Non so quando pubblicherò questo post. Intanto vi svelo un segreto, circa l’80% dei miei post sono scritti in diretta o in differita (magari scritti di sera ma pubblicati il giorno dopo), ce se sono però alcuni che aspettano settimane per essere pubblicati, magari perché nascono in un periodo “prolifero”.
Questo è uno di quelli, lo scrivo nel bel mezzo del caldo africano di fine agosto ma forse “uscirà” solo a settembre avanzato.
Premesso questo, sono in un periodo in cui vedo scarsa fiducia nei confronti dell’essere umano, ognuno è portato a tutelare se stesso, a chiudersi dentro al proprio steccato famigliare e ha pensare “mors tua vita mea”. In parte è la crisi in parte è la società che i nostri “reggenti” hanno creato per noi (e che noi abbiamo permesso creassero). In questo contesto di sfiducia si colloca come una “Coca
Cola nel deserto” (Cit. F.Buffa) un pomeriggio all’IKEA. Bene, altra premessa. Non mi interessano eventuali commenti del tipo “ma loro fanno lavorare bambini indopachistani e sfruttano, inquinano, stuprano, uccidono, "nazzistano", torturano, spruzzano vecchiette quando piove con l’auto, svitano saliere nei ristoranti, suonano campanelli e scappano e la fanno fuori dalla tazza”. Parlerò di cosa ho visto all’IEA di
Rimini e perché mi ha dato un po’ di speranza.
Arrivi e trovi parcheggi ampi destinati alle famiglie. Quindi non mi devo preoccupare di non scorticare altre macchine per scaricare il passeggino o per slegare mia figlia. Ci sono anche zone dedicate al carico e scarico per i clienti ma questo è quasi banale. Ovviamente uno dei parcheggi destinati alle famiglie è stato ingiustamente occupato da un signore che avrà pensato “guarda come sono figo a parcheggiare così vicino all’ingresso e dentro le righe”.Poi si entra e c’è lo spazio in cui lasciare i bimbi. Gaia è troppo piccola e comunque è troppo divertente portare i bimbi in giro per l’IKEA però è bello che ci sia questo spazio. Tenete presente che ogni spazio che vi citerò è spazio potenzialmente destinato alla vendita che viene usato diversamente. Gli spazi commerciali sono molto importanti e destinarne ad attività accessorie non è mai banale. Proseguiamo, ci sono quattro tipi di toilette: uomo, donna, disabili e “famiglia”. Ho guardato quest’ultimo e all’interno ci sono una tazza normale ed un mini water molto buffo, mi sono immaginato babbo e figlio che cagano, il babbo con la Gazzetta e il bimbo con Topolino. Dentro ad ogni toilette si trova un fasciatoio comodo e nei servizi chiusi c’è sempre un seggiolino a parete (con tanto di cinture di sicurezza) dove far accomodare tuo figlio mentre pisci. Sembra banale ma andate all’IKEA da soli con un figlio di un anno e mezzo… Voi direte “io non ci vado con un figlio così piccolo”. Il succo è questo, tutti questi strumenti invece rendono possibile andarci senza alcuna difficoltà. Ma proseguiamo. Ho visto due sale relax, per curiosità ho guardato dentro ad una e si tratta di una piccola stanza con un mobile bagno e lavello dove poter allattare o far addormentare il tuo bambino. Ci sono una poltrona, dei cuscini, una luce molto calda e tranquilla, musica e tanta pulizia.Al ristorante ci sono posti riservati a persone disabili o a donne in stato interessante. Ci sono dei bavaglini di carta usa e getta e da buon italiano ne ho presi tre, giusto per sprecare un po’ di cose. Ci sono almeno una decina di seggioloni (è vero, li fanno loro, però sono una decina, non due o tre).Al centro della zona caffè c’è uno spazio destinato ai giochi per i piccoli che si porta via lo spazio di almeno 5 tavoli. Però Gaia si è spataccata a giocarci e dall’emozione ha pure cagato. Ah, visti i bagni penso che adesso ogni volta che Gaia deve essere cambiata andrò all’IKEA.
Mi fermo con un paio di considerazioni. Primo, tutto quello che ho visto era integro a parte un seggiolino da bagno cui mancavano le cinture. Infine, tutto questo mi è piaciuto perché non ha a che fare con la vendita, almeno non direttamente. Ci altre mille cose furbe che all’IKEA fanno per incentivare la vendita ma quello che vi ho elencato io sono servizi accessori.
Perché tuto questo mi fa stare bene? Perché è civiltà, perché significa che l’uomo può essere molto civile.