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Esibizionismo in coppia

Da Sexlog Italia @SexlogItalia

Il mio esibizionismo, nella sua forma attuale, è cominciato per gioco, per scherzo, e il motivo principale è perché piace molto al mio compagno attuale, e lo eccita tantissimo. Con questo non voglio dire che a me non piaccia, infatti già in un altro post ho parlato del mio esibizionismo solitario, ma in coppia non avevo mai provato: sempre compagni gelosi, che non volevano mostrassi neanche un ginocchio. Con lui invece è diverso. Abbiamo giocato a questo gioco molto spesso, di sera, magari nei ristoranti, dove uno spacco di gonna può improvvisamente aprirsi, o una spallina può facilmente cadere giù lasciandomi una tetta scoperta. Poi a lui è venuto il pallino di fotografarmi al volo, mentre qualche parte di me si scopre in pubblico, ma questa è un’altra storia, che magari racconterò in un prossimo post.

L’esibizionismo quindi per me è solo un gioco, che pratico per ironizzare sui taboo della società, e perché piace al mio compagno. E’ ovvio che non può essere un esibizionismo di quelli considerati illegali in Italia come in altri Paesi del mondo, cioè non mi metterei mai a girare nuda sul corso principale di una delle nostre città, anche perché non è questo, il gioco che pratico. Per me essere esibizionista significa fare qualcosa all’improvviso, qualcosa di inaspettato, qualcosa che colga di sorpresa l’ignoto passante che casualmente, se dotato di opportuno occhio clinico, se ne accorge. L’essere esibizionista per me è fatto di gonne larghe che all’improvviso si alzano per un attimo, scoprendo uno slip o magari scoprendo che non porto slip, e cose del genere. Durata totale, meno di tre secondi, se qualcuno se n’è accorto, s’è goduto lo spettacolo, e pazienza per chi se lo è perso.

Di sicuro se lo gusta il mio compagno, che è pronto a godersi la scena, già concordata prima. Poi, mi piace essere fotografata, per cui mi piace creare situazioni in cui il mio compagno addirittura riesce con lo smartphone a immortalarmi mentre scopro una coscia. Una delle cose che mi riesce meglio, è l’entrare in auto. È facile, nel sedermi sul sedile, con lo sportello ancora aperto, sollevare la gonna in un modo che sembri casuale, o comunque involontario, e scoprire un reggicalze, una giarrettiera, una porzione di me.

C’è però una cosa che ancora oggi non smette di sorprendermi: a guardarmi più maliziosamente non sono gli uomini (che di solito non si lasciano mai scappare l’occhiata), o gli adolescenti, ma le donne. Sì, le donne guardano di più.


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