Credit: ESA/DPAC/Airbus DS
La sonda dell'ESA GAIA (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics), lanciata con successo il 19 dicembre scorso dallo spazioporto europeo di Kourou nella Guiana francese, ed in orbita intorno punto Lagrangiano L2 del sistema Terra-Sole, a 1.5 milioni di chilometri dalla Terra, ha aperto gli occhi per la prima volta mettendo a fuoco il fitto ammasso stellare NGC1818, nella nella Grande Nube di Magellano, la galassia satellite della nostra Via Lattea.
Gaia è arrivata in L2 lo scorso 19 gennaio ed è ora in fase "commissioning", ossia sta testando e calibrando la strumentazione.
Genererà un'enorme mole di dati, così i risultati scientifici verranno ottimizzati inviando a Terra solo puntuali "'cut-out'" focalizzati su ciascuna delle stelle rilevate.
E' stimato che dopo cinque anni di lavoro, Gaia ci avrà regalato un archivio dati superiore a 1 petabyte, ossia 1 milione di gigabyte, pari a circa 200 000 volte la capacità di un DVD.
Quella in apertura è una delle prime immagini a fuoco scattate dalla sonda, abbastanza bella da essere pubblicata ma, ironia della sorte, sarà anche una delle ultime percé non è previsto che Gaia, in modalità operativa scientifica, invii a Terra foto complete.
Il suo obiettivo è realizzare una mappa tridimensionale dettagliata della nostra Galassia: effettuerà misurazioni precise delle posizioni e dei movimenti di circa l'1% della popolazione totale di circa 100 miliardi di stelle presenti nella Via Lattea, per rispondere alle domande sulla sua origine ed evoluzione.
Durante i soli primi sei mesi, la sonda riuscirà a vedere almeno una volta tutto il miliardo di stelle, che poi verranno studiate ed osservate in media 70 volte ciascuna, nell'arco dei cinque anni di missione.
Oltre alle posizioni ed ai movimenti, Gaia misurerà anche le principali proprietà fisiche di ogni stella, compresa luminosità, temperatura e composizione chimica.
Utilizzerà due telescopi con piano focale condiviso, una serie di specchi e la più grande macchina fotografica digitale mai volata nello spazio, con 106 CCD, che corrispondono a quasi un miliardo di pixel, disposti in una matrice di 0,5 x 1 metro.
Per questa fase di test, il team sta scaricando solo sezioni di dati estrapolati dalla fotocamera, tra cui l'immagine di NGC1818 che copre meno dell'1% del campo visivo di Gaia.
Durante i cinque anni di vita operativa, verranno rilasciate pubblicazioni intermedie ma il catalogo finale di Gaia sarà disponibile solo tre anni dopo la fine della missione.