* Mancano ancora i dati garmin della gara e le foto ufficialiGiovedi 28, in volo.Il preludio non era dei migliori: la partenza da Bologna con oltre 30 minuti di ritardo ci avrebbe costretto ad una corsa forsennata per la coincidenza, ma per fortuna il pilota ha recuperato oltre 15 minuti con un andatura evidentemente superiore.E -per una volta- l'arrivo al terminal del Charles de Gaulle non e' stato eterno così siamo arrivati al gate per San Francisco con un discreto anticipo, nonostante il bus giallo che collega i vari terminal, ci abbia fatto fare il solito giro del mondo.Il volo e' stato lungo ma non distruttivo e arriviamo a San Francisco che non sono neanche le 15. Anche il noleggio auto non e' difficoltoso e in poco tempo siamo già a bordo di una Ford Escape (un nome un destino?) diretti al nostro hotel, l'Argonaut, di fronte al Fisherman Wharf.Il problema vero (quindi costoso) e' il parcheggio, che ci hanno prospettato a 45 dollari al giorno, e noi, indomiti, dopo una breve ricerca troviamo un parcheggio a 25 dollari al giorno, entrando ed uscendo quando vogliamo. Così' decidiamo di andare ad tastare il polso per un noleggio bici, e lo sconforto mi assale in fretta: sembra che tutti siano venuti qua senza la propria bici, ma noleggiandola sia pure nei numerosi rivenditori, e la prospettiva delle 18 miglia in sella ad una City Bike e' molto concreta.
Tuttavia nell'ultimo posto, quando avevo ormai perso la speranza, Bike and Roll, mi dice che probabilmente (ma devo fare la prenotazione online) una Madone 5.9 taglia 54, con cambio Ultegra elettronico ce l'ha. 300 dollari per il week end. Aggiudicata. Domani (venerdì) dovrebbe esserci. Mi dice di tornare alle 17.00.
Dopo questa notizia riportiamo l'auto al parcheggio e ci facciamo la passeggiata fino al posto dove ci sarà la zona di registrazione, transizione, l'arrivo e l'Expo, e scopriamo che aprirà sabato. Cosi' ci dedichiamo ai classici: la Coit Tower, la discesa per i tornanti della Lombard... E siccome e' ancora presto, niente di meglio che un passaggio sul Golden Gate...
Venerdi 1 marzoLa mattina parte malissimo. Nebbione che non si vede da qui a li'. E prima paranoia per la gara...Come in America nel 2013 ancora ci siano hotel 4 o 5 stelle senza colazione inclusa nella tariffa, proprio non me lo spiego. Quindi andiamo nel ristorante a fianco (il tanto decantato Little Marmade) e ci facciamo la colazione, ovviamente spendendo uno sproposito. Oltretutto domenica non sarà possibile fare colazione, visto che -comunque- aprono alle 7.00. Ferma l'intenzione di farci la colazione in camera e cercare, in mattinata anche un supermercato per comprare qualcosa. La mattinata trascorre fra un giro al Golden gate Park (in particolare nel Giardino giapponese) e a seguire la scoperta di JapanTown, il quartiere giapponese.
anche cercando comunque un alternativa al furto del noleggio, ma sembra proprio che sia arrivato molto tardi, un posto (Pacific Bike) addirittura mi dice che sono mesi che hanno esaurito le bici.
Credo che mi terro' la Madone. Di fianco a quel negozio c'e' un magnifico Whole Market, grande come un ipermercato, ma solo di roba organica. Un paradiso, anche perché oltre a roba confezionata ci sono anche insalate pronte, zuppe, sushi, pasta, insomma un ristorante, organico, vegano e salutista. Non ci facciamo sfuggire l'occasione per farci un super Sushi e la scorta per le colazioni dei prossimi giorni.
In serata ci premiamo con una Chowder, la classica zuppa di pesce, e un piatto di crudita' da Capurro's, dove conosciamo Omar, ragazzo di Aprilia emigrato qua.
