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ESOTERISMO E COSPIRAZIONE POLITICA NEI ROMANZI DI ROBERTO ARLT: UN CONFRONTO CON CURZIO MALAPARTE E PIER PAOLO PASOLINI (Parte 3/6). Saggio di Primo De Vecchis

Creato il 03 febbraio 2014 da Retroguardia
ESOTERISMO E COSPIRAZIONE POLITICA NEI ROMANZI DI ROBERTO ARLT: UN CONFRONTO CON CURZIO MALAPARTE E PIER PAOLO PASOLINI (Parte 3/6). Saggio di Primo De VecchisEsoterismo e cospirazione politica nei romanzi di Roberto Arlt: un confronto con Curzio Malaparte e Pier Paolo Pasolini.

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di Primo De Vecchis

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I 7 pazzi e la loro cospirazione II.1. Un uomo vuoto

Dedichiamo ora brevemente attenzione alla trama, alle tematiche e allo sviluppo de Los siete locos, partendo dai dettagli testuali per elevarci a considerazioni più generali. Quest'opera si caratterizza subito per un ritmo rapido, sostenuto, incalzante: deve molto alle strutture e alle tecniche dei romanzi d'appendice dell'Ottocento. Ma poi riempie tale scheletro o meccanismo con riflessioni, analisi e fantasticherie tipicamente novecentesche che precorrono per esempio l'esistenzialismo francese (soprattutto nei primi capitoletti). I brevi titoli sono spie indicative: La sorpresa, Estados de conciencia ( Stati di coscienza), El terror en la calle ( Il terrore della strada), Un hombre extraño ( Un uomo strano), El odio, ecc.

Inoltre siamo in presenza di un'impalcatura da letteratura popolare e canagliesca, ricca però di accorgimenti tecnici e innovazioni tipicamente novecentesche. L'impressione quindi è quella di una mescolanza o fusione o meglio giustapposizione di alto e basso, di romanzo d'appendice e di romanzo di acuta e dolorosa penetrazione psicologica con venature grottesche e dunque umoristiche. Innanzitutto sottolineiamo la tecnica classica della 'corsa contro il tempo' (adoperata ancora oggi in molti best-seller). Erdosain, che lavora presso una multinazionale, uno zuccherificio, viene scoperto dai suoi dirigenti e accusato di aver truffato l'azienda intascandosi la cifra di seicento pesos. Ha tempo entro le tre del pomeriggio del giorno successivo per riportarli, altrimenti sarà denunciato alla polizia. L'incipit dunque è in medias res. Ma Erdosain è accolto in un ufficio da tre personaggi dell'azienda in una scena dal sapore kafkiano (in seguito si noteranno altri dettagli simili). L'accorgimento (quasi filmico) della corsa contro il tempo per procurarsi i soldi necessari (l'alternativa è il carcere) riesce a catturare l'attenzione anche del lettore più ingenuo. Ma immediatamente Arlt si cala nel cervello del protagonista, illustrando i suoi tormenti interiori.

Anche Erdosain, quest'impiegato piccolo-borghese, abbastanza precario e povero, sposato con una donna che lo disprezza per la sua inettitudine e che potrebbe scaricarlo da un momento all'altro, è perturbato dalla sua 'nausea' pre-sartriana, da una sorta di male di vivere dalle origini segrete, la zona de la angustia . Qui la sofferenza è soprattutto individuale, il personaggio è tutto concentrato nel suo dolore privato, che assume dimensioni universali. Quella di Erdosain è la prima 'follia' del romanzo, la prima perturbazione, alterazione percettiva. Qualcuno ha cercato di definirla con maggior precisione:

"Los personajes de Arlt son perfectos psicópatas y/o psicóticos, y los "siete locos" son exactamente eso. Los síntomas son bastante claros: ensimismamiento, imposibilidad de tener relaciones normales con los demás, delirios de destrucción, perseverancia, trastornos en la corrente de pensamiento ("pensaba telegráficamente", etc.), complejo de dependencia, enjuiciamento negativo de sí mismo, etc. Y si se agrega que estos personajes se sienten interiormente vacíos, se podría diagnosticar - como se ha hecho con el Roquentin de Sartre - esquizofrénicos. O si se piensa en la inclinación a teatralizar la humillación, o en ese "dolor" presunto y metafísico que afirman los invade, se podría decir, histéricos. Una cosa y la otra; esquizofrénicos e histéricos, hombres vacíos y comediantes".[1]

Per Erdosain vale di certo il primo assunto. Quest'"uomo vuoto" ha bisogno di riempirsi di nuovi sogni ed utopie, anche nefaste (ma ciò lo vedremo in seguito, quando sorgeranno i temi della 'setta', dell'occulto, del 'complotto'). Tuttavia la 'follia' di Erdosain non è un ghiribizzo decadente e manierista, come pensava György Lukács di Kafka, ma ha una chiara origine sociale e storica:

"Es porque - y no a pesar - los personajes kafkianos son como son, que una cierta sociedad real aparece revelada desde su perspectiva. Lo mismo ocurre con los "enfermos" de Arlt: están enfermos porque la sociedad, literalmente, los ha enfermado, y a la vez la enfermedad es una perspectiva privilegiada abierta sobre esa sociedad; por fuera de esa perspectiva no existiría ningún "color local", ninguna "pintura" verídica y vivida de lo social".[2]

Qui si potrebbero innestare le riflessioni critiche di Diana Guerrero, che coglie nei personaggi arltiani l'inquietudine della piccola borghesia impoverita a cavallo tra gli anni Venti e Trenta.[3] Erdosain è un impiegato di un'azienda multinazionale che ha un salario minimo, che gli permette di sopravvivere, ma ora, con la scoperta del furto, rischia un rovinoso declassamento: può precipitare da un momento all'altro nella delinquenza più canagliesca, finire in carcere, depauperato, solo. È il terrore del piccolo-borghese border line di precipitare nell'universo brulicante e maledetto del sottoproletariato urbano. Erdosain è un 'precario' che ha truffato l'azienda e che rischia ora di finire in galera. Ma il furto non è stato dettato semplicemente dal bisogno, bensì si è rivelato come una sorta di 'rivolta':

"Si continuó trabajando en la Compañia Azucarera no fue para robar más cantidades de dinero, sino porque esperaba un acontecimiento extraordinario - inmensamente extraordinario - que diera un giro inesperado a su vida y lo salvara de la catástrofe que veía acercarse a su puerta".[4]

Diventare ladro quindi per rompere la routine, la noia, l'alienazione, per far accadere qualcosa d'insperato.

"- ¿Qué es lo que hago con mi vida? - decíase entonces, queriendo quizás aclarar con esta pregunta los orígenes de la ansiedad que le hacía apetecer una existencia en la cual el mañana no fuera la continuación del hoy con su medida de tiempo, sino algo distinto y siempre inesperado como en los desenvolvimientos de las películas norteamericanas, donde el pordiosero de ayer es el jefe de una sociedad secreta de hoy, y la dactilógrafa aventurera una multimillonaria de incógnito".[5]

II.2. La fabbrica dei complotti

Ma prima di avventurarci nella residenza di campagna, situata a Temperley, ad un'ora di treno dalla città, del fantomatico Astrologo e della sua 'setta politica', vorrei qui fare una breve digressione esplicativa facendo cenno a una breve opera giovanile di Arlt, che getta le basi dell'attenzione dell'autore per le sette, l'occultismo, la massoneria e la teosofia, ovvero Las ciencias ocultas en la ciudad de Buenos Aires del 1920. Il giovane scrittore confessa di essere stato introdotto all'interno di una loggia (chiamata Vi-Dharma) grazie all'intermediazione di un giovane studioso di matematica. Arlt s'illude di penetrare nei recessi di un centro studi di occultismo dai nobili fini. Invero grande è il disinganno:

