L’esenzione Imu allargata a immobili appartenenti a enti non commerciali concessi in comodato gratutito ad altri enti analoghi è stata indicata come valida dalla Risoluzione 4/DE del 4 marzo 2013 del Ministero dell’economia. Questo, però, rischia di generare un contenzioso con la Corte di Cassazione, che si era già espressa in merito. Leggi anche Esenzione Imu, maglie più larghe anche per la Chiesa.
Determinante per il Ministero, allo scopo di decidere l’applicazione dell’esenzione, la mancanza di un reddito determinato dall’immobile.
Peccato che la Cassazione con sentenza 21329 del 7 agosto 2008 (e altre) abbia deciso che per applicare l’esenzione dall’Imu agli enti non commerciali è necessario che il proprietario e l’utilizzatore coincidano. Il principio dovrebbe ritenersi ormai consolidato. In ordine di tempo, infatti, l’ultima di una serie di sentenze che ribadiscono per l’ennesima volta il concetto è la 3843/2013: l’esenzione richiede che il soggetto che dovrebbe pagare l’Imu e l’utilizzatore dell’immobile debbano essere la stessa persona, o lo stesso ente. La coincidenza dei due soggetti non si verifica, naturalmente, quando l’immobile è concesso a un altro, anche se a titolo gratuito. Quindi, il contenuto della Risoluzione del Ministero “cozza” con le sentenze della Cassazione.
Riportiamo la conclusione di Pasquale Mirto in un articolo pubblicato ieri sulle pagine del Sole 24 Ore, conclusione che ci sembra saggia e azzeccata: “È pur vero che le circolari ministeriali non sono vincolanti né per gli enti locali né per i contribuenti (Cassazione, sezioni unite, 23031/2007) ma è altrettanto vero che queste contribuiscono a generare un inutile e dispendioso contenzioso, sicché sarebbe auspicabile un ripensamento ministeriale“.