Sabato 2 marzo. La registrazione inizia alle 11, così dato che siamo già svegli alle 6.30 (il fuso italiano…) ne approfittiamo per andare a vedere Chinatown, e dato che i parcheggi sono impossibili lo facciamo solo dall'auto. Ammiriamo anche che qua ci sono i tram dismessi di Milano e di molte citta'. Ma ancora e' presto, e una capatina a Castro (rigorosamente in auto) e' d'obbligo.. Poi andiamo a fare un po' di spesa: in zona registrazione c'e' il Safeway supermercato più normale, dove compriamo yogurt, cereali e bagel per fare colazione domattina, sabato e domenica per la gara. Gia' che ci siamo ci prendiamo anche dei Donuts, le famose frittelle dolci, casomai ci venga fame. Così viene l'ora della registrazione e proprio mentre mi registro c'e' il briefing, che ci terrei ad assistere se non altro per capire bene se posso usare i "bootsie", stivaletti in gomma che dal sito sono permessi, ma magari l'acqua si e' talmente scaldata che non ce n'e' bisogno. Purtroppo il miracolo dell'acqua calda non c'e' e quindi consigliatissimi, come scoprirò nel secondo briefing pomeridiano. Per il resto non molto altro, se non che e' No draft anche questa gara, e che comunque se anche non si sta dentro nell'ora di tempo limite del nuoto l'organizzazione carica tutti sulla barca e fanno arrivare a riva senza penalità, cosi' come per la bici se non si finisce per le 10.30 chi e' sul percorso viene accompagnato all'ultimo miglio e può continuare e finire la gara. Dopo la registrazione pero' abbiamo fame e decidiamo di farci un po' di cibo caldo al Whole market, così presa la canonica (molto USA) scatola di cartone, la riempiamo con diverse tipi di insalate, tutte molto vegan e anche cereali, che mi faranno saltare la cena. Perché la nebbia di ieri mi ha messo di malumore, tanto che la notte ho pensato a tutte le possibilità (invece di dormire…) e alle 20.00 sono già dormiente. 3 marzo, Race DayEssendo crollato alle 8, all'una sono già sveglio, comunque un po' dormendo un po' no, arrivo alle 3.30, quando decido che e' ora. Perfino la colazione e' studiata: 2 yogurt di soia con cereali, bagel con formaggio spaldabile e caffè. Il grande problema di questo triathlon e' questa pre-T1 all'uscita dall'acqua dove puoi fermarti per bere ed asciugarti (e indossare scarpe da correre), oltre che trovare i volontari che ti tolgono la muta. Poi bisogna correre per circa un miglio (1,6 km) per arrivare alla bici, dove c'e' la vera T1 (e T2) con la roba a fianco della bici. Decido per un'asciugamano e l'acqua, tanto tengo i bootsie per correre alla T1. Alle 4.15 inforco la bici e mi dirigo alla alla zona cambio. Dal li', entro le 6 bisogna prendere un pullman (dell'organizzazione) che ci porta al Pier 3, da dove un barcone "old style" ci porta alla start line, ovvero a fianco dell'isola di Alcatraz (a destra, guardando da riva). Posiziono tutta la roba al buio (ho una lucetta in testa ma fa poca luce), mi metto la muta fino in cintura, poi visto il furioso e freddo vento che soffia, decido che posso andare sulla barca, al caldo. Alle 5.30 sono infatti appoggiato con la schiena alla parete al secondo piano di questa barca usata soprattutto per matrimoni. Noi 50+ (tutti quelli dai 50 anni in su, insomma) siamo assieme, e l'americano medio di questa eta' sembra un po' San Paolo folgorato sulla via di Damasco: a parte quello sportivo (e sportiva) "dalla nascita" (diversi, comunque) la maggior parte di noi ha pancetta o comunque pinguedine più' o meno evidente, e un mal di schiena cronico (e lo si intuiva dalla difficoltà ad sdraiarsi e a rialzarsi da terra). Per il resto la ghigna c'era tutta. Del resto qui ci vuole un certo coraggio a buttarsi negli 11 gradi di un mare grigio topo con onda fastidiosa e correnti fortissime. Anche le donne sono così', solo con quel cipiglio tipico del sesso debole "ora non più". Alle 6.38 si parte. Non si capisce perché, visto che lo start e' previsto per le 7.30 e l'isola e' a poche centinaia di metri dal Pier 3. Difatti staremo un bel 20 minuti in posizione. La partenza effettiva avviene pero' alle 7.43 perché' dobbiamo aspettare una nave da crociera che e' appena arrivata, e i rimorchiatori non aspettano. Scopro di essere piuttosto avanti, a buttarmi dalla barca, e devo anche passare fra 2 che hanno un attimo di esitazione. Ecco, sono in acqua. Lo choc temuto non ce l'ho, l'acqua e' decisamente fredda, ma a parte le