"Reconocí que un pseudo espiritualismo, no excluía de esos que se consideraban superiores, el desprecio, el orgullo y la hipocresía. [...] Y pude comprobar en el transcurso de dos años, que reinaba allí, como en toda reunión de individuos que se unen tácitamente para un mismo fin, una armonía que sólo puede ser sometida por un medio: infranqueabilidad a todo lo que se juzga nuevo e innovador, sentándose para ellos dogmas irrisorios, prevenciones absurdas, o asumiendo actitudes dignas de todo desprecio".[9]

Questo è un passaggio chiave poiché analizza la struttura o meglio il meccanismo, il funzionamento inesorabile d'una Loggia segreta, d'una società occulta, d'una fratellanza, ma sempre sul punto di degenerare. Qui Arlt si occupa ancora di una società teosofica, seguace delle idee fumose e sincretiche (ovvero pasticciate e contraddittorie) di Mme. Blavatsky, autrice della Dottrina Segreta (1888). Il testo di Arlt nasce probabilmente da una serie di frequentazioni autobiografiche: la "Vi-Dharma" infatti era una delle tre logge teosofiche presenti a Buenos Aires negli anni Venti (le altre due erano "Agama" e "Loto Blanco").[10] Arlt vuole mettere in guardia i lettori dalle imposture presenti in tali gruppi,[11] capaci di plagiare le menti deboli, facilmente suggestionabili e depresse:

"Es doloroso y la realidad lo será aún más, si la colectividad no trata de poner un freno o una ley a estas agrupaciones, donde germina una futura y delicada degeneración".[12]

Ma il testo non è un mero pamphlet, bensì un collage, un pastiche, dove convergono tutte le conoscenze arltiane sull'argomento, condensate in poche e dense paginette: sono un primo esercizio di elaborazione creativa e leggermente parodistica a partire da una serie di 'discorsi', ricchi di idee, ideologie, correnti di pensiero. E come vedremo in seguito (anche per il caso italiano) politica e occultismo (massoneria, logge, misteri, associazioni con scopi eversivi più che sovversivi) vanno spesso a braccetto. Sviluppato quindi questo doveroso preambolo possiamo tornare al 'vuoto' Erdosain, afflitto da più turbe, ossessionato dall'idea di scovare i seicento pesos, che si accinge a presentarsi presso la dimora misteriosa dell'Astrologo, uno dei personaggi più bizzarri e geniali partoriti dalla fantasia arltiana e spesso oggetto di studio e interpretazione soprattutto per la sua ideologia, che tradisce un complicato sincretismo, non dissimile dalla dottrina teosofica della Blavatsky, solo che non si tratta di idee religiose bensì di idee politiche, anzi mistico-politiche.

Ciò che ci preme analizzare quindi sono i 'discorsi' dell'Astrologo, così variegati e vivaci. Nel momento in cui Erdosain giunge nella sua dimora il leader dal ceffo romboidale sta parlando di un'altra società segreta poderosa, da prendere come esempio per il suo funzionamento e la sua penetrazione occulta nella società civile, ovvero il ku-klux-klan. Il che già delinea gli intenti terroristici dell'Astrologo. Il nome di tale gruppo deriverebbe dalla parola greca kuklos (kyklos) - 'cerchio', 'circolo' - e dalla parola scozzese 'clan' (famiglia). Com'è noto gli aderenti indossavano delle tuniche bianche con cappuccio. Forse non a caso anche il nostro personaggio si presenta vestito con uno spolverino giallo che "parecía la vestimenta de un sacerdote de Buda".[13] Insomma è abbigliato quasi come il Maestro di una Loggia Occulta. Ma il contenuto ideologico della Loggia è ancora vago ed eterogeneo: "No sé si nuestra sociedad será bolchevique o fascista".[14] Trattasi quindi per ora d'una sorta di "ensalada rusa".[15] Ben chiari invece sono gli strati sociali ai quali il gruppo si rivolge: "Mi plan es dirigirnos con preferencia a los jóvenes bolcheviques, estudiantes y proletarios inteligentes".[16] Dunque è certo l'elemento cosiddetto 'populista'. Subito però si passa all'illustrazione del funzionamento di tali cellule apparentemente 'rivoluzionarie':

"El poder de esta sociedad no derivará de lo que los socios quieran dar, sino de lo que producirán los prostíbulos anexos a cada célula".[17]

Quindi già si nota la somiglianza con una comune organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione ed alla tratta delle bianche (negli anni Venti operavano in Argentina la Mafia siciliana, ma anche la Mafia ebraica, tra le altre. Arlt inoltre in seguito s'interesserà molto alla Mafia siciliana trapiantata negli Stati Uniti e dedicherà delle cronache a 'Scarface' ovvero ad Al Capone).[18] Inoltre l'organizzazione potrà persino avvalersi d'una 'colonia rivoluzionaria' situata nelle Ande, dove si addestreranno i membri del gruppo: delle Accademie Rivoluzionarie, dei campi di addestramento per 'terroristi'. Dalle prime parole dell'Astrologo comprendiamo quindi la peculiarità di tale società segreta; essa enuclea e fonde in se stessa:

1. la setta esoterica dedita a pratiche occulte;

2. l'associazione a delinquere di stampo mafioso dedita allo sfruttamento della prostituzione;

3. la cellula terroristica con intenti sovversivi e dall'aspetto 'rivoluzionario'.

Un bel rompicapo arltiano. Da tale intrico nasceranno molte incomprensioni e dubbi soprattutto da parte dei critici più ideologizzati. Mentre di recente lo scrittore e teorico della letteratura Alan Pauls sembra aver colto in pieno la specificità del discorso arltiano:

"Si los textos de Arlt no cesan un segundo de maquinar, es tal vez porque la maquinación es el exponente mayor de la experimentación, su figura soberana y su apoteosis. No sólo porque la sociedad secreta de Los siete locos, cuya organización remeda restos de modelos conspirativos como la mafia norteamericana o los grupos anarquistas rusos de fines del siglo XX, está integrado por esos experimentadores mayúscolos que son los inventores, los ocultistas o los industriales. El complot es experimentación porque busca crear lo que aún no existe: un conjunto de fuerzas capaces de actuar y de modificar lo que existe".[19]

La società segreta dell'Astrologo, nata quindi dalla stratificazione di più gruppi (chiamiamoli 'eversivi'), non è altro che una macchina per fabbricare cospirazioni, una trovata narrativa che genera inesorabilmente complotti, molti dei quali (come vedremo) destinati al fallimento. Ecco quindi che la 'macchinazione' (termine che ci suggerisce anche le macchine, gli ingranaggi, le invenzioni tecniche: e si ricordi che Erdosain, come Arlt, è tra le altre cose un inventore fallito) è il tema in assoluto del romanzo arltiano, del dittico Los siete locos - Los lanzallamas, che stiamo analizzando. E la tecnica adoperata per dar vita a questo moto di macchinazioni (come gli ingranaggi di Modern Times di Charlie Chaplin del 1936) è il pastiche tematico (non linguistico), di diversi registri tematici: il romanzo d'appendice, il romanzo dostoevskiano, i pamphlet politici, le cronache giornalistiche, il manuale d'istruzioni tecniche. Temi e tecniche formano un unico nucleo. E il tono non è affatto ironico, distaccato (come farebbe erroneamente pensare la parola pastiche) bensì drammatico, convulso e casomai grottesco (come certe illustrazioni di Goya, dense d'un umorismo tenebroso e poco incline alla leggerezza). Non si tratta quindi d'una prosa leggera, ariostesca, calviniana. Bensì vedremo in seguito come un esempio di romanzo fondato sulle cospirazioni e condotto con la tecnica del collage, del pastiche di materiale eterogeneo, ma senza ironia, bensì con drammaticità e sarcasmo (un gioco molto serio) sia costituito dall'incompiuto Petrolio di Pasolini, chiaro esempio di 'postmodernismo critico' (e non aereo e ironico, come puntualizza Carla Benedetti).[20] Ma di questo ci occuperemo più distesamente nella terza parte della tesi.

