L’ agguato ai Proietti…
Dopo gli omicidi di Antonio LECCESE e di Nicolino SELIS, riprendemmo la vendetta nei confronti dei PROIETTI, che culmino’ nei fatti di via Donna Olimpia, dove venne ucciso PROIETTI Maurizio e ferito PROIETTI Mario. Successivamente alla scarcerazione di PROIETTI Maurizio, il quale era stato arrestato per l’omicidio di Franco GIUSEPPUCCI, avevamo attivato le ricerche dello stesso, partendo dal bar sito, se mal non ricordo, in via Ozanam nei pressi di un’edicola e comunque vicino a via Donna Olimpia. Questi appostamenti ci avevano consentito di stabilire, senza poterla localizzare, pero’ con precisione, una abitazione, proprio in via Donna Olimpia, dove si recavano i due PROIETTI.
La notizia che i due PROIETTI si trovavano nella zona, il giorno dei fatti, fu riferita da Giorgio PARADISI, il quale venne al bar di via Chiabrera dove ci trovavamo io, Marcello COLAFIGLI, Antonio MANCINI - il quale era di recente uscito dal carcere e si era aggregato al nostro gruppo, su presentazione di Edoardo TOSCANO -, Raffaele PERNASETTI, Gianfranco SESTILI e Claudio SICILIA, quest’ultimo, come ho gia’ detto, era stato introdotto nel gruppo su presentazione di Marcello COLAFIGLI e si occupava del procacciamento dell’eroina e della cocaina che il gruppo commercializzava.
Sulla base della notizia che i PROIETTI erano in zona, decidemmo di procedere immediatamente alla loro eliminazione, in programma gia’ da diverso tempo. Allo scopo, io e COLAFIGLI Marcello, in compagnia di Gianfranco SESTILI, ci recammo al Ministero della Sanita’ per prendere le armi necessarie, cioe’ il mitra M 12, una bomba a mano tipo “ananas” – le quali vennero affidate a Giorgio PARADISI che guidava l’auto Fiat 128, precedentemente rubata, a bordo della quale sarebbero dovuti salire lo stesso COLAFIGLI Marcello e Antonio MANCINI dopo l’omicidio – e cinque pistole, di cui due vennero prese dal COLAFIGLI Marcello, una dal MANCINI, una da me e una dal PERNASETTI. Le auto utilizzate per recarci in via Donna Olimpia erano la Fiat 128 di cui ho detto sopra e una Renault 5 – la stessa di cui mi ero servito per recarmi a casa del MANCONE in occasione dell’omicidio SELIS - sulla quale viaggiavamo io e il PERNASETTI.
Giunti sul posto, intercettammo i PROIETTI in compagnia di due donne e, se mal non ricordo, con loro c’era anche un bambino. Poiche’ non sapevamo quale direzione avrebbero presa, non conoscendo l’ubicazione precisa dell’abitazione, io e il PERNASETTI ci collocammo con l’auto in cima ad una salita, che parte da via Donna Olimpia, davanti alla scuola, dove le strade si biforcano, cio’ al fine di impedire la fuga ai PROIETTI da quella parte, in quanto dall’altra uscita di via Donna Olimpia era appostato Giorgio PARADISI a bordo della Fiat 128. MANCINI e COLAFIGLI Marcello attesero a piedi di vedere quale direzione prendessero i PROIETTI, al fine di seguirli senza farsi notare, in cio’ agevolati dal fatto che era gia’ buio e la strada particolarmente affollata. I PROIETTI percorsero a piedi, sul marciapiede, via Donna Olimpia in direzione circonvallazione Gianicolense, seguiti dai predetti MANCINI e COLAFIGLI Marcello a piedi e da PARADISI in auto.
Dalla posizione in cui ci trovavamo io e Raffaele PERNASETTI non fummo in grado di vedere la casa in cui entrarono. Poco dopo averli persi di vista sentimmo le detonazioni e ci dirigemmo verso la circonvallazione Gianicolense notando che vi era animazione dinnanzi ad un portone a vetri su via Donna Olimpia sicche’, sospettando un intervento molto tempestivo della polizia e non vedendo tra la gente ne’ MANCINI ne’ Marcello COLAFIGLI e neppure piu’ l’auto con a bordo il PARADISI, ritenemmo opportuno, anche io e il PERNASETTI, di allontanarci dal luogo della sparatoria, di dirigerci verso il bar di via Chiabrera, dove io lasciai la Renault 5 con a bordo le pistole, per poi tornare nuovamente in via Donna Olimpia, accompagnato questa volta da Gianfranco SESTILI, a bordo della Golf GTI bianca di quest’ultimo, nella speranza che Marcello COLAFIGLI e MANCINI avessero potuto darsi alla fuga a piedi. Quando giungemmo, pero’, lo stabile era circondato da numerose “volanti” della polizia.
Tornati nuovamente al bar di via Chiabrera, trovammo il PARADISI, il quale, nell’occasione ci confermo’ che a seguito della sparatoria erano intervenuti poliziotti in borghese che avevano precluso la fuga di MANCINI e COLAFIGLI Marcello tanto che aveva ritenuto inutile attenderli ulteriormente. Sempre nell’occasione Claudio SICILIA, il quale abitava sopra al bar di via Chiabrera, ci informo’ che il telegiornale aveva dato notizia del fatto e che, sempre dal telegiornale aveva appreso che COLAFIGLI Marcello e Antonio MANCINI erano barricati all’interno dell’edificio di via Donna Olimpia. Capito, pertanto, che non c’era piu’ nulla da fare per loro, chiamai il mio avvocato, che allora era Piergiorgio Manca, dopo di che mi misi in contatto con gli avvocati Alessandro Vannucci e Bruna Buresta.
Voglio aggiungere, per completezza, che il COLAFIGLI Marcello, per come si era d’accordo, in caso di arresto in flagranza di quel delitto, avrebbe dovuto dare immediatamente segni di squilibrio mentale, simulando la pazzia: si era preparato, a tale scopo, a sostenere di sentire delle voci, in particolare quella di un gatto che lo ossessionava perche’ vendicasse GIUSEPPUCCI, e di vedere ossessivamente in sogno un pesce avente le sembianze di Maurizio PROIETTI.
FONTE: TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI ROMA UFFICIO ISTRUZIONE : MOTIVI proc. penale N. 1164/87 A GI
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