Un paio di giorni fa La Stampa ha pubblicato “Il nuovo galateo de La Stampa su Facebook”, netiquette per immagini dedicata alla community del giornale che riprende, rendendoli visivamente, le linee guida per Facebook, e più in generale per i social, che avevo scritto quando ad inizio anno ho collaborato con il quotidiano in questione in qualità di “temporary social media editor”.
Linee guida che, se si escludono gli aspetti più ovvi quali insulti etnici, commenti offensivi o diffamatori e oscenità, sono una “netiquette” che faccia da base comune per un confronto costruttivo e che, infatti, sin dai primi commenti, è stata accolta positivamente nel complesso. Si tratta insomma della base affinché il dialogo sia tale con la comunità di riferimento.
A distanza di quasi un anno ormai dalla sua implementazione, e dalla relativa gestione e moderazione su tale base, La Stampa resta l’unico dei quotidiani nazionali o pluriregionali ad aver seguito questa strada ed i risultati si vedono.
È il caso, giusto per avere degli esempi concreti di riferimento tra quelle che sono le testate online con il maggior traffico, con il maggior numero di utenti unici nel giorno medio, di Repubblica, del Corriere della Sera , di TGCom24 [che ha un social media policy ben nascosta], che quotidianamente ricevono contestazioni alle notizie fornite, accumulano innumerevoli commenti con ingiurie, minacce, parolacce, danno spazio a xenofobia e razzismo, e molto altro ancora, senza che nessuno moderi, intervenga, lasciando l’arena al caso come se non appartenesse, come se quello spazio non fosse proprio e non costituisse parte del proprio brand, della propria realtà dalla quale appaiono completamente alienati.
É sempre proprio La Stampa a [di]mostrare — vedasi post sotto riportato, e relativi commenti sia da parte dei lettori che, soprattutto, del social media team del quotidiano - che è possibile intervenire, dialogare, nel senso proprio del termine.
Il problema, lo ribadisco, NON è l’algoritmo di Facebook. Il problema è che nella stragrande maggioranza delle testate nella pratica l’idea di community management è ampiamente sottovalutata o forse, peggio ancora, sconosciuta. Auguri!
Pubblicazione di La Stampa.