Ma dobbiamo tornare all'ultimo discorso pronunciato dall'Astrologo prima della fine del denso capitoletto che ci conduce al centro della narrativa arltiana. L'Astrologo, essendo un populista, deve costruire un'utopia appetibile da dare in pasto alle masse: deve penetrare nella 'psicologia delle masse', per poterle manipolare meglio. Ecco quindi che si affida all'utopia neo-positivista dell'industrialismo: "hay que crear misticísmo industrial".[21]

E inoltre mira alla creazione di un uomo nuovo, simile al mito nicciano del superuomo: "Crear un hombre soberbio, hermoso, inexorable, que domina las multitudes y les muestra un porvenir basado en la ciencia".[22]

V'è inoltre la lucida coscienza che nei tempi futuri le dittature non saranno più guidate da militari bensì dai capitani d'industria, dagli imprenditori, dai poderosi capitalisti a capo di multinazionali: "Los futuros dictadores serán reyes del petroleo, del acero, del trigo".[23]

Con spirito profetico Arlt pone l'accento sulle risorse, i combustibili fossili, i metalli e le derrate alimentari. Ciò significa che anche le guerre future saranno combattute per il controllo di tali risorse: soprattutto per il petrolio.

In seguito vedremo come l'Astrologo, i cui discorsi virano dall'estrema destra all'estrema sinistra con versatilità, discetterà proprio sulle guerre per il controllo del petrolio e altri beni, scatenate dagli Stati Uniti nel 'cortile di casa' latinoamericano, intessendo un chiaro discorso antimperialista che così tanta fortuna avrà negli anni a venire. Ma la versatilità è proprio ciò che fa crescere i sospetti sulla genuinità dei discorsi del leader mistico. L'acuta studiosa Diana Guerrero, nel noto saggio Roberto Arlt el habitante solitario ( Roberto Arlt l'abitante solitario) del 1972, aveva già lanciato le premesse delle intuizioni di Alan Pauls e sottolineato la natura farsesca e truffaldina dell''ensalada rusa' della società segreta arltiana:

"El Astrólogo expresa en sus teorías políticas las consecuencias de la desorientación del ambiente ciudadano. Su proyecto es organizar una sociedad secreta financiada con el dinero de una cadena de prostíbulos, cuyas ganancias se emplearían, también, para fundar una colonia en las montañas, a la vez fábrica de gases venenosos, centro de buscadores de oro y academia de futuros revolucionarios o explotadores.

La revolución desencadenada por esta élite sería breve. Y prodigiosa:

- El hombre es una bestia triste - enseña el Astrólogo - a quien solo los prodigios conseguirán emocionar. O las carnicerías. Pues bien, nosotros, con nuestra sociedad, le daremos prodigios, pestes de cólera asiático, mitos, descubrimientos de yacimientos de oro o minas de diamante.

( Los siete locos, t.I, págs. 228-29.)

En consecuencias, que un puñado de hombres - el ku klux klan o los gangster yanquis - tenga en jaque a toda una ciudad es lo que más lo emociona. La teoría política solo incluye la etapa destructiva, donde la eficacia es el único criterio de acción. La sociedad secreta se regirá, entonces, por la mentira, el "misticismo industrial", la exaltación del superhombre, la búsqueda de sí mismo, el deseo de ser Dios. De este modo, la dimensión política del universo arltiano se recubre con el ambito de un Rocambole y de otros héroes folletinescos, y la sociedad secreta del Astrólogo retoma el espíritu que presidió el "Club de los Caballeros de la Media Noche" de Astier y sus amigos". [24]

Tuttavia vedremo come lo studioso José Amícola, in una sua acutissima analisi, Astrología y fascismo en la obra de Arlt ( Astrologia e fascismo nell'opera di Arlt) del 1984, dia estrema importanza alle formulazioni ideologiche arltiane avvicinandole all'ideario propriamente fascista (mussoliniano), che com'è noto sembra nascere da una costola della sinistra radicale (il sindacalismo rivoluzionario di Sorel rielaborato da Mussolini), presentandosi quindi come un Giano bifronte, come un 'socialismo' nazionalista e demagogico. Vedremo inoltre come le analitiche argomentazioni di Amícola ci permettano di instaurare un'analogia con il saggio di Curzio Malaparte, Tecnica del colpo di Stato, pubblicato dapprima in francese nel 1931[25] (coevo quindi a Los lanzallamas) e che costò allo scrittore di Prato il confino da parte del regime fascista. Il discorso arltiano, filtrato attraverso i suoi 'deliranti' personaggi, non si configura solo come un semplice gioco, una fantasia mutuata dagli amati romanzi d'appendice, ma come una prefigurazione sagace della degenerazione del fascismo italiano e dell'avvento del ben più nefasto nazionalsocialismo tedesco, dove l'occultismo, il neo-paganesimo, il misticismo eugenetico assumeranno un ruolo di spicco all'interno del partito.[26] E ciò sarebbe poi testimoniato dal preoccupato interesse diretto dal cronista Arlt alle gesta del macellaio Hitler, ritratto in varie acqueforti successive e parodiato chaplinianamente.[27] I discorsi dell'Astrologo, ponendosi a metà strada tra fascismo italiano e bolscevismo russo, saldando il tutto con un radicale antiamericanismo, antimperialismo e anticapitalismo liberale (mentre esalta l'industrialismo nazionale), sembrerebbero anticipare di un decennio il fenomeno tipicamente argentino del peronismo, ma il condizionale è d'obbligo, poiché la terza via di Perón non ebbe mai quei nefasti risultati teorizzati da Arlt. Casomai si può essere d'accordo sul fatto che il peronismo, questo Giano bifronte ricco di ambiguità, spaccato tra destra e sinistra, mostrerà il suo lato più oscuro solo negli anni Settanta, soprattutto attraverso la figura di José López Rega, soprannominato el brujo, vero e proprio 'astrologo' e uno dei personaggi del minuzioso romanzo storico di Thomás Eloy Martínez, La novela de Perón ( Il romanzo di Perón) del 1985, nonché protagonista dell'inquietante romanzo di Luisa Valenzuela, Cola de lagartija ( Coda di lucertola) del 1983. E ricordo solo che López Rega stringerà forti legami con Licio Gelli e la Loggia P2, a quanto pare fondata da Umberto Ortolani ed Eugenio Cefis, quest'ultimo personaggio di Petrolio di Pier Paolo Pasolini, soprannominato il Troya. Come si nota i fili sembrano intrecciarsi in una matassa comparativa eccessiva, tuttavia cercherò di sbrogliare il tutto nel modo più chiaro possibile.

II.3. Uccido, dunque sono

Ma torniamo alla trama del romanzo per poter poi tracciare altre divagazioni. La prima riunione descritta si svolge solo in presenza dell'afflitto Erdosain e del flemmatico Arturo Haffner, detto il Ruffiano Malinconico, uno dei sette pazzi. Haffner decide di tirare fuori dai guai Erdosain prestandogli la cifra necessaria: di professione fa il protettore di prostitute ed è il referente dell'Astrologo per l'organizzazione della rete di postriboli che dovrebbe finanziare la società segreta. Haffner è un misogino, un cinico, un metodico: ha sposato il progetto del leader per noia, per intaccare l'angustia quotidiana. Come Erdosain sceglie la 'rivolta' per tedio, ma la sua non è angoscia, bensì psicopatia, assenza di sentimenti. Haffner è intellettualmente lucido: non s'illude sulla natura del leader: "Algunas [ideas] son embrolladas, otras claras, y, francamente yo no sé hasta dónde quiere apuntar ese hombre. Unas veces usted cree estar oyendo un reaccionario, otras a un rojo, y, a decir la verdad, me parece que ni él mismo sabe lo que quiere".[28]

Come sfruttatore di donne non si considera peggiore di qualsiasi industriale all'interno del regime capitalista. Da qui un'analisi feroce del 'sistema' al quale ammette di far parte come ingranaggio minore:

"Vaya, si quiere tener conciencia de lo que es la explotación capitalista, a las fundiciones de hierro de Avellaneda, a los frigoríficos y a las fábricas de vidrio, manufacturas de fósforos y de tabaco. [...] ¿ Y quién es más desalmado, el dueño de un prostíbulo o la sociedad de accionistas de una empresa?"[29]

Il capitalismo viene quindi inteso come una macchina infernale che abusa dei corpi, che li mercifica, che ne dispone come vuole. Altra analogia che si potrebbe connettere alle riflessioni dell'ultimo Pasolini, quello di Salò-Sade e alle sue considerazioni sul neocapitalismo omologante e globale (che distrugge le realtà particolari) e all'anarchia del Potere che fa ciò che vuole.

