Esclusiva intervista ai Brand New Heavies

Creato il 16 aprile 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

Di Alessandro Ciotola

I Brand New Heavies sono una delle prime band acid jazz della storia. Il gruppo nasce a Londra nel 1985 dall’incontro tra il batterista/tastierista Jan Kincaid, il chitarrista Simon Bartholomew e il bassista Andrew Levy, tutti e tre amici di infanzia. Sono attualmente i più famosi rappresentanti internazionali del genere acid jazz insieme a Jamiroquai, Incognito e James Taylor Quartet. Il resto è tutto scritto su Wikipedia. L’11 e il 12 maggio suoneranno al Blue Note di Milano ed io ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il più eccentrico degli Heavies: Simon Bartholomew.

Se si prescinde dai suoni e dal contributo dell’elettronica, l’acid jazz potrebbe collocarsi in una linea di continuità ideale con un certo R&B degli anni 70 di cui conserva addirittura riff e soluzioni armoniche. Che cosa in realtà  lo rende così nuovo?

Penso che la presenza di qualcosa di vecchio in un contesto nuovo lo reinventi in qualche modo. Sarebbe bello pensare che quando finirà  il carburante e tutti dovranno uscire fuori dalle loro stanze solitarie a causa del graduale inutilizzo dei computer, questi saranno costretti ad imbracciare un vero strumento qualora vorranno ascoltare di nuovo la musica.

Il vostro sound non è mai stato così acido, se lo si confronta a quello di altre band che hanno in qualche modo contribuito ad avviare il fenomeno acid jazz, come gli Us3, Galliano o Soul II Soul. Perchè?

Credo che sia dovuto al fatto che noi, essendo musicisti, prestiamo molta più attenzione all’esecuzione musicale rispetto ai gruppi che hai citato. Diamo molta importanza ai suoni individuali, ai singoli suoni della batteria, del basso, delle tastiere e così via, e questo vale anche per il modo in cui suoniamo e per cosa vogliamo suonare.

Shelter è l’album che vi ha permesso di arrivare ad un pubblico più vasto. In Italia molte radio trasmettono ancora suoi estratti e di certo la cura risposta nei suoni e nei testi lo rende di un’attualità  sorprendente. Quanto effettivamente incidono le tendenze musicali e il gusto del pubblico sulla vostra musica?

E’ bello sentire che ancora oggi le radio italiane trasmettano i nostri vecchi successi. Devo essere onesto, fremo all’dea di ritornare in Italia! Siamo sempre stati attenti alle tendenze musicali e a ciòche ci ruota intorno, per questo penso che Shelter sia stato molto influenzato dal sound di quel tempo e questo gli ha permesso di essere ancora oggi un album attuale. Ad ogni modo, penso che solo l’utilizzo di strumenti musicali reali dona a questo genere l’eternità. Vedi i Led Zeppelin.

In che modo sviluppate un progetto discografico? Che tipo di lavoro svolgete in sala?

Tutto ha inizio dalla batteria, mettendo insieme un po’ di groove. Abbiamo iniziato con le jam session e l’improvvisazione è rimasta nel nostro modo di lavorare. Ovviamente poi ci fermiamo per mixare al computer i live e altri aspetti. Lavoriamo poi sui testi, sia insieme che separatamente, e in un secondo momento aggiungiamo tastiere, percussioni e tutto ciò che riteniamo opportuno. Al momento abbiamo molte idee che cerchiamo di mettere insieme in sala prove, sempre lasciando molto spazio all’improvvisazione. Quando proviamo in vista di un concerto cerchiamo di tirar fuori ciò che più ci entusiasma, ma comunque non pianifichiamo molto. La maggior parte del materiale, infatti, nasce dal concerto stesso.

Progettare un live set oggi comporta spesso il ricorso ad un minuzioso lavoro di programmazioni. Il vostro set prevede preregistrazioni, o si tratta di uno spettacolo interamente suonato dal vivo?

E’ interamente preregistrato: non abbiamo mai suonato i nostri strumenti sul palco. Sto scherzando! Non ci sono tracce preregistrate e niente di simile. E’ molto difficile organizzarsi, ma se non lo facessimo rischieremmo di fare una pessima figura nei live! Basta venire ai nostri concerti e ascoltare qualche canzone o qualche mio assolo per accorgersi del duro lavoro che c’è dietro.

Nei vostri lavori avete sempre preferito voci femminili a quelle maschili: E’ forse per questo che si dice abbiate scartato Jay Kay ad una vostra audizione?

Questa cosa mi fa sempre molto sorridere perchè, in realtà , non abbiamo mai rifiutato Jay Kay. Che io sappia non è mai successo niente di simile. Ho suonato la chitarra nei Jamiroquai e in alcuni brani dell’album Emergency on Planet Earth. Abbiamo suonato insieme a Glastonbury e in altri concerti più recenti. E’ stato molto funky. Mi chiese di unirmi a loro ma ho preferito restare fedele agli Heavies.

State lavorando ad un nuovo album?

Certo! Nel frattempo è possibile scaricare gratuitamente diversi brani sul nostro sito www.thebrandnewheavies.net .

C’è qualche artista o band italiana che conosci e apprezzi particolarmente?

Ho scoperto recentemente gli Odd Moira Haircut e seguo da un po’ di tempo Nicola Conte, un nostro vecchio amico. Inoltre mi piace molto Mario Biondi: adoro particolarmente la sua A child runs free.

L’11 e il 12 maggio suonerete al Blue Note di Milano, cosa ci aspetterà ? Sarà  un live celebrativo degli ultimi 20 anni di carriera come recita il vostro ultimo Greatest Hits?

E’ sempre una celebrazione! Suoneremo diversi nostri brani, non solo quelli contenuti nel Greatest Hits, ma anche altri brani meno conosciuti ed altri solo strumentali. Speriamo di farvi divertire e passare una piacevole serata.


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