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Esami di coscienza (letteraria). Ma non solo.

Creato il 18 gennaio 2013 da Phoebe1976 @phoebe1976

Esami di coscienza (letteraria). Ma non solo.

vintage-gal-writing.jpgScrivere è sempre stato per me un luogo dell’anima, un posto della mia mente dove rintanarmi e non far entrare la paura, il dolore, le cose che non volevo né capire né vedere.

Il luogo della fantasia, certo, dei paesaggi fatati, delle principesse incantate, delle storie d’amore perfette.

Ma anche un modo per raccontarmi, raccontare e sfogarmi.

Scrivere per me è sempre stato vitale, ma anche naturale, un po’ come iniziare a camminare o a parlare. E se si considera che secondo mia madre ho iniziato a parlare per non smettere più, capirete la portata della questione.

E’ solo che ultimamente non riesco.

Non riesco a buttare giù tutte le idee e gli spunti che mi frullano per la testa. Sono troppi, oppure troppo pochi.

Non riesco a capire se la mia testa è troppo piena oppure è vuota del tutto.

E’ difficile spiegare la sensazione, ma mi capota di sedermi al computer, guardare la tastiera… e ecco, niente.

 

Perché non scrivi un libro?  

Non hai l’idea?

L’idea ce l’ho sì, ma…

Ma che cosa? Allora scrivi!

 

Ho sempre pensato che scrivere non fosse come cucinare, ché ti metti ai fornelli e qualcosa tiri fuori.

Ci vuole la giusta predisposizione d’animo, è un attimo per sé proprio come farsi la maschera d’argilla contro la pelle grassa.

E’ impegno, è mettere in ordine una ridda di pensieri e vocine che fanno a botte nel cervello.

Ci vuole calma, e io forse in questo periodo sono troppo ansiosa, troppo presa in un vortice e troppo incasinata mentalmente per avere lucidità.

O forse ho solo perso le parole, per citare un cantautore famoso.

Fattostà, mi sento bloccata.

Imprigionata.

Chiusa in un tunnel da cui non vedo che un piccolo spiraglio di luce.

So già che per uscirne dovrà seguire quella luce, ritagliarmi angoli solo miei, seguire geometrie che non so disegnare, percorrere strade dimenticate. Non è un percorso facile, vuol dire trovare un equilibrio diverso tra le diverse me, tra tutti i personaggi che abitano il mio cervello e ci si azzuffano dentro. Mediare i miei vorrei, saper accettare le cose che non posso cambiare, ritrovare un centro che mi sembra smarrito.

Seguire la luce, sì, lo so.

Ma ora no.
Domani, magari.

 

Per ora vorrei solo sedermi nel tunnel e dormire un po’, grazie.


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