Ma nell'epoca pasoliniana gli industriali sono già divenuti i nuovi 'dittatori' e nell'attuale era della globalizzazione i dirigenti delle grandi multinazionali e i manager dei colossi bancari sono veramente i nuovi 're del mondo', e appartengono a un' élite, a una super-class che ha un'estensione globale e capillare.[30] Ma qui non vorrei divagare lanciandomi in elucubrazioni socio-politiche.

1. proiezione autobiografica;

2. persona anonima realmente esistita;

3. personaggio letterario.

Il che li rende davvero iperletterari ed allo stesso tempo credibili.

Non vi è umiliazione più grande che l'essere scaricati dalla propria moglie in presenza del nuovo amante (una scena simile si ritroverà in Lolita di Nabokov,[31] ma forse ha origini dostoevskiane). A ciò si somma l'impotenza di farsi giustizia da soli con la pistola Browning. Erdosain, secondo i valori della società borghese (capitalistica), è un inetto, poiché non ha saputo trovarsi un lavoro più remunerativo, tutto perso dietro le proprie chimere destinate all'insuccesso.

"Come questo trillo, troppo forte per il campanello di una porta, sale fino al cielo, così i gesti dei personaggi di Kafka sono troppo forti per il loro ambiente, e irrompono in uno spazio più vasto. [...] Ogni gesto è un evento, si potrebbe quasi dire: un dramma a sé. La scena su cui questo dramma si svolge è il theatrum mundi, di cui il cielo costituisce lo sfondo".[32]

Il Benjamin cita a sostegno della sua idea le pitture di El Greco, padre degli espressionisti, uno degli artisti amati da Arlt insieme al Goya delle pitture più nere e grottesche.[33] Ma di certo un altro tassello è costituito dai gesti e dagli ambienti di Dostoevskij: in tal caso si ravvisa una netta impronta di Delitto e castigo e di Raskol'nikov (che influenzeranno appunto anche Il processo di Kafka).

Inoltre, secondo colpo di scena del capitolo: Barsut confessa di essere il delatore di Erdosain, colui che lo ha denunciato allo zuccherificio, rivelando le sue manovre fraudolente: lo avrebbe fatto in realtà per umiliare Elsa, la cugina, poiché lei si è sempre mostrata altezzosa nei suoi confronti. Ecco quindi che Erdosain, scosso nel profondo dall'inattesa rivelazione, elabora immediatamente il piano criminale di far sequestrare Barsut, farlo uccidere e appropriarsi del suo denaro per finanziare il piano della fantomatica società segreta immaginata dall'Astrologo. Si presenta ai nostri occhi un'ennesima 'macchinazione', stavolta partorita dalla mente rancorosa di Erdosain, un altro complotto criminale, che si aggiunge a quello più vasto di progettare un colpo di Stato ai danni del regime parlamentare e liberaldemocratico vigente (come in seguito si vedrà, con dovizia di analisi). Erdosain, come Raskol'nikov, viene catturato da questa 'idea fissa'.

"Necesitaba agotar todas las posibilidades de expresión, poseído por ese frenesí lento que a través de las frases le daba a él la conciencia de ser un hombre extraordinario y no un desdichado.[34]

- No, mirándote bien parecés un tipo agarrado por una idea fija... vaya a saber por qué".[35]

Si confrontino queste descrizioni con quelle fornite da Raskol'nikov:

"Sarebbe stato difficile lasciarsi andare più in basso e trascurarsi di più; ma Raskol'nikov, nel suo presente stato d'animo, ne aveva quasi piacere. Egli s'era completamente appartato da tutti, come una tartaruga nel suo guscio, e perfino il viso della fantesca che aveva l'incarico di servirlo, e che gettava di tanto in tanto un'occhiata nella sua camera, gli eccitava la bile e il convulso. Così accade a certi monòmani che troppo si sono riconcentrati in qualche pensiero".[36]

Il capitoletto seguente denuncia ancor di più questa filiazione dostoevskiana (che è solo uno degli elementi del pastiche lucidamente condotto). Qui si espone l'idea di "Ser" a través de un crimen ( "Essere" attraverso un crimine). V'è probabilmente anche un'allusione all'Amleto, sempre oscillante tra inettitudine e desiderio d'inettitudine:

"- ¿Matarlo o no matarlo? ¿ Qué me importa esto a mi? ¿Me importa matarlo? Seamos sinceros. ¿Me importa matarlo? ¿O es que no me importa nada? ¿Que me da igual que viva? Y sin embargo quiero tener voluntad de matarlo".[37]

Ma il delirio di Erdosain, questa figura novecentesca di inetto rancorosa, che nutre sogni di grandezza e violenza, s'incentra attraverso l'idea di affermare la propria essenza (l'Essere che è, appunto) per mezzo di un atto di sopraffazione e violenza: l'omicidio. Una specie di 'uccido dunque sono'. Un cercare di scoprire come reagirebbe la propria psiche in seguito a questo atto. Il crimine renderebbe Erdosain visibile, corposo, troppo umano e dunque prominente:

"Yo soy la nada para todos. Y sin embargo, si mañana tiro una bomba, o asesino a Barsut, me convierto en el todo, en el hombre que existe, el hombre para quien infinitas generaciones de jurisconsultos prepararon castigos, cárceles y teorías".[38]

Qualcosa di molto simile alle elucubrazioni di Raskol'nikov sul diritto degli uomini superiori e dotati di qualità di compiere un crimine per affermare se stessi e le proprie idee:

"Gli uomini straordinari invece hanno il diritto di commettere qualsiasi delitto e di violare in ogni modo la legge, precisamente perché sono straordinari".[39]

Questi sono anche i contenuti di un articolo del personaggio che riesce a sovrapporre genialità e delinquenza:

"Insomma, io dimostro che tutti gli uomini, non dico già grandi, ma che appena escano dalla carreggiata comune, cioè che appena siano capaci di dire qualcosa di nuovo, devono immancabilmente, per la natura loro, essere delinquenti, - più o meno, s'intende".[40]

L'emblema, l'esempio da seguire in tal senso per il giovane studente e assassino della vecchia usuraia diviene (com'è noto) Napoleone. Diciamo che tali idee sul superomismo si riverberano più sull'Astrologo che su Erdosain, tuttavia è chiaro che qui Arlt opera un'ulteriore contaminazione, un gioco di prestigio. Erdosain è più fragile, incerto, vuoto di un Raskol'nikov, dunque un personaggio che potrebbe essere uscito dalla penna di Sartre e Camus. Tuttavia ben sappiamo come l'esistenzialismo francese getti le sue radici nel fertile humus dei romanzi psicologici dostoevskiani, così come nelle filosofie principalmente di Schopenhauer e Nietzsche (senza dimenticare Kierkeegard).

Qui siamo in presenza di un anarchismo distruttivo, la cui ideologia si ripercuote anche ne I demoni dostoevskiani, allievi di Nechaev, seguace 'degenere' di Bakunin. I pazzi arltiani sono chiamati "monstruos"[41] e la società segreta "otro demonio".[42]

II.4. I discorsi dell'Astrologo

Ma nel frattempo Erdosain, uscito fuori di casa, sempre inquieto e in movimento, mentre la notte incombe, fa ritorno nella dimora dell'Astrologo a Temperley. Qui fluttuano altri 'discorsi' che è bene tesaurizzare. Parliamo de La propuesta ( La proposta).

