Chi è Giovanna Cau?
Giovanna Cau è un avvocato che nella sua carriera ha curato gli interessi dei principali cineasti italiani e di alcuni tra i più importanti scrittori del nostro paese.
Una donna diversa che ha saputo coniugare impegno politico e civile ad una carriera unica nel panorama della storia italiana.
Chi è – per te – Giovanna Cau?
Per me è un modello che si doveva raccontare. Trovavo, infatti, assurdo che su di lei non esistesse nulla.
Insieme agli altri produttori abbiamo investito di tasca nostra per portare sullo schermo la vita di questa grande donna. In particolare Paolo Monaci Luca Lucini, Riccardo Grandi, Raffaello Pianigiani e Leonardo Rossi hanno lavorato, senza esitare, perché credevano in questo progetto. Sul piano formale ‘Diversamente Giovane’ è, certamente un documentario. Inteso non in maniera tradizionale e didascalica, bensì un percorso personale ed emotivo per conoscere una grande donna che è stata tante cose nella sua vita: dalla promotrice del voto alle donne italiane all’amica, consigliera e avvocato di Fellini e Mastroianni. Dal mio punto di vista credo si possa definire una sorta di ‘incontro’ dove lo spettatore può arrivare a conoscere da molto vicino una donna speciale e unica.
Perché Diversamente giovane?
Perché, come si evince dal documentario, Giovanna Cau è una ragazza che, casualmente, si trova ad avere 88 anni. Una persona energica, ottimista che pur consapevole del passato guarda costantemente all’oggi e al futuro.
Come hai avuto l’idea del film e un aneddoto dalla lavorazione o altro, quello che su Imdb si dice trivia?
Mi trovavo a Bari, al Festival diretto da Felice Laudadio di cui sono il Vicedirettore e c’era anche Giovanna Cau per un convegno sul diritto d’autore In tre momenti diversi ho sentito una voce (vere voci, non come capitava Giovanna D’arco, almeno spero…) che diceva ‘perché nessuno ha fatto mai un documentario su Giovanna Cau?’.
In quel momento ho capito che era il mio “karma” fare questo documentario e che non ascoltare quelle voci avrebbe significato commettere un atto di ubris, ovvero di tracotanza.Tornati a Roma mi sono presentato allo studio di Giovanna Cau che non conoscevo bene anche se lei aveva visto il mio primo doc Hollywood sul Tevere e le ho spiegato che “era arrivato il momento di parlare”. Non farlo ci avrebbe privato della sua storia e che la sua riservatezza doveva avere un limite. L’ho convinta non senza qualche difficoltà e siamo partiti senza soldi e senza una distribuzione. Poi, pian piano ho coinvolto due registi di grande talento come Luca Lucini e Riccardo Grandi nel ruolo di coproduttori che insieme a me, Paolo Monaci e ai loro rispettivi soci Raffaelllo Pianigiani e Leonardo Rossi hanno creduto fino in fondo nel progetto che per questo motivo è stato sempre molto libero e il più possibile concreto. A metà del lavoro si è aggiunto Jacopo Reale, il ‘santo’ montatore che ha visionato ed editato le oltre cinquanta ore di girato che abbiamo ridotto a poco più di settanta minuti.
Quali sono stati e sono tutt’ora i suoi punti di forza?
Senza dubbio l’energia, ma anche il realismo e il senso dell’umorismo. Un’intelligenza raffinata, puntellata, da una grandissima umanità.
Perché hai deciso di fare un docu-film su di lei?
Perché sono convinto che la sua storia dovesse essere raccontata. Non possiamo dimenticare una figura come Giovanna Cau. Sarebbe stato un delitto non avere immagini di lei e non conoscerla attraverso il suo racconto.
Cosa hai voluto trasmettere?
L’idea di una possibilità diversa di immaginario femminile in un’epoca in cui le donne italiane soffrono perché quelle che raggiungono le prime pagine dei giornali, spesso, sono legate a fatti di cronaca tutto sommato “disdicevoli”. Volevo portare all’attenzione del pubblico una persona vera con pregi e difetti, protagonista di un pezzo di storia indimenticabile del nostro paese, testimone di 88 dei centocinquanta anni di storia d’Italia.
