena accennato sul viso completamente disteso, ancora immerso nelle tue storie. Rubate. Quelle ancora rubate, sì.
Ti piace appropriarti di storie che nessuno conoscerà mai. E’ questa l’essenza della tua sensualità. E’ per questo tuo mistero inaccessibile che le persone si perdono nel tuo sguardo; uomini e donne indistintamente, alla ricerca di una qualche verità, di una risposta. Una chiave per decifrare i tuoi desideri.
Questa è l’unica strada che conosci.
Lei invece le storie le vive e le racconta. E’ questo che ti infastidisce? Che sia tutto così esplicito? Che non ci sia neanche un dettaglio lasciato all’immaginazione, alla fantasia, che sia tutto sovraesposto, nitido, definito. Ti fa paura questo lo so, perchè a te le linee di contorno hanno sempre fatto paura, tu che fuggi dalle definizioni, che ti rintani nei mezzi toni, nella semioscurità, che cerchi la penombra. Tu che però non rinunci a vedere. Anche se spesso, troppo spesso ormai, guardi con gli occhi della tua fantasia.
Come ieri.
Cosa hai pensato quando l’hai visto e lui ti ha agganciato con il suo sguardo scuro, cosa?
Non ti ha lasciato scampo, non c’è stata una scusa, nessun terreno su cui poggiare il piede nel consueto passo indietro. Ti ha inchiodata con le spalle al muro, e ti è piaciuto.
Avresti potuto appellarti a tutte le tue ragioni e filosofie. Non l’hai fatto.
E non l’hai fatto neanche quando si è avvicinato, così vicino, troppo vicino, a pochi centimetri dalle tue labbra, per parlarti e dirti che non ti aveva mai vista a nessuna della sue mostre, che ormai bene o male le facce sono sempre quelle, artisti, critici, curatori, galleristi, amici. Ma questa amica di amici non l’aveva mai vista, se ne sarebbe ricordato.
Com’è stato sentire il cuore che ti schizzava in gola? Hai avuto paura che se ne accorgesse, che scoprisse il tuo rossore in quelle luci soffuse, che vedesse la tua pelle alzarsi e abbassarsi pulsata dal tuo cuore impazzito. Senza che avessi il tempo di costruirti una corazza di disinvoltura, di puntargli gli occhi in faccia, che tu non hai paura.
No. Hai solo potuto avvertire il calore del suo fiato vicino alla tua faccia e ti è piaciuto, tanto. Lo sguardo è andato giù, si è abbassato docilmente come quello di un animale che ammette la resa e mostra la gola, pronto a farsela azzannare. Hai posato i tuoi occhi sul suo di collo, così forte con la pelle olivastra, scura. Avevi sentito che era appena tornato da Santiago, lui, pittore cileno dal nome romantico e intenso, proprio come la sua bocca, con quelle labbra carnose, così sensuali.
Intorno, la sala gremita di persone, avvolti in un chiacchiericcio che solo in quel momento hai percepito come elemento di disturbo. Era stato come nuvola colorata quando sei arrivata, ti aveva avvolto allegro come uno sciame di farfalle e ti eri fatta trasportare, di quadro in quadro, salutando qualcuno di tanto in tanto, scambiando cenni di intesa con lei che chiacchierava con quel tipo, sbirciando il tavolo del buffet per vedere se le cavallette avevano lasciato qualcosa. E così gli sei praticamente finita tra le braccia. Se avessi inciampato finendo su uno dei suoi quadri ti saresti sentita meno in fallo.
Ma adesso è tardi per pensarci. Adesso che le sue mani si sono infilate sotto la tua camicetta e ti stanno sfiorando il seno, lo stanno stringendo. Adesso che scendono sui fianchi prendendoti in una morsa, contro di lui, dove una prominenza dura ti avverte che ti sei appena trasformata nella sua preda.
Le sue labbra, quelle labbra così belle sono calde, umide, la saliva ha un buon sapore e tu le mordi, le lecchi e le succhi proprio come un animale affamato.
E’ così, sei affamata di quello da cui fuggi ogni giorno.
Lo prendi e lo stringi forte a te, immagini di sentirlo dentro, pregusti il movimento appassionato di lui e già ti manca il respiro all’idea ed è allora che accade quello che non ti aspettavi. Lui si inginocchia, sì, si inginocchia proprio davanti a te, come uno schiavo implorante. Ti solleva la gonna, dolcemente, accarezzandoti le gambe con le sue mani venose di pittore. Senti la sua bocca sulle tue gambe, baci caldi, la lingua che esplora sempre più su e le dita che la accompagnano fino a sfilare gli slip, una gamba, poi l’altra.
Ed è allora che tutto si è confuso, si è perso cullato dal movimento della sua lingua dentro, e fuori, e dentro. Dalle dita che l’accompagnavano, la guidavano, le facevano spazio.
Adesso esplode, hai pensato, adesso mi esplode il cuore in testa. Un’eruzione di piacere trattenuta a stento dalla sua mano sulla tua bocca, i vostri occhi affrontati come i leoni di San Marco incisi sulla colonna della galleria, in alto. Le sue labbra ancora bagnate di te.
Le gambe e le braccia vuote, la testa vuota, il cuore impazzito, in quel luogo estraneo.
Lo vedi allontanarsi e tutto vacilla intorno a te.
Torni fra la gente, lo sciame di farfalle ha lasciato il posto ad un nugolo composto di persone che sembrano sapere, raggiungi lei che appena ti vede ti travolge di parole, perchè stasera dovrai tornare da sola che lei ha preso un impegno, e sorride ammiccante, sì, proprio lui, quel tipo lì, carino eh? Poi ti racconto tutto.
Poi ti racconterà tutto. E tu continuerai a non capire, a chiederti che senso abbia quel feroce concedersi. Che ognuno deve riprendere il proprio ruolo.
Ti giri e lui è proprio di fronte a te, ti porge un bicchiere di vino, rosso naturalmente.
Come ti chiami? Non ti ho mai vista da queste parti, sei amica di qualcuno?
Ha delle belle labbra, una bella pelle olivastra, deve essere sudamericano, si sente anche dall’accento spagnoleggiante. Sei tu l’artista? E’ tua la mostra vero? Sì, sono i miei quadri questi, benvenuta. Se ti va te li mostro, così ti spiego un po’ di che si tratta.
Il piacere in una storia rubata, sei ancora bagnata, lo guardi, occhi neri e intensi e un’intimità già profanata dalla tua fantasia, la tua storia rubata, ma questa volta, vedrai che finirai col restituirgliela.
“Vorrei provare l’orgasmo fra le ali di un angelo, curiosità”
Jim Morrison