Erdosain infatti qui propone il suo piano criminale all'Astrologo che valuta con attenzione tale 'geniale' idea, anch'essa nata dall'angoscia, dal male di vivere, dalla 'nausea'. L'Astrologo conversando preannuncia il diffondersi del morbo intellettuale esistenzialista:

"Yo leo mucho, y créame, en todos los libros europeos encuentro este fondo de amargura y de angustia que me cuenta de su vida actuál".[43]

Occorre dunque una nuova religione, un misticismo materialista che permetta agli uomini di sognare nuovamente, di credere, di avere fede in un mito moderno. Qui per la prima volta Erdosain dipinge il suo piano come un meccanismo, una macchinazione, come un'arancia a orologeria, per citare il noto romanzo di Anthony Burgess. Qui Erdosain, l'inetto rancoroso, prefigura la mentalità nazista: l'odio razionalizzato, organizzato. Qui Erdosain, con la sua fantasia sadomasochista, profetizza gli orrori dell'Argentina degli anni Settanta, con i suoi campi di prigionia clandestini, i sequestri, la violenza esercitata sui corpi (prerogativa della mentalità fascista, secondo lo storico Sergio Luzzatto).[44] Un meccanismo sadiano, degno del Salò-Sade dell'ultimo Pasolini (che nella terza parte della tesi affronteremo):

"Usted debe tomar en cuenta esto: es un mecanismo que se desmonta en tres submecanismos que tienen que marchar armoniosamente, aunque son independientes. Vea: el primer mecanismo es el secuestro. El segundo, la estada de usted en Rosario, donde pedirá y recibirá el equipaje con el nombre de Barsut. El tercero, asesinato y procedimiento para hacerlo desaparecer.

- ¿Destruiremos el cadáver?

- Claro. Con ácido nítrico o si no con un horno donde... Si es horno hay que tener un mínimo de quinientos grados para carbonizar también los huesos".[45]

E subito l'Astrologo ha un'intuizione: rendere sistematico tale piano criminoso: moltiplicare le cosiddette 'cellule rivoluzionarie' seguendo l'esempio del ku klux klan e di altre società segrete influenti e poderose.

Inizia la seconda parte del romanzo (diviso in tre) con un capitoletto di transizione, Incoherencias ( Incoerenze), a metà tra il delirio, il sogno e il ricordo della moglie Elsa che umilia Erdosain con le sue confessioni. In Ingenuidad e idiotismo ( Ingenuità e idiozia) Erdosain addirittura si confessa di fronte al narratore, che acquista sempre più spessore nella storia, in quanto cronista. Qui si identifica la causa della nefasta nevrosi del giovane protagonista, identificabile nel fallimento della propria relazione coniugale. L'elemento sessuale, alquanto demonizzato, acquista la sua importanza, diremmo, psicanalitica, in quanto nodo irrisolto. Erdosain è scisso: le sue pulsioni si dividono in amore puro e platonico (anelato con la moglie) e amore fisico e bestiale (consumato con le prostitute). Non vi è una sintesi: Elsa lo provoca e talora lo rifiuta e lui è costretto a ricorrere ai bordelli con l'infelicità nel cuore. La descrizione dei turbamenti sessuali di Erdosain prosegue in La casa negra, che rappresenta l'immaginazione sensuale e morbosa del personaggio, perduto dietro le sue larve oniriche, costituite da frammenti di donne diverse riuniti in una sintesi, come accadeva con gli scultori dell'antica Grecia.

In Trabajo de la angustia ( Il lavoro dell'angoscia) si approfondisce l'analisi psicologica nei recessi mentali di un aspirante criminale. Erdosain immagina già di uccidere Barsut, compie una serie di simulazioni con l'immaginazione: vede la vittima legata, incappucciata, con una pistola puntata sulla tempia. Pullulano le fantasie sadiche ne Los siete locos: sono una forma di compensazione dell'apparente inettitudine di alcuni personaggi, poveri diavoli, mostri dalle goffe movenze, in un trionfo del grottesco.

El secuestro avviene dieci giorni dopo la fuga di Elsa, ma il narratore tralascia di soffermarsi nei marginalia e rappresenta esattamente tre giorni netti di accadimenti. Quindi dal ritorno di Erdosain a casa all'alba dopo essere stato per la seconda volta dall'Astrologo, dopo un breve intermezzo (in verità uno sprofondamento nella psiche) si passa al fatidico giorno del sequestro di Barsut, attirato a Temperley con un tranello. Qui compare come personaggio attivo anche l'enigmatico Bromberg, il servo dell'Astrologo, detto l'Uomo che vide la levatrice. Barsut viene catturato, serrato in una stanza con una catena assicurata ai piedi. L'Astrologo parte per Rosario per spedire da lì un telegramma all'affittuaria di Barsut, convincendola del fatto che il suo cliente si è trasferito. Ma tralasciamo altri dettagli della trama. Prende il via la terza, ultima e corposissima parte del romanzo, quella dove forse si eserciterà maggiormente la nostra esegesi, dove più si appunterà la nostra critica tematica sempre in comparazione con altre opere, con altre letterature.

Il capitoletto El látigo ( La frusta) si apre con i preparativi per la prima riunione ufficiale dei capi dell'organizzazione che si sta ramificando. L'Astrologo propone ad Erdosain di divenire capo dell'Industria: il giovane già pregusta un futuro di dominio, in un orizzonte nicciano, superomistico:

"Pensaba que se mostraría irónico en la reunión, y un desprecio malévolo le surgía para los débiles del mundo. El planeta era de los fuertes, eso mismo, de los fuertes".[46]

Il giovane tiranno in potentia già pregusta le fucilazioni per chi si opporrà al loro disegno e ripete a se stesso la nota frase di Lenin:

""- ¡Qué diablo de revolución es ésta si no fusilamos a nadie!""[47]

E l'Astrologo, invece di farlo desistere dai suoi deliri, essendo un abile manipolatore (quasi un creatore di terroristi. Per conto di chi?), soffia sul fuoco. Citando, forse a sproposito Le vite parallele di Plutarco, esclama:

"- Pues se las voy a regalar para que leyéndolas aprenda que la vida humana vale menos que la de un perro, si para imprimir un nuevo rumbo a la sociedad, hay que destruir esa vida. ¿Sabe usted cuántos asesinatos cuesta el triunfo de Lenin o de un Mussolini? A la gente no le interesa eso. ¿Por qué no le interesa? Porque Lenin y Mussolini triunfaron. Eso es lo esencial, lo que justifica toda causa injusta o justa."[48]

Un'esaltazione della violenza dunque, del diritto del più forte a imporsi a tutti i costi, dove i fini giustificano qualunque mezzo. Il ceffo dell'Astrologo viene qui descritto come "mongolico rostro",[49] il che può far pensare al viso di Lenin, allo sguardo orientale. Comunque più avanti il leader ammette di ammirare il Duce degli italiani. L'affermazione è tra il serio e il faceto e la figura dell'italiano medio ne esce ridicolizzata:

"- No. Ése es un símbolo místico... intelectual... Hay que descubrir algo grosero y estúpido... algo que entre por los sentidos de la multitud como la camisa negra... Ese diablo ha tenido talento. Descubrió que la psicología del pueblo italiano era una psicología de barbero y tenor de opereta... En fin, veremos, ya tengo pensada una jerarquía, algo interesante... lo hablaremos otro día... puede que resulte..."[50]

Il riferimento corre anche a La psychologie des foules ( La psicologia delle folle, 1895) di Gustave Le Bon, che influenzò il giovane Mussolini quando ancora militava nelle fila dei socialisti rivoluzionari. Ciò che colpisce subito il lettore è la natura contaminatoria del discorso dell'Astrologo (che si scatenerà nel prossimo capitolo) e che appaia Lenin e Mussolini, comunismo e fascismo, come se si trattasse della medesima cosa e non di 'rivoluzione' e 'reazione'. Vedremo come si tratti di una deliberata confusione che si acuirà in seguito e si trascinerà fino a Los lanzallamas. Ed è anche il tema che più ha fatto scervellare i critici, che si sono interrogati soprattutto sul discorso politico portato avanti da Arlt nei suoi romanzi.[51] Intanto vedremo come tale ambiguità ideologica appartenesse anche a quei tempi, se è vero che Curzio Malaparte nel '31 scrive Tecnica del colpo di Stato dove la divisione politica si costruisce tra 'catilinari' e 'liberal-democratici'. E poi si capirà come la mescolanza ideologica, oltre ad essere funzionale alla 'macchinazione', appartenga all'indole farsesca e menzognera dell'Astrologo, capace di indossare le maschere più diverse a seconda dell'interlocutore. Ma di ciò tratteremo più distesamente in seguito.

