Oggi vi parlerò del mio bagno, anzi, dei miei bagni, per la precisione tre.
No, non sono andata a vivere in un castello con il bagno padronale, quello degli ospiti e quello di servizio, mi sto semplicemente riferendo ai bagni col quale ho avuto un rapporto quotidiano negli ultimi 30 anni.
Il primo bagno di cui parleremo è il bagno di casa di mamma, un bagno nato piccolo che ad un certo punto si è trasformato in un bagno grande, quadrato, con piastrelle bianche sfumate di grigio e una bella vasca ad angolo.
Un bagno dalla pulizia impeccabile.. cosa abbastanza naturale per un bagno che negli ultimi 15 anni è stato frequentato esclusivamente da 2 donne.
Il secondo bagno invece è quello della mia prima casa, un rettangolo bianco e azzurro, abbellito da una vistosa tavoletta arancione e frequentato per un anno e mezzo dalla sottoscritta e l'Amato consorte.
La particolarità di questo bagno è quella di avere una cabina doccia che perde acqua da un lato, non tantissima, ma comunque abbastanza da dover asciugare parte del pavimento circostante con lo straccio.
Si lo straccio, ho un'inspiegabile avversione per il mocio, e sono rimasta agli anni 50 come mi è stato fatto notare più volte.
Insomma, tornando alle perdite d'acqua, descriviamo in 3 punti fondamentali com'è stato il mio modo di fare la doccia per tutto il tempo che abbiamo vissuto lì:
1) ispezionare la cabina doccia in cerca di eventuali (e ovviamente inesistenti) intrusi provenienti dal mondo animale.
2) fare la doccia controllando almeno una volta che il livello dell'acqua presente nel piatto doccia non cominci a straripare.
3) osservare l'entità dell'acqua fuoriuscita dalla giuntura incriminata della cabina e passare lo straccio per asciugarla.
Il punto 3 può sembrare estremamente fastidioso, ma dopo le prime volte diventa un gesto automatico che porta via al massimo una cinquantina di secondi.. ovviamente non a tutti.
Diciamo che la sequenza tipica dell'Amato consorte era leggermente più breve della mia:
1) fare la doccia.
2) uscire dal bagno.
Passiamo ora al terzo bagno, notevolmente più grande del precedente, al punto di riuscire ad ospitare addirittura la lavatrice, e già solo per questo merita rispetto.
Per il resto i colori sono simili al precedente, le piastrelle sono bianche e azzurrine e chissà per quale assurdo motivo.. c'è una greca verde, poi sono arrivata io con i miei accessori arancioni e l'arcobaleno è completo.
Il punto forte di questo bagno è la vasca, posizionata in fondo, sotto la finestra.
Certo aprire e chiudere la finestra mettendo le ginocchia sul bordo della vasca e lanciandosi verso lo spazioso e profondo marmo difronte (cercando di non rompersi la faccia) per afferrare la maniglia, non è il massimo della comodità, ma noi siamo giovani e atletici (sè!).
Ecco, proprio questo bel pezzo di marmo, ha la simpatica abitudine di allagarsi completamente quando ci si fa la doccia, e la causa è una leggerissima inclinazione verso la finestra, evidentemente la struttura è stata costruita prima dell'invenzione della livella, comunque.. dicevamo.. siccome il marmo ha questo vizio di bagnarsi quando ci si lava, e siccome la sua errata inclinazione non permette all'acqua di scorrere via.. in poche parole.. bisogna asciugarlo!
Passiamo quindi alla descrizione della mia doccia: entro nella vasca e tiro la tenda, ruoto il braccio doccia verso la tenda, faccio la doccia, mi metto l'accappatoio e con uno straccio asciugo l'acqua sul marmo, mi vesto e il bagno è uguale a quando sono entrata..
Poi uscendo mi chiedo perchè, dopo che ha fatto la doccia Lui, sembra che in bagno ci sia stato un tifone.. e mi chiedo perchè lascia sempre i vestiti in giro.. e mi chiedo perchè io so sempre dove sono le sue cose che lui non trova mai.. e mi chiedo perchè le tazzine di caffè non vanno mai da sole dalla sua scrivania al lavandino della cucina.. ma proprio mentre mi faccio tutte queste domande lui si avvicina, mi guarda, e mi abbraccia.. maledetto ruffiano!
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