Mi chiedi, amico mio, di capire il senso della vita, quand’anco non so leggere neppure la traiettoria del sole, che brilla nel cielo adamantino, di coralli e gemme impreziosito.
Mi implori, amico mio, di leggere dentro gli occhi, quei tuoi pensieri e la favella e il tuo ingegno e la tua pura poesia, con la quale tu stesso navighi a vista nella tua vita; ma neppure so, amico mio, comprendere i fondi del caffè ed interpretarne il fato, della mia vita.
Mi chiedi, amico mio, di aspettare quel tempo prezioso che prima o poi arriverà, che ali hanno tarpato in un buco misterioso che non conosce spazio ma solo avversità.
Mi chiedi, ancora, amico mio, ancora e poi ancora, di essere ferma e parca e muta e di capir da me da sola l’importanza di ciò che s’è fatto e ciò che è.
Ed io ti ascolto, amico mio e ti credo e null’altra prece ho che d’essere viva ancora quel giorno in cui mi verrà data la capacità intera di veder se ciò che ho capito, è ciò che sarà.
Chiara