Prima della riunione Erdosain fa visita al prigioniero intento a mangiare rincattucciato come una bestia nel covo, e lo minaccia con una frusta, chiaro elemento simbolico. Sorge l'idea di avere a disposizione un corpo sul quale esercitare deliberata violenza:

"Pensaba que aquella vida estaba en sus manos".[52]

E qui inizia il vero e proprio Discurso del Astrólogo ( Discorso dell'Astrologo), capitolo dove ci dovremo particolarmente soffermare.

È bene ripetere tale concetto poiché chiarificherà via via le argomentazioni del leader della società segreta: l'Astrologo adatta i suoi discorsi agli interlocutori che ha davanti. Il primo vero discorso completo (se si escludono le interessanti allusioni a Erdosain) viene esposto davanti a Barsut. L'Astrologo vuol far credere a Barsut che la sua è una setta di invasati e quindi costringerlo a firmare l'assegno di ventimila pesos: gli promette inoltre che lo metterà in libertà (una chiara menzogna). Ecco quindi che il discorso assume tonalità mistiche e francamente deliranti.

S'inizia con la considerazione che il denaro trasforma l'uomo in un Dio e cita i casi di Ford, Rockefeller e J. P. Morgan, un industriale e due banchieri molto noti: loro sono gli imperatori del presente. Gli dei sono quindi terreni e prosaici, le masse hanno perso la fede in entità ultraterrene, bisogna fondare un'utopia, un'idea di una nuova società. Per fare questo occorre fare tabula rasa dell'attuale società con l'ausilio di pestilenze, malattie e cataclismi. La nuova società pura nata da tali ceneri sarà divisa in due tronconi e altamente gerarchica: la casta dei savi detentori del potere e la casta delle masse ignoranti. Tale massa vivrà in una nuova menzogna metafisica e sarà facilmente manipolabile. Ci sono esempi simili nel presente storico degli anni Venti:

"- Sì, todo lo que imagina la mente del hombre puede ser realizada dentro de los tiempos. ¿No ha impuesto ya Mussolini la enseñanza religiosa en Italia? Le cito esto como una prueba de la eficacia del bastón en la espalda de los pueblos. La cuestión es apoderarse del alma de una generación... El resto se hace solo".[53]

Occorre quindi condurre un'operazione di lavaggio del cervello delle masse, per la creazione dell''uomo nuovo'. La società segreta dell'Astrologo deve formare la futura classe dirigente dominatrice di tale popolo. Ma la società futura sarà anche progressiva e si fonderà anche sull'industrialismo. Nel testo arltiano spicca una chiara allusione visiva a gesti e pose tipicamente mussoliniani:

"Movió la greñuda cabeza a diestra y siniestra, como si le punzara el cerebro la agudeza de una emoción extraordinaria, apoyó las manos en los riñones y reanundando el ir y venir, repitió:"[54]

Il processo tecnico si accompagnerà allo sfruttamento di uomini, donne e bambini per estrarre l'oro dalle montagne andine con l'ausilio di metodi avveniristici. A ciò si affiancherà il misticismo per tenere il popolo incatenato nella superstizione: un Dio adolescente (quasi come il Piccolo buddha di Bernardo Bertolucci) farà miracoli nel suo tempietto di cartone. Verranno mostrati dei film di tali prodigi. Ciò è importante, poiché il cinema legato alla propaganda ha un'evidente origine nel fascismo italiano e verrà perfezionato dai nazisti e da Goebbels in particolare (oppure si pensi ai film misticizzanti ed efficaci della Riefensthal).[55] Arlt cita poi due figure entrate nell'immaginario popolare: Krishnamurti e Rodolfo Valentino. Arlt, esperto di film, intuisce la portata mitica del cinema e la sua capacità di manipolare la psicologia delle masse, predisponendola al sogno. L'Astrologo poi cita Maimonide come esempio di efficace sincretismo religioso, un profeta dalle mille facce che si rivolgeva a più confessioni religiose:

"De esta manera Maimun esperaba llegar a dominar por completo el mundo musulmán".[56]

Quest'esempio mistico-religioso dev'essere trasferito nella politica:

"Seremos bolcheviques, católicos, fascistas, ateos, militaristas, en diversos grados de iniciación".[57]

Compito del leader intanto è quello di illudere i pazzi, gli squilibrati, gli emarginati, i falliti, poiché per mezzo di tale 'marmaglia' sarà più semplice fare la 'rivoluzione', ascendere al potere e instaurare il proprio mondo nuovo. Una rivoluzione anarchica (terroristica, bakuniniana) quindi al servizio di un progetto francamente reazionario, benché imperlato di misticismo. Il che avvicina molto il piano dell'Astrologo alla parabola mussoliniana. Sulla natura 'rivoluzionaria' della marcia su Roma si vedranno poi le opinioni di Malaparte (che in realtà la chiama senza mezzi termini 'colpo di Stato').

L'Astrologo qui ammette di incarnare una sorta di populismo che ha le sue origini storiche in un leader di disperati dell'antichità, ovvero Catilina:

"¿Puede hacerse felices a los hombres? Y empiezo por acercarme a los desgraciados, darles por objetivo de sus actividades una mentira que lo haga felices inflando su vanidad..., y estos pobres diablos que abandonados a sí mismo no hubieran pasado de incomprendidos, serán el precioso material con que produciremos la potencia... el vapor..."[58]

Si potrebbe citare anche l'esperienza del giacobinismo francese, che figliò poi l'autoritarismo di Bonaparte. (Non è forse un caso che lo storico del fascismo Renzo De Felice abbia iniziato le sue ricerche proprio studiando il fenomeno giacobino italiano).[59] La massa, 'el populacho',[60] qui non è fine, bensì mezzo per l'ascesa al potere. Se a ciò s'innesta la Repubblica di Platone si avrà già un'idea del primo 'delirio' dell'Astrologo, molto più lucido di quanto si voglia pensare.

II.5. Mussolini parodiato

Ci addentriamo ora nel capitolo La farsa, assolutamente centrale e sintomatico: la farsa tragica e grottesca arricchisce infatti la poetica arltiana, segnata da un riso sardonico che sfiora la disperazione; siamo dalle parti di Petronio e del Satyricon (ecco perché poi parleremo di Petrolio di Pasolini). Dopo il discorso ammannito al prigioniero Barsut, l'Astrologo e l'allievo Erdosain si recano nella sala dove si svolge la riunione cospirativa con i rispettivi capi della società segreta, che dovranno tenere le fila delle future cellule rivoluzionarie, le quali dovranno moltiplicarsi nel giro di poco tempo, quando ormai il meccanismo sarà in funzione. Con grande sorpresa di alcuni dei presenti, alla riunione partecipa anche un Maggiore dell'esercito. È anomalo che un membro di un organo dello Stato partecipi a un conciliabolo di individui che vogliono sovvertire il potere dello Stato, ribaltandolo ed appropriarsene. Ma per l'Astrologo il Maggiore è una pedina del complotto, un 'infiltrato' nell'esercito con il compito di reclutare seguaci per tale progetto sovversivo. Il 'discorso' del Maggiore è estremamente interessante e ha attirato l'attenzione di molti critici, che vi hanno colto una prefigurazione di eventi storici che storicamente hanno caratterizzato la storia argentina.

