Goldenacre (Edimburgo) - Ian Mckinley, classe 1989, è entrato nella storia dei BaaBaas e del rugby come il primo giocatore ad aver vestito la maglia del Club ad inviti più prestigioso del mondo indossando un paio di occhiali. Un brutto incidente all'occhio in allenamento nel 2010 aveva innescato un processo che, un anno dopo, lo aveva costretto al ritiro. Ian, allora, era uno dei migliori talenti del rugby irlandese e giocava con Leinster, con cui si era guadagnato anche la palma di man of the match nella gara contro il Benetton Treviso a Dublino. Ma, soprattutto, aveva solo 21 anni.
" Sono rimasto fermo tre anni, prima di tornare in campo, ma credo che per un giocatore con un piccolo problema come il mio ci sia una soluzione. Io sono il primo ad aver giocato coi Barbarians indossando un paio di occhiali e secondo me è una cosa molto importante, perché ci sono anche tanti altri bambini che giocano a rugby col mio problema e vorrei essere in qualche modo di ispirazione per loro ". Già, un piccolo problema che la forza di volontà di Ian ha trasformato in una grande opportunità, che lo ha portato ad esplorare nuove possibilità e, al termine di un percorso non sempre facile, al lieto fine dell'invito coi BaaBaas.
" Ho visto tantissime partite dei Barbarians e oggi è stato un grandissimo piacere vestire questa maglia, la maglia di una squadra con una grande storia. Li ho visti giocare per la prima volta contro gli All Blacks nel 1973 in tv ovviamente perché sono nato un po' dopo! Li ho visti anche giocare in Irlanda, contro la Nazionale, oltre che contro due club ed è sempre stata una grande emozione ".
Mckinely, nel 2012 si è trasferito in Italia, ad Udine, dove ha colto l'occasione di lasciare l'Irlanda, qualche brutto ricordo alle spalle, e ripartire da allenatore dell'under-16 della Leonorso. Nel marzo del 2014 è tornato in campo e all'inizio della stagione in corso si è trasferito al Rugby Viadana. " Siamo una squadra molto giovane e abbiamo avuto qualche risultato negativo che ci ha consegnati al sesto posto in classifica. Abbiamo un nuovo allenatore e nuovi giocatori e, nonostante non stiamo giocando male, pensavo potessimo fare anche meglio evitando qualche errore di troppo".
La sua esperienza di allenatore, assieme al ruolo in campo, gli hanno permesso di avere l'autorevolezza e la competenza necessaria per un confronto tra le due realtà, quella italiana e quella irlandese, da cui proviene. " Io ho giocato a Leinster tre anni, dove il livello è davvero molto alto e devo ammettere che con il passaggio in Italia ho notato qualche differenza, ma sicuramente ci sono giocatori che hanno qualità; Michele Campagnaro è uno dei migliori trequarti che ci sono adesso in attività in Europa, le potenzialità e i giocatori quindi ci sono ma si deve continuare a lavorare su questa strada. Però, nel ruolo di apertura per esempio penso che in Italia si debba lavorare di più e meglio e anche la Federazione deve impegnarsi per trovare i talenti nascosti. Per un giocatore che deve crescere, se non gioca con la sua squadra non gioca per tutta la settimana; quando ero a Leinster e non ero convocato dalla prima squadra, avevo comunque la possibilità di giocare con il mio club - UCD prima e St.Mary's poi. Non c'è grandissima differenza tra l'Eccellenza italiana e il massimo campionato domestico irlandese (la Ulster Bank Division 1). In Italia ci sono alcune buone squadre, ma abbiamo visto che in Europa hanno patito anche delle brutte sconfitte quindi il livello non è molto diverso".
Il minuto 53 della gara tra Heriot's e Barbarians, al Goldenacre di Edimburgo in un pomeriggio assolato di un giorno infrasettimanale di aprile, ha consegnato Ian Mckinley agli annali del rugby e scritto un'altra pagina di storia di questo grande sport.