Esclusiva: i Lakers secondo Zeno Pisani

Creato il 16 novembre 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

I Los Angeles Lakers sono la squadra più mediatica e chicchierata della Nba. A maggior ragione lo è stata nell’ultima settimana, col licenziamento di coach Mike Brown, il possibile ritorno di Phil Jackson e poi la firma di Mike D’Antoni. Ci siamo fatti raccontare, in assoluta esclusiva, il mondo Lakers da uno che vive a Los Angeles e conosce da vicino l’ambiente gialloviola, Zeno Pisani. Zeno, ex studente di Ucla e a LA stabilmente dal 1996, sverna in California 8 mesi l’anno, architetto di professione e giornalista per passione: collabora con La Gazzetta dello Sport e Rivista Ufficiale Nba. Nella prima parte di una lunga intervista, ci siamo fatti raccontare i Lakers e Kobe Bryant.
Prima di tutto, com’è Los Angeles?

“Città molto tranquilla. Tutti parlano di basket ma c’è anche altro. E’ splendida, col sole tutto l’anno, c’è il cinema, c’è il mare, si sta bene. Due amori: i Lakers e i Dodgers. Poi c’è college, c’è l’high school. La cosa strana è che chi va allo Staples non è un vero tifoso dei Lakers, i veri tifosi non hanno i soldi per andarci: è un’arena silenziosa, si va per esibirsi. Ai Clippers c’è più energia. Ai Lakers più fighetti”.

Come è stata l’ultima settimana gialloviola?

“E’ stata una settimana normale. E’ una soap opera dentro una squadra Nba. Ci sono tante storie. A parte il casino Brown-D’Antoni, ci sono gli episodi riguardanti Blake: prima approfitta di un passaggio da Kobe Bryant in elicottero per andare a Orange Country, poi, ha la pessima idea di insultare l’unico tifoso sbagliato in prima fila allo Staples (Steve Jackson, ndr), salvo poi essere costretto a cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa inginocchiato sui ceci”.

In tutta questa storia, chi dice la verità?

“La verità esce dalle parole di Phil Jackson. I Lakers come società, da quando ce l’ha in mano Jim Buss, si comportano molto male, i rapporti personali valgono zero. Mi aspettavo almeno un mese di rodaggio. Brown paga questa cosa della Princeton Offense, che, come confermerebbe Messina, nasce da un’idea di Kobe. Era chiaro che però non era un sistema adatto al gioco dei Lakers. Brown paga il fatto che in realtà al suo posto dovevano esserci Brian Shaw e Rick Adelman, poi Jim Buss, per rompere totalmente con Jackson, ha voluto un coach opposto al sistema e opposto ai giocatori. Si ripete il caso Tomjanovich: ad un certo punto, Buss padre, l’unico a capirci insieme a Jeannie, si incazza, prende in mano la situazione e fa di testa sua”.

E la figura del gm Kupchak?

Kupchak da questa situazione esce come un burattino nelle mani di Jim Buss. Sull’LA Times aveva detto ‘Mi preoccupo solo quando saremo 1-15′, poi l’incontro con Jackson e fa dichiarare che al 95% Phil arriva, credo che lui aveva dato tempo fino lunedì a Jackson ma Jim Buss, pur di non perdere il potere, ha chiamato D’Antoni. Kupchak poi ha dovuto parare con questa chiamata che è stata molto goffa. I Lakers hanno fatto una brutta figura. Fonti certe non ce ne saranno mai, i Lakers proteggono la loro parte, ognuno fa i suoi interessi, ma da quel che sembra, è Jackson quello che dice la verità, sapendo anche come si comportano gli stessi Lakers”.

Quindi non c’entra nulla la famosa faccia truce di Kobe Bryant contro i Jazz verso Mike Brown?

“Il giorno dopo ero ad allenamento con Eric Pincus, insider dell’LA Times, e proprio lui ha mostrato quell’immagine a Kobe. Kobe è sincero, genuino, riesci a capirlo quando fa il ‘paraculo’ e quando ti sta dicendo la verità. Lui lì non aveva niente contro Brown, era con lui al mille per mille, era il ‘suo’ allenatore, l’avrebbe difeso ancora. Il clima era tranquillissimo. La mattina dopo è arrivato il licenziamento, preso da Buss padre, perchè Jim e Kupchack l’avevano difeso”.

Ora con D’Antoni che succederà? I rumors di mercato sono già partiti?

“In lista partenti ci sono: Blake da due anni, Ebanks il primo possibile per i problemi di alcolismo che finalmente sono usciti dopo l’arresto, più Duhon e Clark. Per questi però non ti danno niente. Per il gioco di D’Antoni, la posizione che non quadra è quella di Gasol: l’ideale è un 4 tiratore che allarghi il campo. I più indicati sono Channing Frye, ma è infortunato, e Ryan Anderson. Non mi preoccupa la fase difensiva di Mike: quando ha avuto gli uomini in grado di difendere, ha dimostrato di fare bene. E qui gli uomini li ha, soprattutto se dovesse arrivare Nate McMillan come assistente della difesa. Però prima di rinunciare a Gasol, aspettino. D’Antoni ha l’intelligenza per potersi adattare a questi uomini. Non ci sarà uno scambio a tempi brevi, fermo restando che Pau è l’unico che ha mercato”.

Com’è il tuo rapporto con Kobe Bryant?

“Con lui parlo in italiano. Sono l’unico italiano, ho questa fortuna. Vedono solo me. Qua la gente non viene. I giornalisti vanno sulla costa Est, per questione di costi. Con Kobe ho una relazione abbastanza buona. Mi conosce da anni. Lui mi dice quando possiamo parlare. Una volta all’anno mi dà dieci minuti per un’intervista lunga. Anche lui ha piacere a parlare in italiano. La sua vita non è facile, ma ha sempre piacere parlare in italiano. L’anno scorso con Ettore Messina era ancora più semplice”.

Secondo te si ritirerà davvero alla scadenza del contratto nel 2014?

“Può essere che si ritiri nel 2014, gioca ad un livello assoluto dal 1996. Per me fa un altro anno a 20 milioni e poi si ritira nel 2015. Fa 20 anni coi Lakers. E’ ossessionato dal sesto titolo per raggiungere Jordan, è una persona ossessiva. E’ un perfezionista. Negli ultimi due anni ha fisso Tim Grover a LA, storico trainer di Jordan, perchè tiene d’occhio ogni scricchiolio del suo corpo. Si alza alle 5 e si lavora con Grover, alle 10.30 va a El Segundo per allenarsi coi Lakers. Quando sente che qualcosa non va, va in officina da Grover e lavora. E’ un giocatore unico”.


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