Il militare condivide con i 'rivoluzionari' l'odio nei confronti della democrazia liberale e soprattutto il rigetto nei confronti del parlamentarismo, che avrebbe raggiunto un livello di corruttela e degrado insanabili. Ciò scontenta larghi settori dell'esercito che desiderano più ordine e disciplina. Vi è anche una nota antimperialista (contro gli yankees) e dunque nazionalista:

"En nuestra cámara de diputados y de senadores, hay sujetos acusados de usura y homicidio, bandidos vendidos a empresas estranjeras, individuos de una ignorancia tan crasa, que el parlamentarismo resulta aquí la comedia más grotesca que haya podido invilecer a un país. Las elecciónes presidenciáles se hacen con capitales norteamericanos, previa promesa de otorgar concesiones a una empresa interesada en explotar nuestras riquezas nacionales. No exagero cuando digo que la lucha de los partidos politicos en nuestra patria no es nada más que una riña entre comerciantes que quieren vender el país al mejor pastor".[61]

L'antimperialismo accomuna il discorso del Maggiore al discorso classico leninista o alle invettive di una Rosa Luxemburg, tuttavia l'elemento fortemente nazionalista lo avvicina alle ideologie fascistoidi dell'epoca, che com'è noto hanno coordinate ben precise e si nutrono di ambiguità. Ciò che segue lo conferma: il militare propone un piano astuto (un'ennesima 'macchinazione arltiana' da innescare): creare delle cellule rivoluzionarie dal carattere bolscevico, creare quindi un fittizio corpo rivoluzionario, coltivare gli attentati terroristici nella migliore tradizione dell'anarchismo e del populismo russo di fine Ottocento, creare insomma in tutto il Paese una pericolosa 'inquietudine rivoluzionaria'. Attentati, scioperi di operai, terrore di una possibile proletarizzazione della società. Ecco che allora come un deus ex machina interverranno i militari:

"Diremos que en vista de la poca capacidad del gobierno para defender las instituciónes de la patria, el capital y la familia, nos apoderamos del Estado, proclamando una dictadura transitoria. Todas las dictaduras son transitorias para despertar confianza. Capitalistas burgueses, y en especial, los gobiernos estranjeros conservadores, reconocerán inmediatamente el nuevo estado de cosas".[62]

Il discorso del Maggiore è chiaro e profetico: fabbricare cellule terroristiche, attingendo agli emarginati, ai desperados, agli anarchici, per mezzo della propaganda sovietica, per poi instaurare un regime di stampo fascista e reazionario. Tale strategia oggi ha un nome: 'terrorismo sintetico'. Tale piano ha avuto delle applicazioni più o meno riuscite o fallite. È la cospirazione al più alto grado, dove nulla è come appare, dove un semplice terrorista crede di operare per la rivoluzione e invece sta lavorando inconsapevolmente per la reazione. Trattasi del terrorismo manipolato per creare effetti destabilizzanti e imporre nell'opinione pubblica l'idea che occorre abdicare alle libertà e ai diritti individuali in via del tutto transitoria. Seminare caos per creare un ordine più gerarchico e totalitario. Un esperto del terrorismo internazionale moderno, Webster Griffin Tarpley, lo riassume così:

"Io affermo, quindi, decisamente che il modello concettuale più affidabile per comprendere il terrorismo è quello che situa i servizi segreti, o una frangia di essi, al centro del processo, con le relative operazioni di reclutamento delle masse immiserite, di futuri terroristi e con l'attività di formazione di questi ultimi in organizzazioni clandestine che, da allora in avanti, sono guidate dall'esterno, da dietro e dall'alto. Il terrorismo internazionale di alto profilo non è spontaneo: è artificiale e di sintesi".[63]

Webster Tarpley sviluppa quindi l'idea del 'terrorismo sintetico' ovvero creato a tavolino, manipolato, ma che in molti casi può sfuggire di mano come la creatura di Frankenstein che si ribella al suo creatore.

Ma le teorie del Maggiore creano un putiferio nel gruppo: un certo Avvocato, un comunista, protesta e viene cacciato dall'Astrologo, ma neanche Erdosain vuole agire per favorire l'ascesa di una dittatura militare. Ma in un secondo colpo di teatro (il primo era stato quello di invitare il Maggiore a una simile riunione) l'Astrologo ammette che quella è tutta una farsa per mettere alla prova la loro fede rivoluzionaria e che il militare è quindi un commediante. Ma una nota del narratore smentisce quest'affermazione. Il lettore rimane quindi disorientato (che era un po' il fine di Arlt). Da qui in avanti dovremo sempre più diffidare dei discorsi dell'Astrologo e interrogarci su quali siano davvero le sue reali intenzioni.

Vorrei ora però cogliere l'occasione per fare una digressione che ci permetterà di inquadrare meglio il 'tema' o 'l'invariante formale' della tesi ovvero 'cospirazione politica (ed esoterismo) nel romanzo' e di tessere ulteriori comparazioni chiarificatrici, dato che questo è il nostro compito in questa sede.

È importante la sintesi di Besarón, che si appoggia ad altri studiosi per argomentare il suo assunto, poiché ci risparmia di cadere in una serie di 'equivoci ideologici' che hanno imperversato nella critica arltiana:

"Por su parte, para José Amícola (1984), en Arlt, si bien el anarquismo es una base que hace sistema con la novela conspirativa y con la forma de la conspiración en cuanto tal (cf. Los demonios de Dostoievski como precursor de Los siete locos), en el contexto de Los siete locos (1929) puede verse más bien un giro hacia la conspiración de tipo fascista:

"Por lo tanto, lo que se halla agazapado durante el período, como una amenaza, no es el anarquismo libertario que busca justicia ahora a través de la lucha sindical, sino el de un movimiento perfectamente concertado militar y propagandísticamente, que podría llegar a actos como aquellos de creación de pánico que desde 1919 dirigía Mussolini con sus 'fasci italiani di combattimento'"

(Amícola, José, 1984, p. 18)

Es importante la mención que hace Amícola de las fuentes del complot en Los siete locos, puesto que si bien el anarquismo es un componente considerable en la tradición literaria y política del complot, que puede rastrearse en Los demonios de Dostoievski o en El agente secreto de Conrad entre otros, en el caso de Los siete locos, la coyuntura sociohistórica pareciera llevar el enfoque hacia el contexto de la Revolución Rusa, el fascismo y los militarismos antidemocráticos en boga o en preparación. Los siete locos y Los lanzallamas (1931) de Arlt son nuestra novela conspirativa del siglo XX. La forma de la conspiración es la clasica: construir una sociedad secreta para tomar el poder".[64]

José Amícola, più volte citato, è autore di un saggio profondamente lucido e che sfronda il campo dai numerosi equivoci: Astrología y fascismo en la obra de Arlt ( Astrologia e fascismo nell'opera di Arlt, 1984). Egli riconosce chiaramente nel personaggio dell'Astrologo una buffonesca parodia di Benito Mussolini. È vero che Arlt allude spesso anche a Lenin (tant'è vero che il nome del cospiratore è Levin), ma i discorsi deliranti e spesso contraddittori del commediante avvicinerebbero chiaramente il personaggio di fantasia al Duce:

"En Arlt encontramos, por cierto, la alusión a aquel Mussolini que entre 1919 y 1922 era capaz de desconcertar con sus declaraciones y contraddiciones a los propios socialistas, al hacer un principio de la ausencia de principios, y que en 1943 - cuando el novelista argentino ya había muerto - fundaría un gobierno titere de Hitler a orillas del Lago de Garda con el nombre de "Repubblica Social Italiana"".[65]

Amícola sviluppa la sua argomentazione con estrema precisione intellettuale, distinguendo, spiegando, analizzando. Il suo saggio ha modificato le prospettive critiche su Arlt, smontando molti teoremi. Traccia anche un confronto puntuale tra i 'discorsi' dell'Astrologo e quelli del Duce, vero e proprio camaleonte, Giano bifronte, cinico manipolatore di masse e noto voltagabbana,[66] il leader forse più odiato, ingannevole e imprendibile del secolo appena trascorso. Un lucido pagliaccio, un temibile buffone:

