Magazine Diario personale

Eso(n)dati

Creato il 23 ottobre 2013 da Povna @povna

Lunedì scorso, per il progetto Comunità del Libro, è arrivata la Lim alle Giovani Marmotte, finalmente. I tecnici preposti al montaggio – che avevano annunciato la loro venuta come il messia, nei giorni precedenti – sono arrivati sotto il diluvio universale, all’alba delle 10.30, per essere accolti lietamente dalla ‘povna, dal tecnico Misogeno, dal bidello MiStanco e da Esagono, in una atmosfera di attesa generale.
“Fate gli zaini, e andate nell’aula da disegno” – ha detto la ‘povna ai primini (che avrebbero voluto presenziare al montaggio). E poi ha dedicato l’ora libera alle burocratiche faccende, che si sono concluse in grande spolvero, con la Lim accesa, molto bella e funzionante, e tutti loro a fare “oh” e ad ammirare.
Poi i tecnici sono andati via (la ‘povna ha offerto il caffè, su loro esplicita richiesta), tutti loro sono tornati in classe, e la giornata è rientrata nei binari.
Pareva rientrata, cioè. Perché in realtà il meglio aspettava ancora all’uscio. Preso in contropiede da un evento che tutti aspettavano ma al quale nessuno oramai credeva più, infatti (perché la Lim doveva arrivare di agosto), lo sceneggiatore ha deciso di movimentare la settimana con un imprevisto.
Ed è così che, alle ore 12.35, mentre la pioggia si è placata, finalmente, e un timido sole fa capolino negli angoli, il sindaco della città della scuola si sveglia, guarda in alto, e scrive un’ordinanza: “Pericolo esondazione del Torrenticolo: domani, in tutto il Circondario, scuole chiuse”.
Poi, visto che reputa il tempo scarso (e le comunicazioni ufficiali acqua fresca, probabilmente), fa telefonare direttamente alle presidenze degli Istituti, tutti quanti. La prima comunicazione ufficiale arriva così per via orale, senza timbri: la ‘povna è dagli Anatroccoli, a occuparsi di versi piani e sdruccioli, quando (senza bussare, nella sua maleducazione, come sempre) entra MiStanco: “Ordine del sindaco, domani tutti a casa”.
Messaggio recepito, ma non basta. Il sindaco ha paura, con ogni evidenza (e la paura, come è noto, fa novanta, ma anche un sacco di scemenza). Il tempo di placare gli entusiasmi, e tornare a lavorare sulla parola “immobile”, che MiStanco si riaffaccia alla cornice della porta: “Seconda comunicazione del Comune, le scuole vengono chiuse adesso: chi vuole può uscire”.
Il putiferio che si scatena – e non solo a scuola della ‘povna – è grande. Probabilmente gli unici a non rischiare l’uccisione sono gli Anatri, ai quali la ‘povna comanda di aspettare, prima di gettarsi sulle scale, nella bolgia, che la situazione si calmi: “E intanto ne approfitto per darvi dei compiti extra, che di certo, stando a casa, non vi fanno male”.
Quando, a esodo finito (ma non troppo: tutte le strade intorno alla città, con tutte le scuole evacuate forzosamente a 20 minuti dalla chiusura ufficiale, a cavallo della pausa pranzo, resteranno intuppate per tutto il giorno), la ‘povna raggiunge la sala professori, l’edificio è già deserto. Restano l’Ingegnera Tosta (con la quale si aggiornano per una serie di incombenze) e la segretaria Arcigna (l’unica che non ha perso la calma, e che si dedicherà, insieme alla ‘povna e a Mafalda, che le ha raggiunte dall’altro plesso, a cercare di avvertire gli insegnanti in giorno libero). Il bidello MiStanco morde il freno, vorrebbe chiudere, ma loro si prendono il tempo. Ed è all’alba delle 13.55 che il fax, improvviso, si mette in movimento – a vomitare, con quell’ora e mezzo di ritardo (e in deroga a qualunque norma che lo ha messo fuori uso legalmente), la copia dell’ordinanza. Che viene registrata e protocollata, con puntiglio, tra gli echi vuoti di una scuola già chiusa.


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