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Dal 28 febbraio al 2 marzo, un po’ per ridere e un po’ anche per fare cultura, Bologna si prepara a festeggiare l'errore con un festival di tre giorni.
L’attrice comica Clelia Sedda ha ideato e dirige la manifestazione, insieme ad Alessandra Berardi e Monica Dematté. L’errore, spiega, «è tragico, ma in alcuni casi molto divertente. E noi vogliamo celebrare quanto a lui dobbiamo in termini di crescita personale e conoscenza collettiva».
Dal Quotidiano Nazionale del 26 febbraio l'intervista di Benedetta Cucci all'ideatrice della manifestazione.
Come le è venuto in niente di dar vita alla giornata dell'errore, per di più il 29 febbraio che quest'anno non c'è e con giornate celebrative che coinvolgono varie forze intellettuali cittadine?«L'errore è un tema da salotto ma anche scientifico e io ho iniziato ad affrontarlo anni fa, quando ho cominciato a studiare la scienza, che dà risposte fino ad un certo momento storico. Da varie riflessioni, conversazioni, libagioni e ragionamenti con le amiche e collaboratrici dell'Errar Day, ovvero Monica Dematté e Alessandra Berardi, è nata l'idea di una giornata mondiale dell'errore».
Ma perché ha deciso di occuparsi dell'errore con tanta tenacia?
«Devo andare molto indietro col tempo, avevo 9 anni e vivevo a Tempio Pausania in Gallura, quando ho iniziato a voler essere perfetta. Mi son sempre negata le cose facili e mi sono imposta una vita infernale in cui ho fatto tanti errori, scegliendo quello che non potevo controllare, ma arrivando, alla fine, a raggiungere una vita meravigliosa».
Quindi sbagliando s'impara, per dirla in maniera facile, ma ancora tante persone non accettano di "fallire". Le giornate serviranno a dare speranza?
«Credo che se potessimo avere il controllo sulla nostra vita e decidere cosa voghamo essere, diventeremmo mostruosi. Mi viene in mente Michael Jackson che aveva tutto ma ha deciso di disegnarsi come voleva. La nostra ricerca della perfezione ci mette di fronte ai nostri limiti, ci fa crescere e ci rende felici».
Allora potremmo dire che questo è anche un po' il festival dell'ottimismo...
«È vero, io ad esempio sono fortunata perché ho il dono della contentezza, sono felice e le assicuro che non ne ho nessun motivo. Ma lo sono perché ho accettato la mia imperfezione. Fare errori e accettarli funziona e può rendere felici. Tante cose fondamentali nella scienza e nell'arte sono nate grazie ad un errore».
Il suo errore preferito?
«Quello di pensare bene di tutti fino al contrario».
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