mani, la muta e' aderentissima e non passa nulla, nei piedi i bootsie fanno un discreto lavoro. in faccia devo ammettere che non ho problemi. Tutti (video, consigli dei pluri finisher ecc) ovviamente consigliano di puntare su Ghirardelli square, e poi a ridosso della riva farsi trasportare dalla corrente del fiume che a quest'ora porta fuori, quindi verso la zona d'uscita. Io che in questo sono molto naif, seguo la barca dei pro (una della poche cose che vedo, oltre la skyline) che taglia dritto per dritto la traiettoria, anziché fare una "elle" come consigliato. Per un bel po' mi va fatta bene, tranne le onde che quelle sono esattamente contrarie, e bevo spesso perché mi sbattono in faccia soprattutto quando respiro. Pero' non e' molto salata, in verita'. C'e' comunque una discreta onda.In 30 minuti sono davanti all'uscita, ad un centinaio di metri dalla riva. Poche bracciate, mi dico, e ci sono. Faccio tre bracciate senza guardare e mi ritrovo ben oltre la zona di uscita. Ecco la famosa corrente… Impieghero' 20 minuti per tornare ed arrivare quasi sulla battigia. A questo punto iniziano i guai. Mi raddrizzo e le gambe diventano due pezzi di legno con crampi ovunque. Sono costretto a camminare come Pinocchio, ma rifiuto l'assistenza che avrebbe potuto voler dire ambulanza, e con questi due tronchi doloranti mi sdraio per farmi togliere la muta. Arrivo a fatica al mio sacchetto e bevo, sperando che il sollievo sia immediato, ma sapevo che non erano dovuti ne' a mancanza di sali ne' a mancanza d'acqua. Infatti quando le gambe si scaldano un po' (anche se fuori ci sono 11-12 gradi al massimo…) i crampi piano piano si attenuano e addirittura correndo raggiungo la bici. Una sosta per salutare Carla, lei che teme sempre la frazione di nuoto, anche di uno sprint in piscina, figuriamoci qua!Sono fuori dal nuoto in 50'02", e il Garmin dice che ho fatto 3580m… Impiego quasi 17 minuti per il cambio, ma sono a posto fisicamente e vestito per il freddo. La bici parte con 2 miglia piatte, lungo il mare, con un vento furioso contro che si spera al ritorno sia d'aiuto, e poi si gira a sinistra e la strada comincia a salire. Da zero a 72m, poi giù, di nuovo su e così via come in un toboga. Basta dire che in 18 miglia (poco più' di 28 km e mezzo) il dislivello positivo e' stato di 473m...Oltre a cio', due strappi al 17% e comunque salite all'8-9%. Non lunghissime, pero' fastidiose. Soprattutto perché inframmezzate da discese in un su e giù continuo a me poco congeniale. Anzi, odiato. Siccome non mi ero andato a fare la ricognizione (e neanche del percorso della corsa, in verita', pensando che la massima difficoltà fosse tutta nel nuoto…) non pensavo ad un percorso così duro.Comunque il vento e' rimasto tale e le ultime 2 miglia volo. Recuperando un po' la media totale (sempre sotto i 20/kmh). Le gambe recuperate mi permettono una rapida T2 e in breve sono li' a correre. Nonostante la preparazione approssimativa (qualcuno direbbe "nulla") il primo tratto corro. La sorpresa e' che subito il percorso e' sterrato. Ovviamente contro vento (si va di nuovo verso il Golden Gate) ma anche qui dopo 2 miglia relativamente piatte il percorso si inerpica per un sentiero stretto e siamo anche in due file, chi ha iniziato il percorso e chi va verso il traguardo. Il fondo e' trail. sterrato, irregolare, con sassi a vista, e fossi.Poi gradini, tunnel ed anche, dopo essere arrivati in cima del sentiero (dal mare siamo arrivati ad un'altezza pari alla punta del sostegno del ponte, circa 70m ), un bel chilometro sulla spiaggia, apertivo della famosa Sand Ledder, salita nella sabbia di 400 gradini formati da assi di legno. Che carini, che sono, hanno messo pure il tappeto chip per monitorare quanto ci mettiamo dal mare in cima…. Io ci impiegherò 5 minuti a passa, il vincitore, tanto per paragone… Bene, dopo questa scalinata e' praticamente tutta discesa, se ancora le gambe reggono. Arrivo in 4 ore 16' e 22", ma alla fine mi posso fregiare del titolo "Escaped", come preferiscono qua al "solito" Finisher.
In serata mi concediamo un fantastico Fish&Chip da Lou, di fronte all'hotel.
4 marzoGiornata dedicata agli acquisti (Market Street) e alle ostriche (Ferry Building). L'Hog Island Dog ha 6 tipi di ostriche una piu' buona dell'altra, e non sazi ci prendiamo pure un'altra Chowder. E siccome qua ci vengono gli abitanti e non i turisti, la roba e' buonissima.