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Espressioni italianissime

Creato il 23 marzo 2011 da Kata
Si vede che marzo è il mese dell'introspezione. Forse è arrivato il momento di tirare le fila di questo cambiamento e delle prime esperienze. Mi piace in modo particolare osservare il mio rapporto con le lingue e riflettere sulla loro importanza nella mia vita. Ho già scritto di alcune espressioni italiane intraducibili, e potrei citare molte altre (ogni lingua ne ha parecchie, se ne rendono conto tutti i traduttori). Questa volta però vorrei raccontarvi di quattro espressioni italiane che non sono necessariamente intraducibili in altre lingue, ma che fanno parte dei discorsi degli italiani tipicamente. Espressioni che mi hanno insegnato qualcosa.
Mettersi in discussione
Ammiro la capacità autocritica e l'autoironia degli italiani. Sarà che mi sono capitate persone autoironiche per caso, ma fatto sta che è stato in Italia che ho imparato a riconoscere ed ammettere le mie debolezze. Mai sentito dire tante volte "sono un cretino" come in Italia! :)
"Mettersi in discussione". Adoro questa espressione! Sinceramente non saprei come dirlo in ungherese... Anche in inglese è difficile tradurla (vedete questa discussione su un forum di traduttori). In ungherese forse potrei dire che "dubita di sé stesso" (kételkedik magában), ma potrebbe essere fuorviante. Chi si mette in discussione non è una persona insicura, anzi, è una persona forte che non ha paura di  mettere in dubbio le proprie convinzioni. E' un segno di grande forza e di carattere. Un'altra espressione italiana che mi piace molto è "avere la verità in mano" che è l'esatto contrario di una persona che si mette in discussione. :)
I punti di riferimento
In ungherese si dice viszonyítási pont, ma si usa solo nella sua accezione scientifica. Io invece ho imparato il suo significato spirituale dagli italiani. La tua famiglia, la tua casa, la tua città, i tuoi amici, sono tutti dei punti di riferimento nella tua vita. Ma può essere un punto di riferimento una persona in una certa situazione o qualsiasi cosa alla quale ci sentiamo attaccati. E' un'espressione che gli italiani usano molto spesso e nel  loro ragionamento i punti di riferimento sono ricorrenti. Anch'io mi trovo spesso a usarla, ma in ungherese suona decisamente strano, se non la uso nella sua accezione matematica o geografica (tipo: "prendi come punto di riferimento il campanile, così non ti perdi").
Consapevolezza
Un'altra parola comunemente usata dagli italiani. In inglese è awareness (consciousness significa più 'coscienza' che è un'altra cosa...). In ungherese la traduzione migliore è forse tudat che deriva dal verbo tudni ovvero 'sapere' (come in italiano).
Serenità
Adoro anche questo termine: serenità. Questo curioso miscuglio tra felicità, tranquillità e pace interiore che gli ungheresi sembrano non conoscere. O per lo meno non hanno una parola per esprimerla. :) In inglese il termine di origine latina serenity esiste, ma non so quanto spesso e in che contesti venga impiegato. Qualche anno fa sono arrivata a un punto nella mia vita in cui non volevo più la felicità, ma volevo la serenità! Sono arrivata a questa consapevolezza, appunto. E' stata come una rivelazione. Ma sarei stata capace di arrivare a questa consapevolezza anche senza la lingua italiana?
Riassumendo, la lingua italiana mi ha aiutata ad arrivare alla consapevolezza che puoi raggiungere la serenità soltanto mettendo in discussione te stesso e i tuoi punti di riferimento. Sembra una contraddizione?

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