Perché la scelta di realizzare proprio un documentario in una realtà cinematografica come quella italiana?
C’è più libertà nei documentari che, costando di meno, diventano un ‘cinema del reale’ più accessibile anche a chi non è né un regista affermato, né tantomeno raccomandato… I film del reale sono una zona franca che si basa solo sulle idee che non sono obbligate ad uniformarsi a filoni commerciali predefiniti. I costi di produzione, se sotto controllo, permettono l’accesso alla produzione a chi ha idee diverse da quelle ‘mainstream’ di alcuni network o di alcuni produttori troppo spesso legati ai vecchi schemi. In Italia la redditività dei documentari è ancora molto bassa, ma – al tempo stesso – c’è un grande fermento di titoli e di opere e di persone che ci lavorano. La tecnologia, poi, permette di ottenere buoni risultati qualitativi a prezzi molto più abbordabili che in passato, dando grande libertà espressiva e di movimento. In più in un’era in cui il distacco dalla televisione è sensibile così come la sfiducia nell’informazione televisiva tradizionale, la gente cerca storie che non vengono ‘drammatizzate’ da sceneggiatori obbligati a seguire i presunti gusti del mercato, ma rappresentate senza filtri, agli occhi dello spettatore. Per questo ‘Inside Job’, ‘The Corporation’ e ‘Capitalism: a love story’ sono più forti di ‘Wall Street 2′. Perché attingono ad una realtà talmente forte e a personaggi talmente perfetti nel loro cinismo che non hanno bisogno di mediazione da parte di quello che gli Studio hollywoodiani o alcune produzioni italiane ritengono più ‘interessante’.
Sinossi del docu-film Giovanna Cau – Diversamente giovane
La vita dell’avvocato Giovanna Cau sullo sfondo di sessanta anni di storia italiana raccontato dalla sua viva voce e da quella delle persone, i suoi clienti e i suoi amici, che la conoscono e che con lei hanno lavorato e vissuto, condividendo onori, idee politiche e successi, ma anche momenti più seri e drammatici.
Un miracolo di longevità, lungimiranza e di intelligenza, per uno sguardo disincantato e concreto su come i grandi del cinema italiano hanno fatto la storia di questa arte: una biografia esemplare di donna impegnata nella politica, nella cultura, nella famiglia e nel lavoro.
Una vita professionale che attraversa, in maniera attiva, più di sessanta anni di storia d’Italia e che di questo paese vuole essere in un certo senso testimonianza e specchio. Dall’essere una delle cinque donne avvocato che esercitavano a Roma nel 1956 fino all’avere collaborato attivamente al consolidamento e all’affermazione di uno degli Studi legali più importanti della Capitale, attivo in campo cinematografico, ma non solo; un percorso personale ed esistenziale dall’Italia del fascismo e del dopoguerra fino ad arrivare ad oggi.
Un’attività declinatasi sia in ambito cinematografico e forense, sia nel campo dell’impegno politico con una grande attenzione all’impegno sociale che l’hanno vista in prima linea in alcune battaglie come quella per il voto alle donne e per i diritti dei portatori di handicap .
Una personalità formatasi anche grazie all’ambiente famigliare: il padre, contrario ai gerarchi e al rampantismo dell’era mussoliniana, fu trasferito a Ginevra presso la Società delle Nazioni.
Una giovane donna che dal padre ha attinto curiosità e desiderio di conoscenza, ma anche quella tempra e determinazione per una vita che ha lasciato il segno non solo nell’ambito del lavoro, ma anche in quello della politica e della cultura, avendo — tra i suoi clienti — alcuni dei più importanti autori della nostra letteratura
Combattiva, coriacea, tenace, ironica e dotata di un grande senso dell’umorismo dell’ironia, l’avvocato Cau accetta di parlare per la prima volta davanti alla macchina da presa per raccontare sé stessa, il suo lavoro, i suoi ricordi, ma soprattutto per esprimere le sue idee ed opinioni riguardo all’Italia di oggi, rispetto al cinema, la cultura, la politica.
Un racconto coinvolgente e sorprendente tra memorie e prospettive, guardando al futuro, ricordando il passato e osservando il presente.
Il sito del regista: http://www.marcospagnoli.it/
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