Mi piace recensire i lavori degli scrittori esordienti. Il problema nasce quando incontri un esordiente che ha basi grammaticali insufficienti per pubblicare in italiano, passato attraverso un editing che non è riuscito a rimediare a tutti gli strafalcioni grammaticali presenti nel libro, così che una parte non piccola sono finiti nel “non visto, si stampi”. A quel punto, completare la lettura diventa arduo. Ma soprattutto: secondo voi devo recensire per Il Fatto Quotidiano in ogni caso il lavoro del giovane autore, classe 1985, o è meglio lasciar perdere?
Andreotti diceva: “Bene o male, purché se ne parli…” E voi, cosa mi suggerite?