Magazine Psicologia

Esiste un modo giusto di sbagliare ?

Da Observingthenet

LEV TOLSTÒJ

“Le pere migliori”

… Un barin mandò un servo a prendere delle pere e gli disse: «Comprami le migliori». Il servo arrivò alla bottega e chiese delle pere. Il mercante gliele diede, ma il servo disse: «No, dammi le migliori». Il mercante disse: «Assaggiane una, vedrai che sono buone». «Come faccio a sapere se sono tutte buone» disse il servo, «se ne assaggio una soltanto?». E diede un morso a tutte le pere, e poi le portò al barin. Allora il barin lo cacciò via.

Un altro degli ostacoli più formidabili alla capacità di innovare è la paura di commettere errori. «Come faccio a sapere se sono tutte buone?», cioè a dire: come faccio a essere sicuro di aver adempiuto alla richiesta del mio padrone? Ogni innovazione riuscita è preceduta da una serie di esplorazioni, tentativi, prove, molte delle quali si risolvono in insuccessi. Non si può innovare senza sbagliare, punto. E del resto, come canta Paolo Conte, «dimmi tu cos’è l’amore, senza fare neanche un errore».
Il problema è che nelle organizzazioni sbagliare costa. Si perde la faccia, i colleghi e i capi perdono la fiducia, si viene considerati illusi, talvolta si producono anche danni. Il desiderio di conformità alla richiesta, quindi alla norma, alla regola, è un tratto naturale del nostro comportamento sociale. Ci piace essere in pari, siamo felici se adempiamo alle attese nei nostri confronti. Fin da piccoli siamo educati ad adempiere, e a nostra volta educhiamo. Ma il timore di commettere errori ne fa fare di più gravi, e il barin giustamente caccia via il servo.
Non esiste una soluzione a questo problema. L’unica possibile è riassunta nella espressione “sbagliare velocemente”. Occorre dotare le organizzazioni di capacità di reazione rapida, in modo da identificare presto il possibile errore e correggerlo prima che produca effetti devastanti. Se si sbaglia rapidamente, il costo dell’errore è minimizzato.


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