"La verdadera cara del fascismo y del nazismo fue siendo mostrada a medida que ambos empezaron a sentirse seguros. Las exicencias socializantes perdieron de más en más fuerza, para terminar por ser una burla. Del socialismo había quedado la idea de la centralización del aparato en manos del Estado y otras fórmulas marginales (que evocaban el sentimiento de pertenencia comunitario, pero que ahora fueron utilizadas cambiándolas de signo). Mussolini había sido el que había jugado con major cinismo con la estratagema de decir cada día algo opuesto al día anterior. Desde su diario Il popolo d'Italia, que desde su fundación en 1914 hasta 1918 había llevado el subtítulo de "Quotidiano socialista", Mussolini declaraba en 1919: "Noi ci permettiamo il lusso d'essere aristocratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, legalisti e illegalisti, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo, d'ambiente nelle quali siamo costretti a vivere ed agire" y "La pregiudiziale sono delle maglie di ferro e di stagnola. Non abbiamo la repubblicana, non quella monarchica; non abbiamo la pregiudiziale cattolica e anti-cattolica, socialista o anti-socialista. Siamo dei problemisti, degli attualisti, dei realizzatori.""[67]

Nell'anima di un tiranno si nasconde (non sempre) un anarchico: il risultato è 'l'anarchia del potere', dove il Potere fa ciò che vuole (come afferma Pasolini in un'intervista concessa durante le riprese di Salò-Sade).[68] Il punto di unione tra anarchismo violento e rivoluzionario e fascismo è senz'altro il pensatore francese George Sorel (1847-1922) che nelle Réflexions sur la violence ( Riflessioni sulla violenza) del 1906 fonde i pensieri del Catechismo di un rivoluzionario di Nechaev con il vitalismo di Bergson e l'irrazionalismo di Nietzsche.[69] Solo in seguito Giovanni Gentile cercherà di unire con eleganza la cosiddetta 'ideologia fascista' all'idealismo hegeliano. Una grande opera di chiarificazione ideologica è attuata un anno prima de Los siete locos dall'intellettuale peruviano marxista José Carlos Mariategui in Defensa del marxismo ( Difesa del marxismo, 1928). Nella seconda parte dedicata a Teoria y practica de la reacción ( Teoria e pratica della reazione), nel primo capitoletto dove si occupa de Los ideólogos de la reacción ( Gli ideologi della reazione), Mariátegui scrive:

"La ideología de la reacción pertenece sobre todo a Italia, aunque los intelectuales fascistas se presentan, bajo tantos puntos de vista, amamantados por el nacionalismo de Maurras. Italia ocupa el primer lugar en ese movimiento, no sólo porque Gentile, Rocco, Suckert, etc., han acometido con más brío y originalidad la empresa de explicar el fascismo - que acaso con mayor título debía haber correspondido a Giuseppe de Rensi, a quien su Principi di Politica Impopolare señala como uno de los pioneros intelectuales de la reacción - sino porque, en el fascismo italiano, la teoría reaccionaria es hija de la práctica del golpe de Estado. Suckert, al menos, pone en su tesis algo así como la emoción de la cachiporra".[70]

Ma Mariátegui muore a Lima nel 1930 mentre il testo di Suckert-Malaparte che ora vorremmo approfondire viene stampato a Parigi nel 1931 (presso Bernard Grasset, nella collezione "Les écrits"). La prima edizione circola quindi in francese (tradotta dall'originale manoscritto italiano da Juliette Bertrand): la Technique du coup d'État. Noi citeremo la prima edizione italiana del 1948 che subì anche una parziale riscrittura.[71] Vorremmo però specificare il motivo di tale confronto con i discorsi dell'Astrologo e il ciclo romanzesco di Arlt. Ciò si chiarirà meglio comunque in seguito, quando passeremo ad analizzare in breve Los lanzallamas, coevo al trattato malapartiano. Qui verranno introdotti i temi di paragone, i concetti condivisibili, le categorie intercambiabili. Ma prima di avviare una prima breve analisi vorrei tornare al testo critico di Alan Pauls cui feci cenno prima e che in un certo senso oltrepassa la prospettiva di Amícola (giusta, ma confinata nella genesi delle idee) e ci immette in una dimensione più formalista:

"Quizás Arlt fue siempre objeto de malentendidos y de equívocos ideológico-políticos precisamente porque su máquina literaria fue interrogada en su sentido, y no en la doctrina del funcionamiento y del uso que construye. ¿Qué significa la expresión superhombre? ¿Qué sentido asignar a fascismo y comunismo en la monstruosa maquinación de Los siete locos? Pero el texto de Arlt no dice qué significan. Dice que esas palabras están allí, y que significarán lo que las fuerzas exteriores de las que dependen y a las que no cesan de convocar, les prescriban como modo de funcionamiento. Tal vez la política, para Arlt, sea eso: un conjunto de enunciados que son como instrucciones de empleo, un laboratorio en el que los enunciados pueden entrar en conexión con máquinas de dominación, de liberación o de exterminio. Los siete locos está de parte a parte atravesada de consignas políticas, enunciado cuyo sentido es, en verdad indecidible. Intentar fijarlo no es más que un ejercicio de desconocimientos (no es así como funciona la máquina polifacética de Arlt) o un mero alivio para los desconciertos políticos. Arlt anarquista, Arlt fascistoide, Arlt izquierdista... Pero nada de eso es lo que Arlt "quería decir"".[72]

La posizione di Alan Pauls, critico teorico e scrittore di un certo successo (un po' come Ricardo Piglia, che ha fatto di Arlt un precursore),[73] può sembrare troppo formalista e postmoderna: non interroghiamoci sul 'cosa' ma sul 'come', lasciamo perdere le terribili elucubrazioni politiche e fissiamoci sugli effetti narrativi che innescano. Si può però trovare un punto d'unione tra teoria politica e macchinazione. Si può attingere a Machiavelli, teorico ma anche grande scrittore e artista, alle sue ricette di conquista e preservazione del potere (e vedere nell'Astrologo una copia grottesca e bizzarra del Principe) oppure semplicemente attenersi al controverso trattatello di Curzio Malaparte, che analizza appunto la Tecnica del colpo di Stato e che si occupa sia di Lenin che di Mussolini (associandoli come fa Arlt) poiché si sofferma sui meccanismi della cospirazione e della conquista del potere e non sulle ideologie. Le teorie malapartiane sono discutibilissime, ma in tal caso pertinenti e precise, poiché ci rimandano all'archetipo del complotto arltiano: la congiura di Catilina. Catilina è un esempio di rivolta sociale (fallita) che doveva essere condotta con alcune sacche del 'popolaccio' (tra i quali briganti, ladri, emarginati, reduci di guerra espropriati dei propri piccoli appezzamenti di terra). La sua è 'rivolta sociale' più che 'rivoluzione', ma anche tentativo di instaurare un regime personalistico (contro la 'reazione' dei poteri forti, contro gli oligarchi, rappresentati dalla classe senatoria).[74] Forse Arlt è così interessato alla figura di Catilina poiché intuisce in lui un precursore del caudillismo latinoamericano, spesso fusione di destra-sinistra, di rivoluzione-reazione (se tali grossolane categorie hanno un senso reale). Forse Arlt ha fiutato con molti anni di anticipo il fenomeno del peronismo argentino (al quale non ha potuto assistere). Ma queste sono ipotesi indimostrabili e le lascerei in uno stadio di 'suggestione intellettuale'. Certo che se l'Astrologo (depurato di molte idee terroristiche) fosse un precursore fantasticheggiante di Perón, molte tessere del mosaico si ricomporrebbero. Il socialismo, il nazionalismo, il fascismo, l'antiamericanismo, l'antioligarchismo potrebbero perfettamente convivere in una mescolanza esplosiva. Mentre ben poco avrebbe a che vedere l'Astrologo con il generale Uriburu, ultra-reazionario ed al servizio degli interessi delle imprese petrolifere statunitensi. Ma di questo parlerò distesamente in seguito.

(fine terza parte)

( qui la seconda parte del saggio)

( qui la quarta parte del saggio)

NOTE

[15] Ibidem. "Insalata russa".

[40] Ivi, p. 311.

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